lunedì 10 aprile 2023

FRANCIS POULENC

Francis Jean Marcel Poulenc nasce a Parigi il 7 gennaio 1899 e muore a Parigi il 30 gennaio 1963.

E’ un compositore e pianista francese.

E’ membro del Gruppo de “I Sei” assieme a Darius Milhaud, Georges Auric, Arthur Honegger, Louis Durey e Germaine Tailleferre.

 

La famiglia Poulenc:

Il padre è l’industriale Emil Poulenc e la madre è la borghese Jenny Royer.
Il padre è uno dei fondatori della “Poulenc Frères”, diventata, poi, la casa farmaceutica “Rhône-Poulenc”.

La famiglia paterna proviene da Espalion, in Alvernia, mentre quella materna da Nogent sur Marne.
Jenny Royer Poulenc, figlia di un orticoltore e di una modesta famiglia di tappezzieri e operai, è una Pianista di talento, interprete dei grandi classici graditi dalla borghesia francese di fine Ottocento (Mozart, Chopin, Schumann, Couperin, Scarlatti ecc.) fino ai grandi operisti francesi e italiani che condivide soprattutto con uno dei suoi fratelli, l’eclettico zio Papoum (così soprannominato da Francis che, da piccolo, non pronuncia esattamente la parola “padrino” (parrain).
Lo zio Papoum è basilare per la vita del piccolo Francis, per il quale è “l’ultimo esponente della borghesia ottocentesca”: infatti, frequenta teatri e cafè, è pittore nello stile di Toulouse-Lautrec ed è uomo di mondo.
Nel futuro seguito, Poulenc racconta che, da bambino, è rapito dal modo in cui la madre esegue Mozart, Chopin, Schubert e Schumann. 


L’infanzia di Francis Poulenc:

Poulenc nasce a Parigi, in Place des Saussaies 2, ed è attratto dalla Musica in età precoce: infatti, all’età di sette anni, essendo avviato allo studio del Pianoforte dalla madre (a partire dal 1904), compone i primi piccoli pezzi, ma comincia ad otto anni a studiare Pianoforte con un’Insegnante professionista, M.lle Boutet de Monvel, una nipote di César Franck.

Un’amica di famiglia propone a Francis di entrare nella “Schola Cantorum” di Vincent d’Indy, cosa rifiutata dalla madre che conosce il rigido accademismo della Scuola di d’Indy.

In quel periodo, gli capita di ascoltare per la prima volta le “Danses sacrée et profane” di Debussy: gli rimangono impresse nella mente per via delle strane sonorità a cui Poulenc non è abituato.
Insiste nell’esecuzione al pianoforte dei pezzi di Debussy, senza riuscirci fino all’età di 14 anni, a differenza di alcuni dei brani del “Winterreise” di Schubert, ascoltati nel 1910, in un negozio di musica.
1914: all’età di 15 anni, entra al Liceo “Condorcet”, da allora sempre stato uno dei più importanti di Parigi.

 

La gioventù di Poulenc:

1914: Genevieve Sinkiewicz, amica della madre di Poulenc, presenta il giovane Francis al Pianista Ricardo Viñes, uno dei più importanti esponenti del Pianismo francese del periodo.
La Sinkiewicz, grande mecenate di Musica ed Arti, nel suo appartamento (in seguito, acquistato da Iannis Xenakis), ogni domenica, tiene Concerti ed Esposizioni.

1914-1917: Poulenc studia privatamente Pianoforte con Viñes, Maestro per cui lo stesso Poulenc dichiarerà: «Questo incontro è stato di fondamentale importanza per me» e il rapporto che si instaura fra i due è di Maestro-Allievo, oltre che di stima e affetto.
Infatti, la sola mezz’ora iniziale di lezione a settimana che viene data a Poulenc, in seguito, diventa di un’ora; poi, diventerà di due ore a settimana, fino a frequentarsi anche oltre l’orario di lezione.
Durante la prima lezione, Poulenc esegue brani di Schumann e di Debussy.
Grazie a Viñes, conosce Erik Satie e Claude Debussy; i suoi allievi Georges Auric e Marcelle Meyer e diverse altre personalità importanti della Musica.

