domenica 8 agosto 2010

PARSIFAL di RICHARD WAGNER

PARSIFAL

Opera in 3 atti su testo-libretto e musica di RICHARD WAGNER

PRIMA rappresentazione: Bayreuth, 26 luglio 1882



ATTO I:

Preludio: http://www.youtube.com/watch?v=cQoKheFupAU- - Nella foresta, presso il Lago di Monsalvato, nella terra del Graal, GURNEMANZ (basso) e i suoi due scudieri si destano e levano le loro preghiere del mattino.

Sono interrotti dall’ingresso di KUNDRY (soprano) che – in preda a selvaggio furore – reca un balsamo per il sofferente AMFORTAS (baritono), mentre quest’ultimo si sta recando – trasportato su una lettiga – al quotidiano bagno nelle acque ristoratrici del lago.

Gurnemanz spiega agli scudieri che Amfortas (figlio di TITUREL), era voluto - una volta – entrare, ornato della Sacra Lancia del Graal, nel giardino incantato del mago KLINGSOR (baritono) e, qui, era stato sedotto da Kundry e ferito dallo stesso Klingsor, il quale si era anche impadronito della Sacra Lancia.
Ora, la ferita potrà essere risanata solo dal tocco di quella lancia (posseduta da Klingsor), ma la sola persona che potrà riconquistarla sarà un “Puro Folle reso sapiente dalla pietà”.

Improvvisamente, la dolorosa narrazione di Gurnemanz è interrotta dall’avvicinarsi di grida e lamenti, e un giovane sconosciuto – PARSIFAL – (tenore) viene trascinato a forza e accusato di avere ucciso un cigno sacro al Graal.
Dalle risposte che egli dà alle domande di Gurnemanz, sembra proprio di trovarsi di fronte a un “Puro Folle”: per questo, Gurnemanz lo conduce al castello e lo fa assistere alla sacra cerimonia dello svelamento del Graal, compiuta dall’esausto Amfortas ma, alla fine di essa, poiché Parsifal dimostra di non avere capito nulla del mistero celebrato, pieno di collera, lo scaccia dalla sacra sala.


ATTO II:

Klingsor richiama a sé Kundry e la istruisce perché seduca Parsifal, l’unico che possa alfine redimere Amfortas e la stessa peccatrice Kundry.
Nel giardino incantato di Klingsor, dove è giunto, Parsifal è tentato dalle Fanciulle-Fiori, ma resiste al loro fascino; sopraggiunge Kundry, che lo chiama per la prima volta per nome ricordandogli la sua fanciullezza e la figura della madre e, poi, lo bacia sulle labbra, tentando di sedurre anche lui così come aveva fatto con Amfortas,divenendo così “sapiente attraverso la pietà”.

Kundry, a sua volta sconfitta, si trasforma da tentatrice in supplice, riconoscendo che la sola sua speranza di redenzione sta ora nelle mani di Parsifal.
Klingsor stesso, sentendosi perduto, impugna la Sacra Lancia e la scaglia contro Parsifal, ma questa si arresta miracolosamente in aria, sopra il suo capo: Parsifal può così impadronirsene e, quando traccia con essa un segno di croce, il giardino con il mago sparisce.


ATTO III:

Sono ormai passati molti anni e Gurnemanz, diventato vecchio, vive in eremitaggio, mentre Kundry – pentita – attinge acqua per lui.

Si avvicina un cavaliere racchiuso da un’armatura nera: è Parsifal, che viene subito riconosciuto da Kundry, ma non da Gurnemanz, che lo rimprovera per essere penetrato armato in una terra sacra nel giorno del Venerdì Santo.
Il cavaliere si inginocchia in preghiera: Gurnemanz, a questo punto, riconosce prima la Sacra Lancia e, poi, Parsifal stesso e, dopo che Kundry ha lavato i piedi del cavaliere asciugandoli con i propri capelli, lo proclama Nuovo Re del Santo Graal e lo unge con i santi unguenti; Parsifal battezza Kundry e, subito dopo, i tre si recano nella sala del Graal, dove stanno per avere luogo le esequie di Titurel.

