venerdì 29 luglio 2022

PIERRE LOUIS JOSEPH BOULEZ


Pierre Louis Joseph Boulez nasce a Montbrison il 26 marzo 1925 e muore a Baden-Baden il 5 gennaio 2016.
E’ un grande direttore d’orchestra, saggista e compositore francese di musica contemporanea e uno dei primi ad usare la Musica Elettronica.

Inizia gli studi di Matematica a Lione, ma li abbandona per iniziare quelli musicali presso il Conservatorio di Parigi sotto la direzione di Olivier Messiaen e Andrée Vaurabourg (moglie del musicista Arthur Honegger).

Apprende e approfondisce la tecnica dodecafonica sotto la guida del dodecafonico René Leibowitz e scrive musica atonale secondo lo stile seriale post-weberniano.

In un primo momento, Boulez sostiene Leibowitz, ma il loro rapporto si incrina a seguito di un litigio e Boulez diffonde le opere di Messiaen.

Compone i suoi primi lavori in questo periodo (fine anni ’40): le cantate “Le Visage nuptial” e “Le Soleil des eaux” per voce femminile e orchestra (riviste numerose volte) e la Seconda Sonata per pianoforte.

Indirizzato verso una maggiore sperimentazione, diventa prestissimo una guida nell’ambiente artistico del Dopoguerra.
A quel tempo, molti compositori sono del suo stesso pensiero e frequentano i corsi “Internationale Ferienkurse für Neue Musik” tenuti a Darmstadt, in Germania.
La “Scuola di Darmstadt” è impegnata a creare un nuovo linguaggio che possa rimediare i fervori nazionalistici del tempo: internazionale, cosmopolita, da non essere strumentalizzato a scopi propagandistici come fatto dal regime nazista, ad esempio, con la musica di Wagner.
Fra parentesi, Boulez è anche in contatto con molti giovani compositori, che si imporranno nel panorama artistico, come John Cage.   

1976-1995: Boulez ha la cattedra di “Invention, technique et langage en musique” al Collège de France.   

Come direttore d’orchestra contribuisce a far conoscere alcuni degli autori più importanti del Novecento: Bela Bartok, Claude Débussy, Igor Stravinsky, Gustav Mahler, Arnold Schönberg, Anton Webern, Edgard Varèse, Zappa, Honegger, …

A proposito di Arthur Honegger che Boulez ha contribuito a fare conoscere, anni fa – durante una specie di concorso presso il mio ex datore di lavoro – ho scritto riguardo alla celeberrima composizione “Pacific 231”.
La prima volta, è stata diretta dal grande Kussevitzski, nel 1924 (mi sembra) ed esprime – attraverso la musica – il grande sforzo della locomotiva.
https://youtu.be/rKRCJhLU7rs 

1971-1977: è Direttore Artistico della “New York Philharmonic Orchestra” e dal 1971 al 1975 è “Direttore Principale della BBC Symphony Orchestra”.

1976: fonda a Parigi, su richiesta dell’allora presidente Georges Pompidou, un’istituzione per la ricerca sulla musica che prenderà il nome di IRCAM.

1979: vince il Premio “Ernst von Siemens”.
2002: riceve il “Glenn Gould Prize” per il suo contributo musicale.
2009: vince il Premio “Kyōto” per le Arti e la Filosofia.
2010: debutta come Direttore per il “Metropolitan Opera House” dirigendone l’orchestra alla “Carnegie Hall” di New York.
2012: vince il “Leone d’oro alla carriera” per il settore “Musica” della “Biennale” di Venezia.
È nella lista dei premiati con il “Grammy Award alla carriera 2015”.

Dagli anni sessanta vive a Baden-Baden.

Autore di opere vocali e strumentali, Boulez segue la via intrapresa da Edgard Varèse e Pierre Schaeffer, oltre ad essere pioniere nell’esplorazione della musica elettronica. 

DVD & BLU-RAY di:

Debussy, Pelléas et Mélisande – Boulez/Archer/Hagley/Maxwell, regia Peter Stein, 1992 Deutsche Grammophon
Wagner, Anello del Nibelungo – Boulez/McIntyre/Egel/Schwarz, regia Patrice Chéreau 1980 Deutsche Grammophon – Grammy Award for Best Opera Recording 1983
Wagner, Crepuscolo degli dei – Boulez/Jung/Jones/Mazura/Becht, regia Patrice Chéreau, 1980 Deutsche Grammophon
Wagner, Oro del Reno – Boulez/McIntyre/Egel/Schwarz, regia Patrice Chéreau, 1980 Deutsche Grammophon
Wagner, Sigfrido – Boulez/Jung/Zednik/Jones/Becht, regia Patrice Chéreau, 1980 Deutsche Grammophon 

Onorificenze:

. Onorificenze francesi:
Commendatore Ordre des arts et des lettres – nastrino per uniforme ordinaria Commendatore Ordre des arts et des lettres

. Onorificenze straniere:
Medaglia per le scienze e per le arti (Austria) – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia per le scienze e per le arti (Austria)
— 1983
Croce al merito con placca dell’Ordine al merito di Germania – nastrino per uniforme ordinaria Croce al merito con placca dell’Ordine al merito di Germania
— 1990
Cavaliere dell’Ordine Pour le Mérite (Germania) – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine Pour le Mérite (Germania)
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giacomo della Spada (Portogallo) – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine di San Giacomo della Spada (Portogallo)
— 26 gennaio 2001
Premio Kyōto per le arti e la filosofia – nastrino per uniforme ordinaria Premio Kyōto per le arti e la filosofia
— 2009 

Inoltre:

Premio Premio Imperiale 1989
Premio Wolf per le arti 2000 


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Pierre Louis Joseph Boulez

mercoledì 27 luglio 2022

ARTURO BENEDETTI MICHELANGELI

 27 anni fa moriva il pianista Arturo Benedetti Michelangeli (Brescia, 5 gennaio 1920 – Lugano, 12 giugno 1995).

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Arturo Benedetti Michelangeli nasce a Brescia il 5 gennaio 1920 da genitori provenienti dal l'Umbria, appassionati di Musica, per cui Arturo inizia a suonare il pianoforte all'età di tre anni, dopodiché - all'età di quattro anni - entra al Civico Istituto Musicale Venturi, proseguendo al Conservatorio Musicale di Milano ad undici anni e diplomandosi tre anni dopo presso il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli.

È considerato un grandissimo pianista al livello di Arthur Rubinstein, Svjatoslav Richter e Vladimir Horovitz.

A diciotto anni, la sua carriera internazionale inizia a Bruxelles mentre, nel 1939, vince il Concorso Internazionale di Ginevra dove la commissione è presieduta dal polacco Jan Paderwski (pianista e operista) e dove Alfred Cortot riconosce che "È nato il nuovo Liszt".

Infatti, la sua arte sarà riconosciuta perfetta e verrà eseguita con "unicità" ed eccezionale attraverso le esecuzioni di Bach, Scarlatti, Mozart, Chopin, Beethoven, Schumann, Brahms, Greg, Rachmaninov, ...

Ottiene la cattedra di pianoforte al Liceo Musicale di Bologna, due anni dopo si trasferisce a quello di Venezia, cinque anni dopo va al Conservatorio Claudio Monteverdi di Bolzano per nove anni.

L'anno seguente, con due amici, fonda la BDM che, purtroppo, fallisce e per cui - fra i beni sequestrati a Benedetti Michelangeli - sono inclusi anche due pianoforti a coda (strumenti di lavoro).