1915: poco dopo il suo arrivo a Parigi, Poulenc perde la madre Jenny e, nel
1917: perde il padre.
Per cui, va ad abitare con la sorella maggiore Jeanne e con il cognato.

1917: Poulenc chiede al suo Maestro una lettera di raccomandazione per contattare Maurice Ravel.
Inoltre, grazie alla sua amica d’infanzia Raymonde Linossier, Poulenc entra nei circoli culturali di Parigi per cui comincia a frequentare gli intellettuali più importanti presso la libreria di Adrienne Monnier (“La Maison des Amis des Livres” ossia “La casa degli amici dei libri”, in Rue de l’Odéon n°7): conosce Aragon, Paul Éluard, André Breton, Apollinaire. Frequenta anche Montparnasse e il locale “La gaya”, che viene fondato nello stesso anno e che diventerà la sede del Gruppo de “I Sei”.

11 dicembre 1917: si tiene la prima esecuzione pubblica della “Rapsodie nègre” per baritono e ensemble strumentale flauto, clarinetto, quartetto d’archi e pianoforte; è la sua prima composizione ed è dedicata a Satie.
All’età di 18 anni, rimasto orfano, tenta di iscriversi al Conservatorio di Parigi, ma non riesce a causa dei gravi lutti familiari successi e per il rifiuto di una certa élite musicale parigina (specialmente, da Paul Vidal), a causa dell’essere visto come un esponente di quei musicisti anticonformisti e “irragionevoli” legati proprio ad Erik Satie e alle avanguardie culturali dell’epoca.

Scoppio della Prima Guerra Mondiale: Poulenc, non può essere arruolato perché è giovane ma, nel gennaio 1918, viene arruolato nel 63º Reggimento di Artiglieria Contraerea presso Vincennes, dove rimane fino al luglio dello stesso anno.
Ottobre 1918: viene inviato vicino Chalons sur Marne, dopodiché svolge un incarico impiegatizio presso il Ministero dell’Aviazione, a Parigi.

1918: avendo continuato a scrivere, grazie all’aiuto dell’amico Igor’ Stravinskij, le sue prime composizioni vengono pubblicate dalla “Chester Editions” di Londra.
Durante la sua permanenza nell’Esercito, scrive diverse opere (poi, perse o distrutte): una “Sonata per violino e pianoforte” (non l’omonima del 1942), una “Sonata per violino, violoncello e pianoforte” e un Preludio per sole percussioni intitolato “Les Jongleurs” (“I giocolieri”).

Ottobre 1921: passa diversi giorni in carcere per aver prolungato – senza permesso – la libera uscita concessa dall’Esercito.

13 settembre 1918: è la data dell’inizio ufficiale della lunga collaborazione fra Cocteau e Poulenc, in quanto amici da tempo.
Qui, Cocteau invia a Poulenc la poesia “Toreador” che sarà musicata per pianoforte e voce.
Poco dopo, si verifica un grande successo dei due, il Ciclo di Chansons “Cocardes” (per canto e ensemble strumentale, con prima esecuzione al “Théâtre des Champs-Élysées”, 1920).

Primavera 1919: scrive, su testi di Apollinaire, “Le Bestiaire”, una delle sue composizioni più conosciute e viene eseguita per la prima volta nel giugno di tale anno, in una serata di beneficenza per la vedova del poeta, recentemente scomparso a causa dell’influenza “Spagnola”.

Il giovane Poulenc, per questi primi anni, svolge un lavoro intenso circa la creazione di Composizioni da Camera, tutti per pianoforte: i “Mouvements perpetuels” (première durante la serata per Apollinaire), le “Trois pastorales” (1918), la “Suite in Do” (1920) e l’ “Impromptus” (1920).
Oltre a ciò, troviamo la “Sonata per due clarinetti” (1918) che riceve elogi da Stravinskij e Bartók.

 

Il Gruppo de “I Sei”:

Non si conosce con precisione la data d’inizio della collaborazione con il Gruppo de “I Sei”, in quanto Poulenc frequenta da tempo i giovani compositori, insieme a molti intellettuali (Jean Cocteau, soprattutto, oltre a Picasso, Modigliani, Paul Claudel, Paul Valéry, …) e musicisti parigini (Marcelle Meyer, Jean Wiener, ecc.).
Con gli altri cinque appartenenti, Poulenc scrive alcuni brani per pianoforte (inseriti nell’ “Album des Six”) e, poi, tre movimenti per il balletto “Les Mariés de la Tour Eiffel” (1921).