I cavalieri chiedono ad Amfortas di compiere ancora una volta la cerimonia dello svelamento del Graal, ma questi – ormai sfinito – si lacera la tunica e, palesando la sua immonda ferita – chiede ai cavalieri di ucciderlo.

Entra Parsifal e, solo toccando la piaga con la Sacra Lancia, la risana redimendo il peccatore Amfortas; mentre tutti i cavalieri rendono omaggio al loro nuovo re e salvatore, Parsifal, compiendo lui stesso la cerimonia dell’Eucaristia, leva verso il cielo la Coppa del Graal e, nel momento stesso in cui Kundry serenamente muore, una bianca colomba vola sopra il capo di Parsifal mentre si ode un coro mistico che intona le parole: “Redenzione al Redentore!”.

I MAESTRI CANTORI DI NORIMBERGA di RICHARD WAGNER

I MAESTRI CANTORI DI NORIMBERGA
(DIE MEISTERSINGER VON NÜRNBERG)

Opera in 3 atti di RICHARD WAGNER su libretto-testo dello stesso compositore.
PRIMA rappresentazione: Monaco, 21 giugno 1868.


ATTO I:

Ouverture: http://www.youtube.com/watch?v=96BYvavLwOM – Nella chiesa di Santa Caterina di Norimberga, nel XVI secolo: WALTER DI STOLZING (tenore) cerca di poter incontrare e parlare con EVA (soprano), l’unica figlia dell’orafo VEIT POGNER (basso), che è accompagnata in chiesa dalla nutrice MADDALENA (mezzosoprano): apprende così che Eva è promessa in sposa al vincitore della gara di canto che sarà tenuta il giorno successivo dalla Corporazione dei Maestri Cantori.

L’apprendista DAVID (tenore), innamorato di Maddalena, spiega a Walter i modi del canto esposti dal codice della “Tavolatura”.

Entrano i Maestri Cantori, guidati da POGNER e BECKMESSER (basso-baritono), il pedante scrivano della città che spera egli stesso di vincere la gara e di ottenere la mano di Eva.
Infine, arrivano anche il calzolaio HANS SACHS (basso-baritono) e il fornaio FRITZ KOTNER (basso) al quale tocca di fare l’appello.
Pgner si rivolge ai Maestri e li mette al corrente del contesto della competizione: Walter è presentato alla Corporazione come un aspirante candidato; è invitato a raccontare della sua precedente educazione, poi, a cimentarsi nella prova di canto.

Beckmesser è nominato censore e invitato ad entrare nella speciale tribuna; Kotner espone le regole della “Tavolatura”.
Walter improvvisa un canto sulla primavera e sull’amore, ma ben presto la lavagna di Beckmesser è piena di segni di errore. La prova viene interrotta, mentre si alza un coro di proteste contro Walter che viene dichiarato bocciato senza remissione, nonostante l’intervento di Hans Sachs che ha intuito la bellezza del suo canto.


ATTO II:

È la vigilia della festa di San Giovanni e gli apprendisti sono intenti a chiudere la bottega di Sachs.
Il calzolaio, seduto sotto un albero, riflette sugli eventi accaduti durante la riunione della Corporazione.
Intanto, Eva, di ritorno verso la sua casa (che si trova di fronte alla bottega di Sachs), lo interroga sulla prova. Sachs, vedovo ed egli stesso innamorato di Eva, si rende conto di essere troppo vecchio per la fanciulla.
Dopo le evasive e ironiche risposte fornite da Sachs, la ragazza corre verso casa in lacrime.

Commosso dalla situazione dei due giovani che, intanto, avevano progettato di fuggire, Sachs si propone di aiutarli: prima impedisce la loro fuga aprendo la finestra e lasciando che un raggio di luce attraversi la strada.
Intanto, arriva Beckmesser per fare una serenata ad Eva.
Sachs, allora, continuando il suo lavoro, gli impedisce di cantare: alle proteste di Beckmesser, per i continui colpi di martello, Sachs gli risponde che le sue scarpe non saranno pronte a meno che egli non continui a lavorare.
Sachs propone, quindi, di fare lui da censore – durante la serenata – segnando col martello ogni errore che Beckmesser compie.