L'ufficiale giudiziario notifica la cosa pubblicamente al Teatro Novelli di Rimini per cui Benedetti Michelangeli - offeso - decide di non suonare più in Italia.

Il Presidente del Consiglio Aldo Moro e il Presidente della Repubblica Sandro Pertini intermediano in favore del pianista che si autoesilia in Svizzera ma mantiene domicilio e cittadinanza italiani e trascorre le vacanze in Val di Rabbi, in Trentino.

Per la precisione, si esibisce in Italia, nel 1980, solo una volta.

Protagonista di indimenticabili concerti al Teatro Alla Scala di Milano, al Teatro La Fenice di Venezia, al Maggio Musicale Fiorentino, al Teatro San Carlo di Napoli e all'Accademia di Santa Cecilia di Roma, chiude la sua presenza in pubblico durante il concerto del 7 maggio 1993 ad Amburgo.

Da tempo, è affetto da disfunzione cardiaca che gli provoca il decesso il 12 giugno 1995 nell'ospedale Cantonale di Lugano, ma riposa nel Cimitero di Pura, sempre in Svizzera. 


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https://it.wikipedia.org/wiki/File:Arturo_Benedetti_Michelangeli_1960cr.jpg  



 







LUDWIG VAN BEETHOVEN (PARTE QUINTA)

QUINTA PARTE 



La fama europea e i ritratti:


Descrizione del viso di Beethoven del dottor Wilhelm Mueller, 1820:

«Nella sua apparenza esteriore tutto è possente, rude, in molti aspetti, come la struttura ossea del viso, della fronte alta e spaziosa, del naso corto e diritto, con i suoi capelli arruffati e raggruppati in grosse ciocche. Ma la bocca è graziosa e i suoi begli occhi parlanti riflettono in ogni istante i suoi pensieri e le sue impressioni che mutano rapidamente, ora graziose, amoroso–selvagge, ora minacciose, furenti, terribili.»


Karl August Varnhagen von Ense, 1811:

«Trovai nell'uomo, che aveva la cattiva fama di essere persona selvatica e poco socievole, l'artista più splendido, un animo d'oro, uno spirito grandioso e una piacevolezza bonaria. Se non avessi saputo, grazie a prove irrefutabili, che Beethoven è il compositore tedesco più grande, profondo e ricco, a me, completamente digiuno di cose musicali, ciò sarebbe apparso in modo incontrovertibile al vedere la sua persona!»


Vari pittori lo immortalano: Joseph Willibrord Maehler, Johann Cristoph Heckel, August von Kloeber (di Berlino) gli dà l'aspetto eroico-demoniaco con i capelli spettinati (sono piaciuti a Beethoven, che dichiara di non amare essere ritratto "in ordine come se dovesse presentarsi a corte").

1819-1820: Ferdinand Schimon (ungherese, ha già ritratto Ludwig Spohr e Weber), dipinge l'effigie di Beethoven con la fronte ampia, il volto pieno e il mento a conchiglia, migliora la forma del naso e lo sguardo orientato verso spazi lontani e indeterminati. 


Joseph Karl Stieler (il pittore di re e principesse) fa posare Beethoven per lunghe ore (e  per vari giorni), immobile: tale ritratto (terminato nell'aprile del 1820), lo rappresenta con la "Missa Solemnis".  


1823: Ferdinand Georg Waldmüller esegue uno degli ultimi ritratti ma, perso l'originale, ne rimane una copia.



1818–1827: l'ultimo Beethoven 

L'addio al pianoforte, la religiosità e la messa in re:

Citazione religiosa di Christian Sturm copiata da Beethoven nei Quaderni di conversazione, 1818:

. Pagina manoscritta della sonata per piano n. 30 op. 109 (composta nel 1820)   

«Voglio dunque abbandonarmi con pazienza a tutte le vicissitudini e rimettere la mia fiducia unicamente nella tua immutabile bontà, o Dio!  Sei la mia roccia, o Dio, sei la mia luce, sei la mia assicurazione eterna!» 

Beethoven torna pienamente in forze nel 1817: Inizia la composzione del suo lavoro più lungo, vasto e complesso: nuova opera che sarà la più vasta e complessa, la "Sonata per piano n. 29 op. 106" (detta "Hammerklavier"). 

Eccetto per la "Nona Sinfonia", i giudizi degli utimi lavori provocano in Beethoven dispiacere per le frequenti lamentele dei vari interpreti e, nel 1819 dichiara al suo editore: «Ecco una sonata che darà filo da torcere ai pianisti, quando la eseguiranno tra cinquant'anni». 

Schiavo totale nella sua infermità, è circondato da allievi, ammiratori e servitori che lo adulano e lo irritano. 

Per comunicare usa i quaderni "di conversazione" scritti direttamente da lui o trascritti dai suoi collaboratori, i quali costituiscono un'eccezionale testimonianza dell'ultimo periodo della sua vita musicale. 

Religione: non è mai stato un praticante assiduo, ma è sempre stato credente: infatti, il suo avvicinamento alla Fede e al Cristianesimo aumenta negli anni più duri della sua vita ed è nel 1818, che Beethoven compone una grande opera religiosa che intende dedicare per l'Incoronazione dell'Arciduca Rodolfo, che vuole fortemente essere elevato a rango di arcivescovo di Olmütz dopo pochi mesi: la "Missa Solemnis in Re Maggiore" gli viene dedicata soltanto nel 1823. 

Compone anche le ultime "Sonate per pianoforte,  opere "n. 30", "n. 31", "n. 32", trentatré variazioni sul tema iniziale con grande risultato. 


La nona sinfonia e gli ultimi quartetti: 

L'inizio della composizione della "Nona Sinfonia" coincide con il completamento della "Missa Solemnis": l'innovazione nella scrittura sinfonica della "Nona Sinfonia" che, nel finale, introduce il coro, è l'evocazione musicale del Trionfo della Gioia e della Fraternità universale sulla disperazione e la guerra. 

Costituisce un Messaggio Cosmico che abbraccia tutta l'Umanità: la sinfonia viene eseguita per la prima volta il 7 maggio 1824, davanti a un pubblico delirante. 

La nona sinfonia è la prima sinfonia a introdurre un coro, al quarto movimento. L'insieme di questo lavoro orchestrale rappresenta una vera innovazione. 

Beethoven ritrova, così, il grande successo e la notorietà, particolarmente in Prussia e in Inghilterra e, come Haydn, ha la tentazione di stabilirsi in Inghilterra, Nazione da lui ammirata per la vita culturale e la democrazia a differenza della frivolezza viennese, ma  la cosa non andrà mai in porto e, quanto a Haydn, la sua influenza si nota abbastanza nell'Ouverture "Die Weihe des Hauses", composta fra il 1822 e il 1823. 

I cinque ultimi quartetti per archi ("n. 12", "n. 13", "n. 14", "n. 15" e "n. 16") segnano la fine della produzione musicale di Beethoven e preludono all'inizio del periodo romantico.   


Estate 1826: mentre completa il suo ultimo "Quartetto n. 16", Beethoven progetta ancora molti lavori: una "Decima Sinfonia" della quale sono giunti sino a noi alcuni appunti, un'"Ouverture su temi di Bach", il "Faust" ispirato a Goethe, un Oratorio sul tema biblico di Saul e Davide, un altro sul tema degli elementi e un Requiem. 


30 luglio 1826: il nipote Karl tenta il suicidio sparandosi un colpo di pistola, rimane  leggermente ferito, giustifica la cosa perché non sopporta più i continui rimproveri dello zio che, demoralizzato, dopo aver rinunciato alla sua tutela in favore dell'amico Stephan Breuning, lo fa arruolare in un reggimento di Fanteria, comandato dal suo amico Barone Joseph von Stutterheim. 