Si tratta dell’ultimo lavoro collettivo de “I Sei”, ma non della fine della grande amicizia che lega questi compositori fino alla morte e Poulenc, fin dall’epoca delle lezioni con Viñes, stringe un’intensa amicizia sia con Auric che con Darius Milhaud.
Infatti, dalle lettere a lui indirizzate, si legge che Poulenc, dagli amici, viene spesso chiamato con il soprannome di “Poupoul”.

 

Charles Koechlin: Insegnante di Composizione di Poulenc fino al 1924:

I suoi brani contenuti in “Les Mariés de la Tour Eiffel” non ricevono un’accoglienza molto favorevole, per cui Poulenc inizia ad avere crisi compositive e per cui comincia a studiare attentamente i lavori di Stravinskij (che ha appena scritto “Renard”), dal momento che i suoi lavori orchestrali non sortiscono l’effetto che lui desidera.
E’ da sottolineare che i “movimenti” per il balletto, in quel momento, sono le sue uniche composizioni per Grande Orchestra, oltre ad un “Ouverture” per un dramma di Cocteau.

1921: per la prima volta, si dedica al teatro, scrivendo un atto unico su testo di Raymond Radiguet e Cocteau, intitolato “Le gendarme incompris”, per tre Cantanti e Piccolo Ensemble da Camera.

A partire dal 1921: dopo l’esito del balletto scritto insieme a “I Sei” e non avendo potuto ricevere degli insegnamenti di Paul Vidal e del grande Maurice Ravel, Poulenc inizia lo studio della Composizione con Charles Koechlin, frequentando le lezioni fino al 1924 e raffinando la sua tecnica compositiva, soprattutto studiando le opere di Johann Sebastian Bach.

1922: torna alla Musica da Camera, scrivendo “Quatre Poèmes de Max Jacob” (per baritono e pianoforte), la “Sonata per clarinetto e fagotto”, e la “Sonata per corno, tromba e trombone”.
In tale anno incontra il giovanissimo Henri Sauguet e, insieme a Milhaud, grazie all’intercessione della vedova di Mahler, conosce Alban Berg, Arnold Schönberg e Anton Webern a Vienna.

 

Il successo:

1923: all’età di 20 anni, scompare precocemente Raymond Radiguet, compagno di Cocteau, causando un periodo di grande tristezza per Poulenc e tutti gli amici del Gruppo de “I Sei”.
Poulenc, però, alla fine dello stesso anno, termina la composizione del suo primo balletto, “Les Biches”, commissionato da Sergej Djagilev per i suoi “Balletti Russi”, la cui prima esecuzione a Montecarlo, il 6 gennaio 1924, ottiene un successo immenso.
Lo stesso Poulenc testimonia che «la première di Les Biches è stata, se posso dirlo, un trionfo. Ci sono state otto chiamate alla ribalta, cosa rarissima per Montecarlo.»

La vita di Poulenc continua mietendo successi, che lo incoraggeranno a scrivere il “Concert champêtre per clavicembalo e orchestra” (del 1928, che dedica alla leggendaria Wanda Landowska) e il “Concerto per due pianoforti e orchestra”, eseguito per la prima volta a Venezia, nel 1932 insieme all’amico Jacques Février, accompagnati dall’Orchestra del Teatro “Alla Scala” di Milano.
Per la precisione, questi ultimi concerti vengono commissionati dalla Principessa de Polignac, strettissima amica e protettrice di Poulenc.
Per mezzo suo, conosce Manuel de Falla, con il quale instaurerà un lungo e proficuo scambio musicale e artistico.

Anni ’30: anni di grande successo, per Poulenc che, nel 1933 compone il “Sestetto” e che, nel 1935, comincia ad eseguire lui stesso le proprie composizioni.
1935: conosce Pierre Bernac, il baritono per il quale compone circa 90 canzoni (ad es. “Cinq Poèmes de Paul Éluard”, ecc.) e con il quale esegue concerti in tutto il mondo.