Beckmesser inizia la sua serenata, non accorgendosi che alla finestra, al posto di Eva, c’è Maddalena con i vestiti di Eva: la serenata ed il martello di Sachs svegliano il vicinato e gli apprendisti.
Durante il tumulto che segue, Beckmesser viene bastonato, mentre Sachs riesce a bloccare definitivamente il tentativo di fuga di Eva e Walter.
Al suono del corno del guardiano notturno, la scena si vuota e tutto ritorna nel silenzio della notte.


ATTO III:

Parte I. - Sachs, in meditazione, su un grosso volume, non ascolta le scuse di David per la parte da lui avuta nel provocare la rissa.

Rimasto solo, considera la pazzia del mondo e pensa all’amore di Walter ed Eva.

Entra Walter e racconta a Sachs un sogno meraviglioso: quest’ultimo lo trascrive, giudicandolo un canto perfetto cui manca solo l’adattamento alle regole della “Tavolatura” per le quali Sachs stesso offre la sua opera.

Mentre i due escono per vestirsi a festa, entra Beckmesser che vede la canzone di Walter e, credendola di Sachs, se la nasconde frettolosamente in tasca.
Ritorna Sachs che consente a Beckmesser di tenersi il componimento: a lui, infatti, che ormai è vecchio, non serve più concorrere.

Arriva Eva: ella finge che le facciano male le scarpette ma, in realtà, è venuta per vedere Walter.
Mentre Sachs le ripara le scarpe, entra Walter che – al vederla – trova l’ispirazione per comporre anche la parte ancora non perfetta del suo canto.

Vengono chiamati anche David e Maddalena: David è promosso al grado di “compagno” ed il canto di Walter è tenuto a battesimo.

Tutti si recano alla grande festa per il patrono San Giovanni.


Parte II. – Una distesa prateria lungo il fiume Pegnitz.

Gli apprendisti e i membri della corporazione si riuniscono festosamente. Gli apprendisti danzano con le ragazze, ma si fermano quando entrano i Maestri che prendono il loro posto sulla tribuna.
Sachs ringrazia la folla che lo saluta calorosamente.

Inizia il canto: Beckmesser intona la sua canzone, ma è burlato e deriso; allora, accusa Sachs di averla scritta, ma quest’ultimo indica il vero autore, Walter, e lo invita a mostrare come essa debba essere intonata.

Walter, dopo il suo canto, è applaudito e, fra la commozione di tutti, ottiene la mano di Eva.
Ma, quando Pogner vuole investirlo dell’insegna della corporazione, egli rifiuta la corona, memore ancora della precedente bocciatura.
Interviene Sachs che lo convince ad accettare spiegando che LO SCOPO DEI MAESTRI CANTORI È quello DI SERBARE L’ARTE DEL CANTO POPOLARE TEDESCO.
Eva, allora, depone sul capo di Sachs la corona che, precedentemente, aveva posto sul capo di Walter, tra l’acclamazione di tutto il popolo http://www.youtube.com/watch?v=D_hHK7dMjzI .

LOHENGRIN di RICHARD WAGNER

LOHENGRIN di RICHARD WAGNER
È un’opera romantica in 3 atti su libretto e musica dello stesso compositore


NOTIZIE:

Dopo la composizione di “TANNHAUSER”, Wagner ha difficoltà a trovare un nuovo soggetto e, mentre legge delle poesie tedeche medievali, la sua attenzione viene attirata dal figlio di Parsifal, LOHENGRIN, il cavaliere del cigno, il difensore dei perseguitati.
Wagner riesce a dare a questo soggetto un carattere mitologico universale, mentre – come artista – nel suo tempo, lo stesso Wagner si sente isolato e Lohengrin È l’immagine della sua posizione solitaria: infatti, come Lohengrin, desidera appassionatamente affetto e comprensione umani = gli uomini, però, non capiranno né lui, né Lohengrin.

Wagner scrive la musica per “LOHENGRIN” fra il 1846 e il 1848: l’opera viene subito accettata dall’ “OPERA” di Dresda ma, dal momento che il musicista partecipa ai moti insurrezionali politici del 1848, è costretto a lasciare la Germania e la prima rappresentazione deve essere rimandata.
Per intercessione di FRANZ LISTZ, il 28 agosto 1850, LA “PRIMA” AVVIENE SOTTO LA DIREZIONE DELLO STESSO LISTZ.