La storia desta scandalo e in attesa che Karl parta per la sua destinazione (Iglau,  Moravia), con lo zio trascorre una vacanza,  dietro pagamento, dal fratello Nikolaus Johann Beethoven, a Gneixendorf. 

Qui Beethoven compone il suo ultimo lavoro, un allegro per sostituire la "Große Fuge"  come finale del "Quartetto n. 13". 


La malattia e la morte: 

Franz Schubert, 1827: 

«Egli sa tutto, ma non possiamo ancora capire tutto e passerà ancora molta acqua sotto i ponti del Danubio prima che tutto ciò che quell'uomo ha creato sia compreso dal mondo.»

2 dicembre 1826: torna a Vienna su un carro scoperto e in una notte di pioggia che gli causa una  polmonite bilaterale dalla quale non si risolleverà più, unitamente al pesante logoramento fisico. 

Secondo il dottor Andras Wawruch (suo ultimo medico), pare che la causa diretta della sua morte sia una cirrosi epatica (un'epatomegalia, un'itterizia, un'ascite (anche allora chiamata «idropisia addominale» ...), si deve sottoporre ad un'operazione per rimuovere l'acqua accumulata e dovrà stare sempre a letto.  

Sembra che ciò sia derivato da intossicazione da piombo. 

Fino all'ultimo, resta circondato dai suoi amici tra i quali Anton Felix Schindler e Stephan von Breuning, oltre alla moglie del fratello Johann e al musicista Anselm Huttenbrenner. 

Alcune settimane prima, avrebbe ricevuto la visita di Franz Schubert che non lo conosceva e si rammaricava di averlo scoperto tardi. 


Il compositore Ignaz Moscheles, il suo amico compositore promotore della sua musica a Londra, riceve l'ultima lettera di Beethoven con la quale promette nuovamente agli Inglesi di comporre, una volta guarito, una nuova Sinfonia per ringraziarli del forte sostegno. 

Ma è  troppo tardi. 


La tomba di Beethoven al Zentralfriedhof di Vienna: 

3 gennaio 1827: Beethoven fa testamento e nomina suo erede il nipote Karl. 

23 marzo 1827: riceve l'Estrema Unzione; il giorno dopo perde conoscenza. 

26 marzo 1827:  muore all'età di cinquantasei anni. 

29 marzo 1827: funerali, nonostante Vienna non si occupi più di lui da mesi, riuniscono una processione di circa ventimila persone. 

L'orazione funebre viene recitata da Franz Grillparzer. 

Inizialmente, viene sepolto nel Cimitero di Wahring, ad ovest di Vienna ma, nel 1863, il corpo di Beethoven viene riesumato, studiato e di nuovo sepolto.


In seguito, il medico austriaco Romeo Seligmann, per ricavare un modello, acquisisce il teschio di Beethoven, teschio che è conservato al "Center for Beethoven Studies" presso l'Università Statale di San Josè in California, mentre i suoi resti, nel 1888, sono stati sepolti nel "Zentralfriedhof". 


Anton Felix Schindler, suo segretario e primo biografo (nominato custode dei beni del musicista), dopo la sua morte distrugge una grandissima parte dei "Quaderni di conversazione" mentre,  in quelli rimasti aggiunge arbitrariamente frasi scritte di sua mano. 

Tale distruzione è giustificata dal fatto che "molte frasi erano attacchi grossolani e sfrenati ai membri della famiglia imperiale, contro l'imperatore e anche contro il principe ereditario, diventato anch'egli imperatore e con il quale aveva mantenuto rapporti stretti di amicizia, nonostante per gran parte della sua vita Beethoven fosse stato in costante rivolta contro le autorità costituite, le norme e le leggi".


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Ludwig van Beethoven,particolare del viso del ritratto di Beethoven mentre compone la Missa Solemnis

   












  

 



   

LUDWIG VAN BEETHOVEN (PARTE QUARTA)

QUARTA PARTE 


La maturità artistica:


1812: Così, Goethe giudica Beethoven:

«Non avevo mai incontrato un artista così fortemente concentrato, così energico, così interiore. Il suo ingegno mi ha stupefatto; ma egli è purtroppo una personalità del tutto sfrenata che, se non ha certamente torto nel trovare detestabile il mondo, non si rende così più gradevole a sé e agli altri. Malauguratamente, è una personalità fortemente indotta.»

1808: Beethoven riceve da Girolamo Bonaparte, Re di Westfalia e fratello di  Napoleone,  la proposta per un impiego di Kapellmeister (Maestro di Cappella), presso la corte di Kassel. 

Sembra che Beethoven accetti tale incarico importantissimo, ma l'Arciduca Rodolfo, il principe Kinsky e il principe Lobkowitz gli garantiscono, se rimane a Vienna, un vitalizio di quattromila fiorini annui, una somma notevole per il tempo, per cui il musicista accetta e spera di ripararsi finalmente dalle necessità, ma la guerra tra Francia e Austria della primavera del 1809 costringe la famiglia imperiale a lasciare Vienna occupata e a provocare la grave crisi economica austriaca dopo Wagram. Inoltre, il trattato di Schönbrunn - obbligato da Napoleone - rovina Beethoven.  

Episodi che segnano la sua vita, episodi a cui non si arrende perché continua a produrre:   "Concerto per pianoforte n. 5",  "Musiche di scena per la tragedia <Egmont> di Goethe", "Quartetto d'archi n. 10 (o delle Arpe)". 

A causa dell'improvvisa partenza dell'Arciduca Rodolfo (suo allievo e amico), Beethoven compone la "Sonata per pianoforte n. 26", detta «Les adieux» in tre movimenti programmatici (l'Addio, la Lontananza, il Ritorno). 

1811-1812: Beethoven raggiunge la vetta della sua creatività. 

Il "Trio per pianoforte n. 7" (All'Arciduca) e la "Settima Sinfonia" confermano l'apice del periodo «eroico».


1813–1817: Gli anni oscuri di Beethoven 


L'amata immortale

Lettera di Beethoven a Josephine von Brunswick, 1805: 

«Non è l'attrazione dell'altro sesso che mi attira in lei, no, soltanto lei, tutta la sua persona con tutte le sue qualità hanno incatenato il mio rispetto, i miei sentimenti tutti, la mia sensibilità intera. Quando mi accostai a lei, mi ero formato la ferma decisione di non lasciar germogliare neanche una scintilla d'amore. Ma lei mi ha sopraffatto ...  mi lasci sperare che il suo cuore batterà a lungo per me. Di battere per lei, amata J., questo mio cuore non cesserà se non quando non batterà più del tutto.»


Beethoven ha  lievi relazioni con parecchie donne, solitamente sposate, ma non conosce mai quella felicità coniugale a cui aspira e di cui celebra nell'opera "Fidelio". 

Maggio 1799: Beethoven è insegnante di pianoforte di due figlie della contessa Anna von Seeberg (vedova Brunswick): Therese o Thesi (ventiquattrenne) e Josephine o Pepi (ventenne), oltre che della loro cugina sedicenne Giulietta Guicciardi (1784-1856), a cui dedica la "Sonata per pianoforte n. 14 detta <Al chiaro di luna>" che si fidanzerà, poi, con il conte Wenzel Robert von Gallenberg e che sposerà il 30 ottobre 1803 ma, che con le altre due, ha tenuto una relazione con Beethoven. 