La musica sacra:

Il Santuario della “Madonna Nera” di Rocamadour:

Poulenc riscopre la fede cattolica a seguito della perdita di alcuni amici intimi e, nel 1936, dopo un pellegrinaggio alla “Madonna Nera” di Rocamadour, il risultato, nel suo stile di comporre, cambia molto, in particolare, verso l’elaborazione della Musica Sacra.

Poulenc ama la buona vita e la spensieratezza; il rapporto con la morte è molto complicato.
Il decesso di Raymond Radiguet lo traumatizza al punto da non riuscire a fare nulla per due giorni.
1930: dopo Radiguet, la perdita di Raymonde Linossier, l’unica donna che Poulenc avrebbe voluto sposare, è davvero spaventosa, tremenda.

1936: la morte dell’amico e compositore Pierre-Octave Ferroud, segna per Poulenc il vero avvicinamento alla dimensione mistica del Cristianesimo, per cui si reca in pellegrinaggio al Santuario della “Madonna Nera” di Rocamadour e, al ritorno compone le “Litanies à la Vierge Noire” per coro femminile e orchestra (1936).

1934: è in ballo con la creazione del “Concerto per organo, orchestra e timpani”, commissionato dalla Principessa de Polignac, ma si dedica alla spiritualità buttata in musica, interrompendo il grandioso lavoro già iniziato.

Anni Cinquanta: Poulenc raggiunge la cima del suo pensiero cristiano, creando il “Gloria”, la “Messa in Sol minore” e lo “Stabat Mater” (scritto nel 1951, dopo la perdita del caro amico Christian Bérard, a cui è dedicato).

E’ ritenuto un pianista molto amato: solista, sia in duo con il Violoncellista Pierre Fournier e con il Pianista Jacques Février, o con il già baritono Pierre Bernac.
Con il baritono Bernac, il primo concerto lo tiene il 3 febbraio 1937 presso la “Salle Gaveau” di Parigi e la loro collaborazione dura fino al ritiro dalle scene del baritono, nel 1960.
Come Pianista, si esibisce pubblicamente a partire dal 1933, quando comincia a far conoscere le proprie composizioni per pianoforte, a partire dalle prime 6 “Improvisations per pianoforte”.


La guerra:

Anni Quaranta: Poulenc è molto impegnato componendo, in particolare, lavori vocali: si ricordano “L’Histoire de Babar” (è la storia per bambini dell’elefantino Babar), il ciclo di canzoni “Banalités” su testi di Apollinaire, due mottetti per Coro misto a Cappella (“Salve Regina” e “Exultate Deo”), “Fiançailles pour rire”, “Les Chansons villageoises”, “Métamorphoses”, su testi di Louise de Vilmorin, e “C”, su poesie di Louis Aragon.

Negli anni ’40, la Francia viene invasa dalla Germania Nazista.
Allo scoppio della Seconda Guerra Mondiale, il compositore ha già compiuto i 40 anni, per cui è arruolabile nell’Esercito e per cui viene chiamato sotto le armi per un anno nei pressi di Bordeaux.

In seguito, il Ministero della Cultura Francese richiede Poulenc e Bernac per un progetto di propaganda musicale e lo stesso Poulenc da posizioni neutre, poi prende le parti della Resistenza Francese.
1943: simbolicamente, dedica la sua “Sonata per violino e pianoforte” alla memoria di Federico García Lorca; dopodiché, insieme a molti altri intellettuali come Sacha Guitry e Jean Cocteau, si attiva per la liberazione dell’amico Max Jacob, arrestato dalla Gestapo e morto in un campo di concentramento, nel 1944.

1942: per la prima volta, nella Parigi occupata dalle armate tedesche, viene eseguito il suo secondo balletto “Les animaux modèles” al “Palais Garnier” con Serge Lifar; è importante evidenziare che tale balletto contiene espliciti riferimenti alla musica patriottica francese.
Negli stessi anni, compone anche una Cantata profana, “Figure Humaine” su testi di Paul Éluard (poeta molto attivo nella Resistenza francese): il contenuto anti-bellico è dimostrato molto chiaramente.
Però, tale cantata non viene eseguita fino alla fine della guerra, a causa del suo spirito eccessivamente partigiano.