Come “TANNHAUSER”, “LOHENGRIN” segna un progresso nella sua estensione intellettuale e contiene brani compiuti (“Il sogno di Elsa”, “La storia del Graal di Lohengrin” e un certo numero di movimenti corali e orchestrali, indispensabili dell’opera): a differenza di “TRISTANO E ISOTTA”, qui il coro ha una parte decisiva.
Gli strumenti a fiato hanno compiti importanti, mentre si distinguono molto gli archi e particolari gruppi strumentali per la descrizione di caratteri o di situazioni come, ad esempio: Lohengrin, il cavaliere del Graal, è accompagnato da intonazioni alte, celestiali, spirituali dei violini; Elsa appartiene quasi esclusivamente agli strumenti a fiato e Ortruda (figura demoniaca e pagana) è messa in risalto dal tremolìo degli archi e dal clarinetto basso.


STEPHEN WILLIAMS così scrisse: < Il colore dominante – in “LOHENGRIN” – è “il bianco”, uno splendore immenso, accecante, che sembra scendere da un altro mondo.
Questa sensazione è concentrata nel preludio, che sarebbe bastato da solo a fare di Wagner un genio >.

http://www.youtube.com/watch?v=pAPNQTFUrb0 (preludio all’atto i diretto da ARTURO TOSCANINI)

(Incisioni più note: PAUL KLECKI, Philarmonia Orchestra – Col.*; EUGEN JOCHUM - Orchestra della Radio Olandese – DGR; PAUL VAN KEMPEN- Orchestra della Radio Olandese – Philips; ARTURO TOSCANINI, N.B.C. Symphony Orchestra – RCA; JASCHA HORENSTEIN, Orchestra Sinfonica di Bamberg – VOX)



Epoca: Prima metà del X secolo

Luogo: Anversa


ATTO I

Scena: Sulle rive della Schelda, nei pressi di Anversa. – Re ENRICO (basso) chiama a raccolta i nobili di Brabante. Gli Ungheresi minacciano la guerra e il Paese è in preda all’agitazione. Il Conte FEDERICO di TELRAMONDO (baritono) narra che il defunto Duca di Brabante gli affidò la protezione dei suoi due figli, ELSA e GOFFREDO.
Un giorno, ELSA (soprano), andata a passeggiare in una foresta col fratello, tornò sola. Telramondo l’accusa di averlo ucciso e rivendica in eredità il Ducato. Ha rinunciato al diritto di avere la mano di Elsa, sposandosi invece con una giovane discendente da un’antica famiglia principesca, ORTRUDA (contralto).
Il re esorta Elsa a difendersi ed ella gli racconta un sogno. Sola e indifesa, dice, implorò l’aiuto di Dio. Le apparve, allora, un cavaliere dall’armatura smagliante, il quale giurò che avrebbe combattuto in sua difesa:

Sola ne’ miei prim’anni
in preda a rio dolor
del cor gli orrendi affanni
celar dovetti ognor.
Talor dal mesto core
un gemito fuggì,
che messo di dolore
al Creator salì.
Ma tregua al lungo pianto
successe il sonno un dì,
e nel soave incanto
d’un sogno mi rapì.

(Incisioni più note: ROSETTA PAMPANINI, PIA TASSINARI – Cetra; VICTORIA DE LOS ANGELES – VDP)

http://www.youtube.com/watch?v=NMkN1bWwkmY (“IL SOGNO DI ELSA” è cantato dal soprano RENATA TEBALDI)

Telramondo rifiuta di ritrattare l’accusa e chiede al re che la questione venga decisa davanti a Dio in un duello che egli sosterrà con chiunque sia disposto a difendere l’onore di Elsa.
L’ARALDO (baritono) chiede ripetutamente ai cavalieri presenti se vi è qualcuno disposto a combattere per Elsa: “Si faccia avanti colui che combatterà nel nome di Dio per Elsa di Brabante!”. Ma Telramondo è temuto e nessuno osa presentarsi. Disperata, Elsa invoca Dio perché le mandi il cavaliere dei suoi sogni.
Dalla folla si leva un mormorìo. Una piccola barca, trascinata da un cigno candido come la neve, appare sul fiume con un cavaliere a prua, risplendente in un’armatura d’argento. La barca giunge a riva e, il cavaliere, LOHENGRIN (tenore) si accomiata dal cigno:

Mercè, mercè, cigno gentil!
Valica ancora l’ampio oceàn …
Ritorna, vanne nel santo asil,
in cui non penetra lo sguardo uman!
Compito il patto hai con onor.
Addio, addio, cigno canor!