Relazione più breve è con la Contessa Anna Maria von Erdödy, rimasta paralizzata a causa della perdita del figlio, ma rimasta sua confidente intima e nel 1808, Beethoven vive in casa sua per qualche tempo e partecipa alla ricerca di ricchi mecenati per suo conto (le dedica le due sonate per violoncello n. 4 e 5), la cantante lirica berlinese Amalie Sebald (incontrata a Teplitz), la Contessa Almerie Ersterhazy. 

Nel 1810, con Thérese Malfatti (1792 – 1851), ispiratrice della celeberrima bagatella per pianoforte "Per Elisa", Beethoven progetta un matrimonio che non andrà in porto, cosa che gli provocherà una delusione profonda.

Un evento importante è la stesura della celeberrima "Lettera all'Amata Immortale", scritta in tre riprese a Teplitz tra il 6 e il 7 luglio 1812, la cui destinataria forse resterà per sempre sconosciuta, anche se Josephine von Brunswick e Antonia Brentano Birkenstock sembrano le più accreditate.    


L'incidente di Teplitz: 

Luglio 1812: mentre è a Teplitz-Karlsbad per cure termali, stende la famosa ed enigmatica "Lettera all'Amata Immortale"; qui,  accade l'incontro inutile con Goethe a mezzo di Bettina Brentano von Arnim. 

Durante questo incontro, al contrario di Goethe, Beethoven rifiuta l'inchino alla famiglia imperiale, provocando il biasimo dei passanti.

Da qui, inizia un lungo periodo con la caduta dell'ispirazione, legato a molti eventi drammatici che  supera in totale solitudine, in quanto tutti i suoi amici restano a Vienna  dalla guerra del 1809.

1814: si tiene il Congresso di Vienna e Beethoven è esaltato come "Musicista Nazionale" a seguito dell'accettazione favorevole da parte del pubblico verso la "Settima Sinfonia",  verso  "La vittoria di Wellington" (dicembre 1813) e verso la trionfale riproposta di "Fidelio" (maggio 1814: versione definitiva). 

Beethoven è cosciente che la sua fama è sempre maggiore e che  le preferenze musicali di Vienna si stanno modificando: infatti, il pubblico di là è sempre più attirato dalla spensieratezza della musica di Gioachino Rossini. 


Oltre a trovarsi in una situazione difficile visto lo spirito della restaurazione di Metternich e visto che la Polizia viennese da tempo è al corrente delle convinzioni democratiche e liberali dello stesso Beethoven. 

1815: muore suo fratello Kaspar Karl, all'epoca Cassiere alla Banca Nazionale di Vienna.

Beethoven, avendo promesso di seguire l'istruzione di Karl, figlio del fratello deceduto, è obbligato a fronteggiare una serie interminabile di processi contro la vedova – Johanna Reis, figlia di un tappezziere, pare di moralità discutibile  – riuscendo a guadagnare la tutela esclusiva per merito della sentenza del tribunale dell'8 aprile 1820. 

Beethoven prova attaccamento e buona volontà verso il nipote che, per lui, sarà sempre un problema tormentoso. 

L'altro fratello, l'insopportabie Nikolaus Johann, farmacista a Linz, sposerà Therese Obermayer, la figlia di un fornaio, dopo una lunga convivenza .

Anni difficili, in cui la sordità diventa totale; anni in cui  Beethoven produce alcuni capolavori: le due "Sonate per violoncello" (n. 4 e 5) dedicate alla confidente Maria von Erdödy (1815), la "Sonata per pianoforte n. 28" (1816) e il ciclo colmo di Lieder "An die ferne Geliebte", (1815-1816), tratto dai poemi di Alois Jeitteles. 

Tra il 1816  il 1817: la situazione finanziaria è preoccupante, Beethoven si  ammala gravemente, la sordità peggiora e pare che mediti il suicidio (cosa che decide di non fare e  reagisce facendo musica, iniziando il suo ultimo periodo creativo). 


Battuto al computer da Lauretta 



LUDWIG VAN BEETHOVEN (PARTE TERZA)

TERZA PARTE 


1802–1812: il periodo detto "eroico": dall' "Eroica" a "Fidelio"

Testimonianza di Ferdinand Ries sulla genesi della terza sinfonia:

«In questa sinfonia Beethoven si era proposto come argomento ispiratore Bonaparte, quando quest'ultimo era ancora primo console. All'epoca Beethoven ne faceva un caso straordinario e vedeva in lui l'epigono dei grandi consoli romani.» 

La sinfonia n. 3 (detta «Eroica») inaugura una serie di composizioni con una durata di tempo maggiore e una scrittura che ricercava risultati di grandiosità, caratteristiche dello stile del secondo periodo di Beethoven, detto «stile eroico». 

Beethoven, all'inizio, intende dedicare questa sinfonia al Generale Napoleone Bonaparte, nel quale vede il paladino degli ideali della Rivoluzione Francese. 

Non appena apprende la notizia della proclamazione del primo Impero Francese (nel maggio 1804), s'infuria e cancella la dedica.   

Oltre a ciò, tale capolavoro (creato dal 1802 al 1804) viene intitolato come «Grande sinfonia Eroica per celebrare il sovvenire di un grande uomo» e la presentazione al pubblico, il 7 aprile 1807, vede l'attenuazione degli entusiasmi perché molti la giudicano troppo lunga. Beethoven è deluso e  si ripromette di non comporre più nel futuro opere della durata superiore a un'ora, intenzione che non rispetterà. 


La scrittura pianistica si evolve progressivamente: verso la fine del 1803, scrive la vrtuosistica ed energica "Sonata per pianoforte n. 21 op. 53" e la dedica al Conte Waldstein, con l'utilizzo sinfonico strumentale. 

1805: stile simile ha la "Sonata per pianoforte n. 23 detta "Appassionata".  

Luglio 1805: Beethoven incontra Luigi Cherubini, al quale manifesta la sua ammirazione.

1801: Beethoven, trentacinquenne, prova passione e slancio per  il libretto "Léonore, o l'amore coniugale" del francese Jean-Nicolas Bouilly, per cui si cimenta nella composizione dell'opera "Fidelio" (il cui titolo iniziale è "Léonore") e per cui comincia a comporla fin dal 1803. 

Accolta male alla sua "prima" (seguiranno soltanto tre rappresentazioni, nel 1805), provoca in  Beethoven la certezza di essere vittima di un complotto per cui, in futuro, "Fidelio" sarà modificato con tre versioni (1805, 1806 e 1814), ma solo l'ultima riceverà una buona accoglienza. 

Oggi, quest'opera è considerata fondamentale per il repertorio lirico. 


L'indipendenza affermata: 

1802-1812: Beethoven, secondo il suo stile "eroico", compone una serie di lavori musicali scintillanti e determinati e, nell'ottobre 1806, scrive al principe Lichnowsky un biglietto: «Prìncipe, ciò che siete, lo siete in occasione della nascita. Ciò che sono, lo sono per me. Prìncipi ce n'è e ce ne saranno ancora migliaia. Di Beethoven ce n'è soltanto uno.»  


Dopo il 1805: "Fidelio" fallisce ma, il momento ritorna propenso perché Beethoven è creativo e si adatta al suo udito difettoso e, per qualche tempo, la sua vita sociale lo soddisfa. 


1806-1808: sono gli anni in cui produce molti capolavori. 

Infatti, nel solo 1806, compone il "Concerto per pianoforte n. 4", i tre "Quartetti per archi "n. 7", "n. 8" e "n. 9" dedicati al conte Andrei Razumovsky, la "Quarta Sinfonia" e il "Concerto per violino".