La fama mondiale:

La sua prima opera lirica “Les mamelles de Tirésias” (del 1947) consegue un successo mite e, in seguito, insieme a Bernac, si reca negli Stati Uniti per un lungo tour dove ha la possibilità di far conoscere la sua musica e dove, il 7 novembre, riceve un’ottima accoglienza dopo un “Recital” presso il “Town Hall” di New York.

1949: inizio della composizione del “Concerto per pianoforte e orchestra” la cui prima esecuzione, nel gennaio 1950, avviene per mezzo della “Boston Symphony Orchestra”.

1953-1956: compone “I dialoghi delle Carmelitane” su commissione dell’Editore italiano Ricordi, da un testo di Georges Bernanos.

1957: dopo un tour in Egitto con il baritono Bernac, presso il Teatro “Alla Scala” di Milano, si tiene la “prima” italiana de “I dialoghi delle Carmelitane”, seguito, a distanza di tre mesi, dalla “prima” francese che ottiene un grandissimo successo anche per via dell’accompagnamento delle grandi emozioni trasmesse dalla “Sonata per flauto e pianoforte”: questa viene eseguita per la prima volta, nello stesso anno, da Jean-Pierre Rampal e dallo stesso Poulenc.
Inoltre, contribuisce a creare successo anche la sua ultima opera lirica, ossia “La voce umana” (1959) su testo di Jean Cocteau.

Bernac si ritira, ma Poulenc continua la sua professione assieme al soprano Denise Duval per la cui vocalità aveva già modellato la parte solistica de “La voce umana” e il ruolo di Blanche ne “I dialoghi delle Carmelitane”.

1961: per l’ultima volta, Poulenc si esibisce negli Stati Uniti e ha occasione di fare eseguire la “prima” del suo “Gloria” alla “Carnegie Hall” di New York.

1962: di tale anno, sono le sue ultime composizioni, fra cui “Sept Répons pour les ténèbres” per coro (commissionatagli da Leonard Bernstein per l’apertura del “Philharmonic Hall” del “Lincoln Center”), la “Sonata per clarinetto e pianoforte”.
E’ dedicata ad Arthur Honegger e scritta per Benny Goodman e Leonard Bernstein che la eseguono, per la prima volta, poco dopo la morte di Poulenc.
L’altra composizione è la “Sonata per oboe e pianoforte” (dedicata a Sergej Prokofiev, idem, eseguita postuma).

26 gennaio 1963: viene tenuto il suo ultimo Concerto, per la precisione, nei Paesi Bassi, a Maastricht, insieme alla Duval.
30 gennaio 1963: quattro giorni dopo tale Concerto, un infarto fatale lo colpisce a casa, in Rue de Médicis n°5, a Parigi, proprio nel periodo in cui, sta progettando un’opera dal titolo “La macchina infernale” con l’amico Jean Cocteau.

Come da sua richiesta, il funerale viene celebrato con grande semplicità, accompagnato dalla sola musica di Bach.

È sepolto nel Cimitero di Père-Lachaise, nella tomba di famiglia.

 

La personalità:

Poulenc dichiara, una volta, che “la sua musica è il suo ritratto”: “disinvolto bon viveur” e il “gentile e devoto Poulenc” come sostiene anche l’amico Benjamin Britten.
Infatti, i contrasti nel suo carattere si riflettono anche nell’apparente dicotomia fra la sua pubblica omosessualità (da lui definita “sessualità parigina”) e la sua profonda fede cattolica.
In tutta la sua vita desidera una sola donna quale compagna: è la sua amica d’infanzia Raymonde Linossier che lo aiuta anche nei suoi primi anni di vita parigina; Raymonde che desidera sposare, ma non riesce a confidarglielo direttamente, per paura di perdere la sua amicizia.
A Raymonde Linossier, Poulenc dedica il suo primo balletto, “Les biches”, la cui partitura inserisce nella bara dell’amica, defunta il 30 gennaio 1930.
Raymonde muore in circostanze mai chiarite e, a causa di questo avvenimento tremendo, Poulenc non riesce a comporre per un anno intero (= il suo rapporto “complesso” con la morte).