(Incisioni più note: FRANZ VOELKER – DGR; AURELIANO PERTILE, MIGUEL FLETA – VDP)


Il cavaliere avanza verso il gruppo che osserva la scena attonito e dichiara che Elsa è innocente e che l’accusa di Telramondo è falsa. Chiede a Elsa se vuole accettare la sua protezione e se vorrà diventare sua moglie qualora egli vinca. Elsa risponde gettandosi fra le sue braccia e ringraziandolo per essere venuto in suo aiuto. Il cavaliere esige la promessa che ella non chieda mai chi sia e da dove sia venuto. Se ella non la manterrà, egli sarà costretto ad abbandonarla per sempre.
L’araldo predispone il combattimento e il re innalza la preghiera:

O re del ciel, nostro Signor,
guida l’acciar ai due campion,
il giusto sol sia vincitor,
trionfi il vero nella tenzon.
Nel giusto sia d’eroe l’ardor,
al reo, deh, togli e forza e cor!
L’ora è fatal: ci assisti, o ciel
Squarcia d’inganno il triste vel!

(Incisioni più note: OTTO VON ROHR – DGR)


Nel combattimento, il cavaliere trionfa su Telramondo, senza però ucciderlo. Mentre Elsa e il cavaliere vengono portati in trionfo, Telramondo cade ai piedi di sua moglie, sconfitto e disonorato.


ATTO II

Scena: Cortile del castello reale ad Anversa. - È notte. Nelle tenebre, sui gradini della cattedrale, sono seduti Telramondo e Ortruda. Dal castello in festa si odono le trombe della guardia. Telramondo vorrebbe andarsene, ma sua moglie si oppone. Esasperato, egli la rimprovera d’essere stata la causa della sua disfatta. Fu lei a indurlo ad accusare Elsa dell’uccisione di suo fratello e, ora, il verdetto di Dio l’ha smascherata. Ma Ortruda si beffa di lui, pensando che egli sia stato vinto a causa della sua vigliaccheria. Ella ha un progetto: ingannerà Elsa inducendola a rompere la sua promessa al cavaliere sconosciuto. Se egli rivelerà la sua identità, perderà il suo potere.
Elsa esce sul balcone. Ringrazia Iddio per averle mandato un difensore e inneggia alla propria felicità. Ortruda allontana Telramondo e ostenta dolore con lamenti ad alta voce. Commossa, Elsa si affretta a consolarla. Ortruda finge di essere preoccupata per Elsa esprimendo la convinzione che il cavaliere sconosciuto sia uno stregone. Elsa prova pietà per l’infelicità della donna e la porta con sé, al castello.
L’indomani mattina, l’araldo proclama che Telramondo è stato condannato all’esilio e che al cavaliere sconosciuto spetta il feudo di Brabante e, quindi, Elsa in moglie. Il cavaliere non sarà chiamato “DUCA” ma “PROTETTORE” di Brabante.
Il corteo di dame di corte, in abiti variopinti, entra in chiesa mentre Elsa esce dal castello. Sta per salire i gradini della cattedrale quando Ortruda le si para davanti. Protesta che ella e suo marito sono stati ingiustamente disonorati e accusa lo sconosciuto cavaliere di stregoneria.
Giungono il Re e il cavaliere. Questi calma Ortruda. Ma, mentre egli sta per entrare in chiesa con la sposa, appare il Conte Telramondo che lo accusa di magìa nera e chiede che egli riveli il suo nome. Il cavaliere lo respinge e dichiara di dover render conto di ciò soltanto a Elsa. Elsa afferma che l’amor suo vince ogni dubbio e, accompagnata dalle note dell’organo, entra in chiesa al braccio del suo cavaliere.