Autunno 1806: Beethoven accompagna il principe Carl Lichnowsky (il suo mecenate nel suo castello di Slesia) e, qui, ha l'occasione di dimostrare lampantemente la sua volontà di indipendenza a seguito della minaccia di finire agli arresti se si incaparbisce a rifiutare un'esibizione al pianoforte per alcuni ufficiali francesi ospiti del castello (in quel momento, la Slesia è  occupata dall'esercito napoleonico, dopo Austerlitz), ma Beethoven lascia il suo ospite dopo un violento litigio. 

Per cui inoltra domanda di impiego alla direzione dei teatri imperiali, dove si impegna a consegnare annualmente un'opera e un'operetta dietro il compenso di 2400 fiorini e una percentuale sugli incassi dalla terza rappresentazione di ciascuna opera, ma la domanda non viene accolta.   


Persi finanziamento e protezione del suo principale mecenate, Beethoven si afferma come artista indipendente e "si  libera simbolicamente dal patronato aristocratico per cui inizia a comporre la "Quinta Sinfonia" (ossia, "Del Destino").  

Con il motivo ritmico di quattro note presente fin dal primo movimento, il musicista intende esprimere la lotta dell'uomo contro il Destino, e il trionfo finale su di esso. 

(L'ouverture del "Coriolano" ha la tonalità in Do minore ed è dello stesso periodo). Contemporanea alla "Quinta", la sinfonia "Pastorale" è l'omaggio alla Natura di un artista  innamorato fortemente della campagna, nella quale ritrova sempre la calma e la serenità che lo ispirano. 

"La Pastorale"anticipa il romanticismo musicale e il suo sottotitolo è dato dalla frase di Beethoven: «Espressione di sentimenti piuttosto che Pittura», mentre ciascuno dei suoi movimenti porta un'indicazione descrittiva.

22 dicembre 1808: esecuzione in prima assoluta della "Quinta" e della "Sesta Sinfonia" ("Pastorale"), il "Concerto per pianoforte n. 4" (il solista è lo stesso Beethoven, che esegue anche un'improvvisazione), l'Aria per soprano e orchestra "Ah! Perfido", due "Inni" dalla "Messa in Do maggiore" (composta per il principe Esterházy nel 1807) e la "Fantasia corale" per piano e orchestra (sempre, con Beethoven solista al pianoforte). 


Maggio 1809: morte di Haydn. 

A questo punto, nonostante qualche valido artista avversario, Beethoven viene collocato nel Pantheon dei musicisti. 


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LUDWIG VAN BEETHOVEN (PARTE SECONDA)

SECONDA PARTE 


I mecenati di Beethoven: 

Fra i mecenati di Beethoven, Christian Gottlob Neefe lo avvia al basso continuo e gli impartisce lezioni di composizione per incoraggiarlo; Franz Gerhard Wegeler (medico e amico d'infanzia di Beethoven) lo cita nelle sue memorie; l'Arciduca Maximilian Franz d'Asburgo è il suo vero primo mecenate,    


Hélène von Breuning è la vedova di un consigliere di corte e cerca un insegnante di pianoforte per i propri figli. 

L'amico Franz Gerhard Wegeler racconta: "Ludwig, abbastanza spesso stravagante e scontroso, viene trattato come un componente della famiglia, si trova perfettamente a proprio agio e si muove con disinvoltura in questo ambiente intellettuale, fine e cordiale, dove si discute di arte e letteratura e dove la sua personalità ha modo di svilupparsi con pienezza". 

 

Il mecenatismo del Conte Ferdinand Waldstein e l'incontro con Haydn:

La madre di Beethoven muore di tubercolosi il 17 luglio 1787; la sorellina di appena un anno la segue in settembre; idem, suo padre, devastato dall'alcoolismo, posto in pensione nel 1789, è incapace di garantire la sussistenza della famiglia. 

Per cui, Beethoven si  assume il ruolo di capo-famiglia a tutela dei fratelli Kaspar e Nikolaus. 

Già dalla metà del 1789, per mantenere la famiglia, lavora come violista nelle orchestre  del teatro e della Cappella di Bonn, strumento conservato presso la "Beethoven-Haus" (per la precisione, la casa natale di Beethoven, oggi  è il "Museo Beethoven-Haus" ed è a Bonn, in Bonngasse 20).   


13 ottobre 1792: dopo anni dolorosi, Waldstein contatta Beethoven per mezzo di una lettera: «Ricevete dalle mani di Haydn lo spirito di Mozart».

«Caro Beethoven, Ella parte finalmente per Vienna per soddisfare un desiderio a lungo vagheggiato. Il genio di Mozart è ancora in lutto e piange la morte del suo pupillo. Presso il fecondissimo Haydn ha trovato rifugio, ma non occupazione; e per mezzo suo desidererebbe incarnarsi di nuovo in qualcuno. Sia Lei a ricevere, in grazia di un lavoro ininterrotto, lo spirito di Mozart dalle mani di Haydn.» 

Haydn lo invita a Vienna per proseguire gli studi sotto la sua direzione e Beethoven, nononostante le condizioni sempre più precarie della famiglia, coscientissimo di ciò che rappresenta l'insegnamento da parte del famoso musicista, accetta. 

Beethoven è suo allievo dal 1792 al 1794 e, pur essendo i loro rapporti tesi, a volte, nutrono una grande stima reciproca e, comunque, Haydn esercita un'influenza profonda e duratura sulla musica di Beethoven, che più tardi riconosce tutto ciò che deve al suo insegnante. 


1792–1802, da Vienna a Heiligenstadt:

Gennaio 1794: Haydn parte nuovamente per Londra e Beethoven prosegue sporadicamente gli studi  fino all'inizio del 1795 con altri professori: Johann Schenk, Johann Georg Albrechtsberger e Antonio Salieri. 

Conosce anche un altro allievo, Antonio Casimir Cartellieri, con il quale ha rapporti di amicizia che dureranno fino alla sua morte (avvenuta nel 1807). 

Dopo il suo apprendistato, Beethoven si stabilìisce definitivamente a Vienna. 


18 dicembre 1792: poco dopo il suo arrivo a Vienna, il padre muore per cirrosi epatica e la notizia arriva seguita da quella della fuga improvvisa del Principe Elettore da Bonn, conquistata dall'esercito francese (cosa che gli fa perdere sia la pensione del padre, sia lo stipendio di organista).

Ma le lettere di presentazione di Waldstein e il suo talento di pianista lo hanno fatto conoscere e apprezzare alle personalità dell'aristocrazia viennese, appassionata di opera lirica. 


Beethoven scopre la sordità:


Lettera di Beethoven all'amico Krumpholz, 1802:  

6 ottobre 1802: sua sordità iniziale, per cui esprime la sua disperazione e la sua volontà di continuare nel "Testamento di Heiligenstadt".   

«Sono poco soddisfatto dei miei lavori scritti sino ad oggi. Da oggi, voglio aprire un nuovo cammino.» 


1796: tale anno segna una svolta nella vita di Beethoven che comincia a rendersi conto   della sordità (per cui tenta di arginare il peggioramento con delle cure) che, gradualmente,  diventa totale prima del 1820. 

Riportando quanto scritto al riguardo: "La causa della sordità di Beethoven è rimasta sconosciuta; le ipotesi di una labirintite cronica, di una otospongiosi e della malattia ossea di Paget sono state ampiamente discusse ma nessuna è stata mai confermata. 