In seguito, ha una sola storia d’amore con una donna, chiamata Frédérique, dalla quale, nel 1946, ha una figlia, Marie-Ange.

 

Lo stile:

Tutte le influenze esercitate dalla Belle Époque vengono raccolte in uno stile semplice ed elegante che risente del Dadaismo (scherzoso, umoristico o malinconico) e del Neoclassicismo francese.
La sua musica, non romantica e non impressionista, rappresenta il rovescio del mondo rispetto a Wagner e a Debussy, e ricorda lo stile popolare e vivace del Music-hall e del Cabaret, all’estetica di Satie e di Cocteau.
Poulenc è sempre consapevole di non essere un innovatore, ma non si preoccupa mai di questo particolare perché, in sé stesso, ritrova i tratti di un compositore che può scrivere belle opere senza cambiare il linguaggio.

Il suo stile appartiene al “periodo contemporaneo” e si afferma nel XX secolo.


Contrasti con la musica contemporanea:

Dopoguerra: Poulenc polemizza con i sostenitori della nuova musica creata da Olivier Messiaen e da suoi studenti come Pierre Boulez,
Poulenc difende il suo ruolo all’interno della musica francese e, soprattutto, l’importanza della musica di Stravinskij, avversato dalla “Scuola di Darmstadt” attraverso gli scritti di Theodor Adorno.
Comunque, rispetta le teorie di Messiaen e si costruisce un ruolo fondamentale nel panorama musicale francese, nonostante i primi momenti con molti dubbi e i momenti con depressione.


La musica:

Poulenc possiede vivacità, spirito indipendente creatività che si rivelano in una produzione numerosa e di generi assai diversi, fra cui sono da ricordare in particolare:


Opere liriche:

. Le mammelle di Tiresia (1947) in due atti e un prologo, su libretto di Guillaume Apollinaire
. I dialoghi delle Carmelitane (1957) in tre atti e dodici quadri, dall’omonimo testo di Georges Bernanos
. La voce umana (1959) in atto unico, su libretto di Jean Cocteau


Poulenc e Wanda Landowska, composizioni orchestrali:

. Les biches, balletto (1924);
. Concert champêtre per clavicembalo e orchestra (1928)
. Concerto per due pianoforti e orchestra in Re minore (1932)
. Concerto per organo, orchestra e timpani (1938)
. Stabat Mater per soprano solo, coro misto e orchestra (1951)
. Concerto per pianoforte e orchestra (1949)
. Gloria per soprano solo, coro misto e orchestra (1961)

 

Sinfonietta:
Musica da camera:

. Per duo, trio o ensemble
. Sonata per clarinetto e fagotto (1922 – rev. 1945)
. Sonata per corno, tromba e trombone (1922 – rev. 1945)
. Trio per oboe, fagotto e pianoforte (1926)
. Sestetto per quintetto di fiati e pianoforte (1932 – rev. 1939)
. Suite francese da Claude Gervaise per strumenti a fiato, percussioni e clavicembalo (1935)
. Sonata per violino e pianoforte (1942/43 – rev. 1949)
. Sonata per violoncello e pianoforte (1948)
. Sonata per flauto e pianoforte (1956-1957)
. Elegia per corno e pianoforte (1957)
. Sonata per clarinetto e pianoforte (1962)
. Sonata per oboe e pianoforte (1962)
. Per chitarra
. Sarabande (1960)

 

Per pianoforte:

. Sonata per pianoforte a quattro mani (1918)
. Promenades (10 pièces) (1921)
. Napoli (3 pièces) (1922-1925)
. 3 Novelettes (1927-1959)
. 8 Nocturnes (1929-1938)
. 15 improvisations (1932-1959)
. Villageoises (6 petites pièces enfantines) (1933)
. 2 intermezzi (1934)
. Suite française d’après Claude Gervaise (1935)
. Les soirées de Nazelles (1930-1936)
. Sonata per 2 pianoforti (1952-1953)
. la versione musicale della storia di Babar, l’elefante

Battuto al computer da Lauretta 

 

 

 

Poulenc con la clavicembalista Wanda Landowska:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Francis_Poulenc_and_Wanda_Landowska.jpg

File:Francis Poulenc and Wanda Landowska.jpg

 

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