ATTO III

Scena 1: La stanza nuziale nel castello. - http://www.youtube.com/watch?v=InPRlxxOpOc (il preludio all’atto III è diretto da ARTURO TOSCANINI)

Mentre echeggiano le ultime note del coro nuziale, http://www.youtube.com/watch?v=8J7Jhx93s9w

il re e i cortigiani accompagnano i giovani alla loro stanza. Ma la felicità di Elsa non è completa: il dubbio insinuato da Ortruda la turba ed ella finisce per implorare il cavaliere di svelarle il suo nome. Ella vuol conoscerlo, anche a costo di morire.
In quel momento, Telramondo irrompe nella stanza con quattro uomini. Elsa porge la spada al marito che, con un sol colpo, uccide Telramondo. Gli amici del conte cadono in ginocchio davanti al cavaliere, il quale ordina loro di trasportare il cadavere davanti al sovrano. Rimprovera a Elsa di non aver saputo mantenere la promessa e dice che risponderà alla sua domanda quando sarà davanti al re.

Scena 2: Sulle rive della Schelda, come nel primo atto. – Il re ha convocato la corte. Davanti a lui è stata posta la bara contenente il corpo di Telramondo.
Elsa appare pallida e disfatta. Quando giunge il cavaliere, tutti l’acclamano, ma si addolorano tosto quando egli dichiara che non può più essere il loro protettore. Dopo aver narrato dell’assalto di Telramondo, dice che Elsa è venuta meno alla parola data e che ora egli rivelerà chi è e da dove è venuto.
In un lontano Paese, dice, vi è il castello di Monsalvato, ove è custodito, raccolto in un calice, il sangue di Cristo portato lassù da una schiera di Angeli. Questo calice si chiama “GRAAL” ed è sorvegliato da un gruppo di cavalieri che hanno il compito di proteggere chi abbisogna di aiuto. A nessuno deve essere palesato chi essi siano, pena la perdita del loro potere divino. Ogni anno, una colomba rinnova il potere del calice, PARSIFAL, suo padre, È IL RE DEL CASTELLO ed egli si chiama LOHENGRIN:

Da voi lontan, in sconosciuta terra,
havvi un castel che ha nome Monsalvato;
là un sacro tempio una foresta serra,
di gemme senza pari e d’oro ornato;
ivi una coppa, che del cielo è dono
guardata è qual reliquia del Signor;
a lor che di virtù campioni sono,
un angiol la portò sull’ali d’or.

(Incisioni più note: AURELIANO PERTILE, MIGUEL FLETA, MARIO DEL MONACO- VDP)

http://www.youtube.com/watch?v=tB9TjEjiszM (“DA VOI LONTAN IN SCONOSCIUTA TERRA” è cantata dal tenore SANDOR KONYA)

Riappare, sul fiume, la barca trascinata dal cigno. Lohengrin, affranto dal dolore, si accomiata da Elsa che – a malapena – si regge in piedi. Lohengrin le confida che, se avesse saputo mantenere il segreto per un anno, suo fratello Goffredo sarebbe tornato. Ma aggiunge che, se nonostante tutto, questi dovesse tornare, ella gli dovrà dare la spada, il corno e l’anello di Lohengrin.
Mentre Lohengrin si avvia verso la sponda del fiume, Ortruda avanza di scatto gridando trionfante che il CIGNO è il FRATELLO di Elsa che ella ha stregato.
Lohengrin si inginocchia pregando sommessamente: ed ecco che una colomba bianca vola sopra la barca. Lohengrin si rialza e scioglie la catena che lega il cigno,

http://www.youtube.com/watch?v=xYBFDu3iQsI (L’ ADDIO DI LOHENGRIN AL SUO “CIGNO FEDEL” è eseguito dal tenore AURELIANO PERTILE, “IL TENORE DI TOSCANINI”)

il quale scompare nei flutti mentre un giovanotto vestito d’argento balza sulla sponda del fiume. È il fratello di Elsa. Ortruda lo vede e cade svenuta.
Lohengrin sale sulla barca che, lentamente, si allontana trascinata dalla colomba bianca. Elsa urla invocando Lohengrin e, con le mani strette sul cuore, cade morta al suolo.
(Edizione Ricordi)