In anni recenti è stata avanzata l'ipotesi che Beethoven soffrisse di avvelenamento da piombo cronico. 

Beethoven si isola per non rivelare in pubblico la sua realtà vissuta in maniera drammatica e si crea, così, una triste reputazione di misantropo, della quale soffre, chiudendosi in rassegnato silenzio fino al termine della sua vita. 

Consapevole che quest'infermità distruggerebbe definitivamente la sua carriera pubblica di pianista virtuoso (quale fino ad allora si è dimostrato), ammette di aver meditato anche il suicidio, dopodiché si slancia nuovmente alla composizione, tentando di sfuggire ai mali che tormentano la sua anima. 


Beethoven, 6 ottobre 1802, in una lettera indirizzata ai fratelli esprime tutta la sua tristezza e la fede nella sua arte (testamento di Heiligenstadt): 

«O voi uomini che mi credete ostile, scontroso, misantropo o che mi fate passare per tale, come siete ingiusti con me! Non sapete la causa segreta di ciò che è soltanto un'apparenza:  pensate solo che da sei anni sono colpito da un male inguaribile, che medici incompetenti hanno peggiorato. Di anno in anno, deluso dalla speranza di un miglioramento ho dovuto isolarmi presto e vivere solitario, lontano dal mondo: se leggete questo un giorno, allora pensate che non siete stati giusti con me, e che l'infelice si consola trovando qualcuno che gli somiglia e che, nonostante tutti gli ostacoli della natura, ha fatto di tutto per essere ammesso nel novero degli artisti e degli uomini di valore.»  


Questo è periodo di attività compositiva prolifica, nonostante il pessimismo: dopo la sonata per violino n. 5  ("La primavera") e la sonata per pianoforte n. 14 ("Al chiaro di luna"), durante un periodo di crisi spirituale e umana compone la gaia seconda sinfonia (1801-1802) e il più scuro concerto per pianoforte n. 3. 

5 aprile 1803: queste due ultime composizioni sono accolte molto favorevolmente.


Battuto al computer da Lauretta 


LUDWIG VAN BEETHOVEN (PARTE PRIMA)

Riportando un commento che è stato scritto recentemente: 


Ludwig van Beethoven (16 dicembre 1770 – 26 marzo 1827) è stato la summa del classicismo e della musica composta fino allora. 

Né “barbaro” né barocco, né “gotico” né religioso, lui fu il primo tra i grandi a non comporre musica per rituali, che fossero pagani, cristiani, o semplici feste di corte o carnevalesche.

In massima parte Beethoven faceva musica in sé per sé, senza quelle funzionalizzazioni committenti. Un grande artista individualista, che componeva quello che “sentiva” di comporre.

Lui, apogeo del classicismo e transizione verso l’avvenire dell’ideale romantico, modificò il concetto stesso di musica obbligando gli altri a vedere attraverso lui il futuro stesso di quest'arte. 


Ciò perché fu un artista che non si limitò ad ampliare tutto quello c’era stato precedentemente: mediante pure il suo diverso “sentire” la musica e quindi il suo approccio (quello estremamente soggettivo privo di suggestioni esterne), creò nuove forme e soluzioni musicali, raggiunse tali e tanti esiti inusitati e polimorfi da imporsi.

La sua musica innovativa è incisiva e potente ma anche profonda e raffinata, e ha “costretto” tutti i giganti susseguenti a prenderlo sempre come riferimento, almeno quanto Bach; fu un formidabile spartiacque tra la musica precedente e quella successiva, pur rimanendo in un alveo tradizionale. 



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PRIMA PARTE :

Ludwig van Beethoven nasce a Bonn, il 16 dicembre 1770 e muore a Vienna il 26 marzo 1827. 

E' un compositore, pianista e direttore d'orchestra tedesco.

E' ritenuto uno dei maggiori e più influenti compositori di tutti i tempi ed è fondamentale per la Musica Colta occidentale e ultimo rappresentante rilevante del classicismo viennese.  

E' considerato uno dei massimi geni musicali, nonostante la sordità (ipoacusia) che lo colpisce prima ancora dei trent'anni di età: infatti, continua a comporre, dirigere e suonare, lasciandoci  una produzione musicale fondamentale e straordinaria.

E' influenza-base-modello per la musica del secolo XIX e futuri per molti compositori. 


Beethoven-"artista eroico" riesce a comunicare ogni sua emozione, esperienza personale o sentimento e il suo mito  aumenta tantissimo, nel periodo romantico e anticipando molto del futuro Romanticismo: "la sua adesione alle regole dell'armonia nelle modulazioni, il rigetto dei cromatismi nelle melodie, la cura dell'equilibrio formale dei brani lo collocano nel solco della tradizione del classicismo".   

Le sue produzioni orchestrali, pianistiche, cameristiche, composizioni sacre ("Missa Solemnis") e teatrali ("Fidelio") sono capolavori. 


L'infanzia e l'adolescenza di Beethoven:

Il padre e la madre di Ludwig sono Johann van Beethoven (1740–1792) e Maria Magdalena Keverich (1746–1787), la famiglia di Beethoven ha origini umili e possiede una tradizione musicale da un paio di  generazioni. 

Infatti, il nonno paterno  discende da una famiglia proveniente dalle Fiandre (Belgio settentrionale-Olanda) di contadini e umili lavoratori, originaria del Brabante. 

Sembra che il vero nome fosse "Van Bettenhoven" e derivasse dal villaggio omonimo. 


. Il nonno di Beethoven è un buon musicista e si trasferisce a Bonn nel 1732, dove diventa Kapellmeister (Maestro di Cappella) del Principe Elettore di Colonia e sposa Maria Josepha Pall  (l'anno seguente). 


. Johann van Beethoven, suo figlio (e padre di Beethoven), è musicista e tenore alla Corte di Augusto di Baviera, Principe Arcivescovo Elettore di Colonia Clemente. 

Il padre di Ludwig è un uomo schiavo dell'alcool, scadente, incivile, violento, ed educa i figli molto severamente; però, identifica le doti eccezionali di Ludwig e vuole guadagnare il maggior profitto possibile, in particolare economico.  

Infatti, riflette su Mozart bambino che, una quindicina di anni prima, viene portato dal padre in tournée concertistiche in tutta Europa, per cui avvia Ludwig allo studio della Musica già dal 1775 e, riconoscendone fin da subito la straordinaria predisposizione, nel 1778 (giro di concerti attraverso la Renania, da Bonn a Colonia) e nel 1781 (nei Paesi Bassi) lo presenta come virtuoso di pianoforte. 

Però, l'esito sperato non si verifica perché Johann è capace solo di cattiveria, aggressività e di autorità caparbia: infatti, spesso, completamente ubriaco, costringe Ludwig ad alzarsi di notte e gli ordina di suonare il pianoforte o il violino per intrattenere i suoi amici. 

Anche la sua educazione e l'istruzione musicale del piccolo Ludwig è agitatissima: il padre lo affida inizialmente a Tobias Pfeiffer (altrettanto incline all'alcool e non buon insegnante), all'organista di corte (Aegidius van der Aeden), al violinista Franz Georg Rovantini (cugino della moglie Maria Magdalena) e al francescano Willibald Koch. 


. La madre, Maria Magdalena Keverich nasce a Ehrenbreitstein (Coblenza), è figlia di un cuoco dell'Elettore di Treviri e i suoi antenati provengono dalla Mosella. 

1762: all'età di diciassette anni,  sposa un servo e cameriere del Principe Elettore di Treviri (chiamato Laym) e partorisce un figlio che muore abbastanza presto. 