Incisioni dell’opera completa: ELEANOR STEBER (S), WOLFGANG WINDGASSEN (T), JOSEF GREINDL (Bs), Dir.: JOSEPH KEILBERTH, Coro e Orchestra di Bayreuth – Decca; ANNELIESE KUPPER (S), LORENZ FEHENBERGER (T), OTTO VON ROHR (Bs), Dir.: E. JOCHUM, Coro e Orchestra della Radio Bavarese – DGR; M. CUNITZ (S), R. SCHOCK (T), G. FRICK (Bs), Dir.: WILHELM SCHUECHTER, Coro e Orchestra della Radio di Amburgo – VDP

TANNHÄUSER

TANNHÄUSER E LA TENZONE DEI CANTORI SULLA WARTBURG, opera in 3 atti di RICHARD WAGNER su testo dello stesso compositore.

PRIMA RAPPRESENTAZIONE: Dresda, 19 ottobre 1845 sotto la direzione d’orchestra di WAGNER.



Epoca: XIII secolo.
Luogo: Eisenach e dintorni.


ATTO I:

( Ouverture: http://www.youtube.com/watch?v=3WvYm8yPOw8 ). - Nel regno di Venere, il Venusberg, TANNHÄUSER (tenore), sazio dei piaceri che gli sono stati offerti da VENERE (mezzosoprano), verso cui pur nutre un’amorosa riconoscenza, desidera ritornare a vivere nel mondo degli uomini e a nulla valgono i disperati tentativi di lei per trattenerlo: egli invoca la Vergine e, subito, tutto il mondo di Venere scompare.

Tannhäuser è, ora, nella valle della Wartburg e ascolta un pastorello cantare, proprio mentre un gruppo di pellegrini, in viaggio verso Roma, intona un coro di pentimento e di espiazione (Rivedo alfin … : http://www.youtube.com/watch?v=DMXyztHK3RU ).

Giunge il langravio di Turingia ERMANNO (basso) con la corte dei cantori, fra cui c’è WOLFRAM di ESCHENBACH (baritono), amico di Tannhäuser.
Egli è bene accolto e invitato a restare alla corte dopo la lunga e improvvisa lontananza ma, in un primo tempo, rifiuta riluttante: solo quando apprende che ELISABETTA (soprano), nipote del langravio, è chiusa in una profondissima malinconia dal giorno della sua partenza, Tannhäuser accetta l’invito.

L’atto si chiude con un concertato a cui si unisce il coro.


ATTO II:

In una sala del castello, Elisabetta e Tannhäuser si incontrano prima che abbia inizio la nuova gara fra i poeti trovadorici (Salve d’Amor recinto eletto: ): il langravio presiederà la riunione nella quale, per la prima volta, dalla partenza di Tannhäuser, Elisabetta sarà regina ( http://www.youtube.com/watch?v=dytT5OnXU0A ).
Il langravio annunzia il tema della gara: in un canto, i poeti dovranno esprimere l’essenza dell’amore. Il vincitore potrà chiedere qualsiasi premio, con la certezza ch’esso gli sarà dato.

Wolfram inizia la gara: L’AMORE, egli canta, è una fonte pura a cui bisogna avvicinarsi con animo casto.

Tannhäuser, invece, innalza un inno all’amore sensuale.
Redarguito dal cavaliere BITEROLF (basso), Tannhäuser elogia la dea Venere e le delizie del suo regno.
I cavalieri, mentre le dame fuggono inorridite, si lanciano contro Tannhäuser, ma Elisabetta lo difende facendogli scudo con il suo corpo.
Il langravio impone al temerario di recarsi a Roma al seguito dei pellegrini a implorare il perdono del Papa.
Solo allora Tannhäuser potrà essere riammesso al castello.


ATTO III:

Elisabetta, inginocchiata dinanzi all’immagine della Vergine , prega ardentemente: la fanciulla, infatti, non scorge Tannhäuser nella schiera di pellegrini che sono tornati da Roma.
Si dice pronta a morire purché il suo amato sia salvo.

Mentre si allontana dal castello, Wolfram le chiede di accompagnarla, ma Elisabetta lo ferma con un gesto di diniego.
Il cavaliere comprende che la fanciulla si avvia a morte e, quando ella è sparita, prende la sua cetra e canta alla stella della sera, chiedendole di andare incontro a Elisabetta nel suo cammino verso il Paradiso (O tu, bell’astro incantator, …: http://www.youtube.com/watch?v=9PWBpvL9k9U ).

Intanto, lacero e consunto, giunge Tannhäuser: il Papa gli ha negato il perdono.
Disperato, Tannhäuser invoca Venere, ormai prossimo all’eterna dannazione.
La dea appare, in un vapore di luce rossa.
Wolfram, allora, pronuncia il nome di Elisabetta e Venere scompare, mentre si odono i rintocchi di una campana a morte.
Passa un corteo funebre: nella bara aperta giace Elisabetta e Tannhäuser si getta pentito sul corpo esanime del suo angelo.

Implorando il perdono divino, il poeta spira dolcemente.

I pellegrini, innalzando un coro in gloria di Dio, annunziano la redenzione del peccatore.

IL VASCELLO FANTASMA di RICHARD WAGNER

IL VASCELLO FANTASMA
(ossia, L’OLANDESE VOLANTE = DER FLIEGENDE HOLLÄNDER)

Opera in tre atti su testo e musica di RICHARD WAGNER, è basata su una vecchia leggenda narrata nel capitolo VII delle “MEMORIE DEL SIGNOR VON SCHNABELEWOPSKI” di HEINE (1831).
PRIMA RAPPRESENTAZIONE ASSOLUTA: Dresda, 2 gennaio 1843.


ATTO I:

(Ouverture: http://www.youtube.com/watch?v=GSKwpobt9kw )

L’OLANDESE (baritono), pirata, è stato condannato per la sua empietà ad errare sui mari finché l’amore di una donna non lo redima.
Il tentativo di sfuggire alla maledizione si rinnova ogni sette anni.
In una di queste fatidiche scadenze, la nave maledetta è ricacciata da una tempesta in un porto norvegese e attracca al fianco della nave di DALAND (basso) che, favorevolmente impressionato dalle sue favolose ricchezze, offre ospitalità all’Olandese.


ATTO II.

SENTA (soprano), figlia di Daland, canta, circondata da un coro di filatrici, la ballata dell’Olandese Volante: http://www.youtube.com/watch?v=h9JDZWh7vig .
Il suo innamorato, ERIK (tenore), cerca di richiamarla a sé, non riuscendovi.
Quando arriva l’Olandese, Senta rimane sconvolta dalla sua dichiarazione d’amore.


ATTO III:

L’Olandese assiste, non visto, ad un dialogo fra Senta ed Erik e, poiché la giovane respinge l’innamorato, teme che essa – un giorno – possa essere infedele anche a lui.
Decide, allora, di rinunciare a Senta e si allontana sulla sua nave, ma la fanciulla – decisa a seguirlo ad ogni costo – si precipita in mare dall’alto di uno scoglio.
Le anime dei due affiorano dalle onde e ascendono al cielo e l’Olandese è – infine - redento, nella morte, dall’Amore di Senta.

RIENZI di RICHARD WAGNER

“RIENZI, L’ULTIMO DEI TRIBUNI” di RICHARD WAGNER

(Rienzi, der letzte der Tribunen)



Opera in CINQUE ATTI su TESTO e MUSICA di RICHARD WAGNER tratto dal dramma di MARY RUSSEL MITFORD (1828) e dal romanzo di BULWER LYTTON (1835).

PRIMA RAPPRESENTAZIONE: DRESDA, “HOFOPER”, 20 ottobre 1842, con SCHRÖDER-DEVRIENT, WÜST, TISCHATSCHEK, DETTMER, WÄCHTER.

L’opera ha avuto scarsa fortuna e poche riprese nel 1900; è la storia del conflitto fra gli ORSINI e i COLONNA nella Roma del TRECENTO ed ha un finale spettacolare con il Campidoglio in fiamme e la tragica morte di RIENZI, di sua sorella IRENE e del suo innamorato ADRIANO.

Famose sono l’OUVERTURE (prima parte: http://www.youtube.com/watch?v=u_GtavbOoLg e seconda parte: http://www.youtube.com/watch?v=ldYSCVPBoUw e la PREGHIERA DI RIENZI dal V ATTO.


N.B.: - RIENZI = COLA DI RIENZO ossia NICOLA FIGLIO DI LORENZO.