1764: all'età di diciannove anni, rimane vedova. 

12 novembre 1767: si sposa con Johann van Beethoven. 

2 aprile 1769: Battesimo del loro primo figlio, Ludwig Maria van Beethoven, che muore appena sei giorni dopo. 

17 dicembre 1770: Battesimo del suo terzo figlio, il secondo del matrimonio con Johann. 

La cerimonia si svolge nella "Remigiuskirche" (Chiesa di San Remigio) di Bonn e, nel libro di battesimo viene registrato con il nome di Ludovicus van Beethoven. 

Non esiste un documento certo sulla sua data di nascita, che è accettata come 16 dicembre 1770 perché, all'epoca, di solito, i bambini sono battezzati il giorno dopo la nascita, ma non esistono documenti che ciò sia il caso di Beethoven. 

Da tale matrimonio con Johann, Maria Magdalena partorisce altri cinque figli due soli dei quali diventeranno adulti e saranno importanti nella vita di Beethoven: Kaspar Anton Karl  e Nikolaus Johann.

E' una donna dolce ma con molte cadute depressive e i figli, legati alla madre nell'infanzia, in seguito, le riserveranno solo un affetto tiepido. 

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venerdì 22 luglio 2022

JOHANN SEBASTIAN BACH


Bach : traduzione del nome italiano “ruscello”.


Johann Sebstian Bach nasce ad Eisenach il 31 marzo 1685 e muore a Lipsia il 28 luglio 1750.

E’ un compositore e musicista tedesco del periodo Barocco (dal nome spagnolo “Barueco”) e, nella storia musicale, è ritenuto uno dei più grandi geni: infatti, è stato detto “le sue opere sono notevoli per profondità intellettuale, padronanza dei mezzi tecnici ed espressivi e per bellezza artistica”.
La sua fama è legata al vasto e magnifico sapere fare uso del contrappunto e alla strutturazione armonica e tematica delle sue opere, oltre all’inserimento di temi e motivi sacri (specialmente dalla musica sacra del culto luterano) e profani.
Ha la capacità di padroneggiare i diversi stili nazionali (principalmente lo stile tedesco, quello italiano e quello francese, che approfondisce).
E’ ritenuto uno dei massimi Maestri di forme musicali come il canone, la cantata e la fuga ed è noto come organista, polistrumentista (suona strumenti a tastiera e ad arco), musicista, insegnante di musica.
Dal 1723 fino alla morte, è il 17° Thomaskantor di Lipsia.

Compositore fortemente produttivo di musica sacra, didattica, assoluta, profana e secolare, raccoglie le sue opere nell’Indice “Bach-Werke-Verzeichnis o BWV”: tale Indice supera il migliaio di titoli sia di musica strumentale, sia di musica vocale e, fra le sue composizioni, troviamo la Passione secondo Matteo, la Passione secondo Giovanni, i Concerti Brandemburghei, il celeberrimo BWV 1068, …
E’ considerato da Mozart, Beethoven e Mendelssohn (che riproporrà l’elevata particolarità compositiva di Bach) e non è da dimenticare che una sua composizione molto bella è la famosa “Ave Maria”, ripresa poi dal francese Charles Gounod.

Johann Sebastian Bach: Musicista di Corte, discende da una famiglia di musicisti da ben sette generazioni.
Fra il primo e il secondo matrimonio, nascono 20 figli, di cui parecchi muoiono appena nati e una bambina, invece, decede a 5 anni.

A lui sono dedicati l’asteroide “1814 Bach”, il cratere “Bach” e la maglia “Bach” sulla superficie di Mercurio.


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Ritratto di Johann Sebastian Bach 1748, olio su tela - Lipsia, Bach-Archiv. di Elias Gottlob Haussmann

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Johann_Sebastian_Bach.jpg 

   














mercoledì 20 luglio 2022

CLAUDIO ABBADO: ECCELLENTISSIMO DIRETTORE D'ORCHESTRA (PARTE SETTIMA)


SETTIMA PARTE


Da tempo malato, il Maestro Abbado muore il mattino del 20 gennaio 2014 all’età di 80 anni nella sua abitazione di Bologna, vicino a Piazza Santo Stefano.
La camera ardente, nella Basilica di Santo Stefano, viene aperta nel pomeriggio del 21 gennaio e chiusa alla mezzanotte del giorno dopo.
Centinaia di bolognesi e ammiratori han fatto visita al Maestro durante questi due giorni.

Dopo mezzanotte, viene celebrata una cerimonia strettamente privata di benedizione della salma, che durante la notte sarà cremata, sempre vicino a Bologna.

Proprio in questa città, è stato fra i promotori del progetto annunciato nel 2011, ma poi accantonato, di costruire un grande Auditorium disegnato da Renzo Piano nell’area della Manifattura delle Arti; il complesso, di circa 1.800 posti a sedere, sarebbe dovuto diventare la sede stabile dell’Orchestra “Mozart”, con un’acustica “vicina alla perfezione”, studiata dal grande acustico giapponese Yasuhisa Toyota.

Il 27 gennaio 2014, alle ore 18, il Teatro “Alla Scala” lo ricorda con l’esecuzione, diretta dal Maestro Daniel Barenboim, della “Marcia funebre (Adagio assai)” tratta dalla “Sinfonia n. 3” di Ludwig van Beethoven.
Dal Teatro simbolicamente vuoto e a porte aperte, la “Marcia funebre” è fluita verso la piazza antistante gremita da 8.000 persone in silenzio, per l’occasione chiusa al traffico.

L’evento è stato trasmesso in diretta mondiale da Rai 5 e in streaming, senza geoprotezione, sul sito internet del Teatro, sulla pagina YouTube.

Le ceneri di Claudio Abbado riposano nel cimitero della chiesetta quattrocentesca di Crasta in Val di Fex, frazione di Sils-Maria, in Engadina.



Onorificenze e riconoscimenti:


Nel corso della sua prestigiosa carriera, Abbado ha ricevuto numerosi premi e riconoscimenti: nel 1973, i “Wiener Philharmoniker” gli hanno conferito l’ “Ehrenring” e nel 1980 la “Medaglia d’Oro Nicolai”.
Sempre a Vienna, ha ricevuto la “Mozart Medaille”, la “Mahler Medaille” e l’ “Ehrenring der Stadt Wien”.
In Italia gli è stata conferita la “Gran Croce” per meriti in campo musicale e la “Laurea honoris causa” dell’Università di Ferrara, oltre quelle di Cambridge, Aberdeen e della Basilicata.
Ha ricevuto inoltre dal Presidente della Repubblica tedesca Johannes Rau la “Bundesverdienstkreuz mit Stern”, la più alta distinzione della Repubblica Federale.
All’inizio del terzo millennio ha ricevuto premi e lauree ad honorem anche a Cuba e in Venezuela.

Il 30 agosto 2013, il Presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, lo ha nominato Senatore a vita.

Il 21 marzo 2014, il Teatro “Comunale” di Ferrara è stato dedicato alla memoria di Claudio Abbado, che ne fu direttore artistico per molti anni.



Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana
— 7 dicembre 1984
Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia d’oro ai benemeriti della cultura e dell’arte
— 13 gennaio 1997
Grand croix de la Légion d’honneur – nastrino per uniforme ordinaria Grand croix de la Légion d’honneur
Großes Goldenes Ehrenzeichen für Verdienste um die Republik Österreich (gran commendatore di I classe) – nastrino per uniforme ordinaria Großes Goldenes Ehrenzeichen für Verdienste um die Republik Österreich (gran commendatore di I classe)
Gran Croce al Merito dell’Ordine al Merito di Germania – nastrino per uniforme ordinaria Gran Croce al Merito dell’Ordine al Merito di Germania
Gran Croce al Merito con placca dell’Ordine al Merito di Germania – nastrino per uniforme ordinaria Gran Croce al Merito con placca dell’Ordine al Merito di Germania
«per l’alto valore del lavoro artistico svolto a Berlino»
— 2002
“Premio Freud”
Gold medal of the “International Gustav Mahler Society”
Ehrenring (1973)
Medaglia d’oro Nicolai dei Wiener Philharmoniker (1980)
“Mozart Medaille”
“Mahler Medaille”
“Schubert Medaille”
Ehrenring der Stadt Wien
“Premio Nonino” (1999)
“Ernst-von-Siemens-Musikpreis”
Würth-Preis della Jeunesses Musicales
Premio della critica “Kritikerpreis des Verbandes der deutschen Kritiker” (2002)
Medaglia d’oro della Royal Philharmonic Society of London (2003)
Praemium imperiale della Japan Arts Association
Premio “Franco Abbiati”
“Ernst Reutter Plakette”della Città di Berlino (2004)
Premio Wolf per le arti, (2008)  

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Claudio Abbado: 
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Claudio_Abbado_Senato.jpg   

    










lunedì 18 luglio 2022

CLAUDIO ABBADO: ECCELLENTISSIMO DIRETTORE D'ORCHESTRA (PARTE SESTA)


2001:
L'anno inizia con l'omaggio a Giuseppe Verdi, nel centenario della sua morte.
Il 27 gennaio dirige la sua “Messa di Requiem”, a Berlino.
Tour a Roma e Vienna: esegue l'integrale dei concerti per pianoforte e delle sinfonie di Beethoven, con un'interpretazione filologica tuttora considerata rivoluzionaria.
L'importanza di tale interpretazione è testimoniata dalla pubblicazione della terza integrale beethoveniana a firma della Deutsche Grammophon nell'estate 2008, contenente registrazioni delle date romane.
Maggio: a Ferrara, sortisce successo dalla direzione di “Simon Boccanegra”.
Giugno: è a Parma ea Bolzano con la “Mahler Chamber Orchestra”; a Salisburgo, dirige “Falstaff”.
Autunno: tournée negli Stati Uniti colpiti dai fatti dell' “11 settembre”.
La Stagione Berlinese è dedicata al tema “Il tempo diventa spazio”.

2002:
Inizio anno: a Berlino per “Scene dal Faust” di Goethe di Schumann.
Salisburgo: qui, termina il suo incarico di Direttore Artistico del “Festival” con “Parsifal” di Wagner con Violeta Urmana (la dirigerà anche al “Edinburgh International Festival”).
In tale anno, terminano anche i suoi avvenimenti a Berlino per mezzo di un Concerto Speciale, durante il riceve quale dalle mani del Presidente della Repubblica Federale il “Bundesverdienstkreuz mit Stern”, ossia la più alta decorazione della Germania.
La sua attività continua in Italia ea Vienna con musiche di Mahler e Schönberg.
A Palermo dirige la “Sinfonia” dal Nuovo Mondo” di Antonin Dvorak, il “Concerto per violino” di Brahms con Gil Shaham quale solista.
13 maggio: l'ultimo concerto a Vienna è al “Musikverein”, concerto che si conclude in modo trionfale, con 4 000 fiori lanciati sull'orchestra, 30 minuti di applausi.


Dal 2002: la carriera dopo i "Berliner Philarmoniker"

Esauriti gli impegni berlinesi, Abbado si dedica alla 'sua' “Orchestra da Camera d'Europa”.
Maggio: dirige a Parigi un concerto in cui esegue un programma dedicato a Schubert: due Lieder con la partecipazione di Anne Sofie von Otter e Thomas Quasthoff e le sinfonie VIII e IX.
Maggio Musicale Fiorentino: rappresenta “Simon Boccanegra” con la regia di Peter Stein e con il soprano Chiara Taigi.
Con la “Mahler Chamber Orchestra” va in tournée estiva dopodiché riprende “Parsifal” di Wagner (prima a Edimburgo e poi a Lucerna).

2003:
“Nuova Orchestra del Festival di Lucerna”: è formata dalla “Mahler Chamber Orchestra”, da alcune prime parti dei “Berliner Philharmoniker” e dei “Wiener Philharmoniker”, da solisti di fama internazionale come Emmanuel Pahud, Natal'ja Gutman e Kolja Blacher , dall' “Ensemble Sabine Meyer”, dal “Quartetto Hagen” e dagli elementi dell'Alban Berg Quartett”.
2003: l'inizio dell'anno è quasi esclusivamente dedicato al pubblico italiano, a Ferrara e Reggio Emilia.
Primavera: riceve il Premio Imperiale dell'Imperatore del Giappone.

2004:
Festival di Lucerna: dirige “Tristano e Isotta” con Violeta Urmana e Rene Pape.
A Bologna: promuove (con Carlo Maria Badini e Giuseppe Fausto Modugno e sotto l'egida dell' “Accademia Filarmonica” di Bologna) la nascita dell' “Orchestra Mozart” e dell' “Accademia dell'Orchestra Mozart”, di cui diviene Direttore Musicale e Artistico.
A Modena: al Teatro Comunale “Luciano Pavarotti”, dirige “Così fan tutte” di Mozart con la “Mahler Chamber Orchestra”.

2005:
A Ferrara, a Reggio Emilia ea Modena: rappresenta “Il flauto magico” di Mozart con Erika Miklósa e la regia di Daniele Abbado.
Nel 2008: sempre nelle stesse città, effettuando l'atteso in “Fidelio” di Beethoven, entrambe dirette con la “Mahler Chamber Orchestra”.
Nel 2009: a Bologna, il Comune gli conferisce la Cittadinanza Onoraria.
Nel 2005, a Caracas e all'Avana: Abbado inizia con l'Orquesta “Simón Bolívar”, inserendosi nell'iniziativa portata avanti da 30 anni da José Antonio Abreu in cui sono coinvolti 400.000 giovani musicisti, tanti dei quali provenienti dal mondo poverissimo dei barrios, a cui è stata data la possibilità di ricevere degli strumenti musicali e un'adeguata istruzione.

2006:
A Modena, dirige un concerto con musiche di Mozart con Giuliano Carmignola.
A Torino, il 29 aprile: è con la “Gustav Mahler Jugendorchester”, dirige la “Quarta sinfonia” di Mahler.
2007:
Per il Teatro “La Fenice” e per Modena, dirige i “Concerti Brandeburghesi BWV 1046-1051” con Giuliano Carmignola al violino ed Ottavio Dantone al cembalo.

2009:
Al “Festival di Lucerna”, dirige il “Concerto nº 3” di Prokofiev con Yuja Wang e la “Sinfonia nº 1” di Mahler.

2010:
Dirige “Fidelio” al “Festival di Lucerna” con Nina Stemme e Jonas Kaufmann, di cui esiste un CD live della Decca e l'Orchestra “Mozart” per lo “Stabat Mater” di Pergolesi, preceduto da musica di Bach con Sara Mingardo e Giuliano Carmignola per il “Festival Pergolesi Spontini” al “Teatro Pergolesi” di Jesi e Modena.

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domenica 17 luglio 2022

CLAUDIO ABBADO: ECCELLENTISSIMO DIRETTORE D'ORCHESTRA (PARTE QUINTA)


QUINTA PARTE 

1991-2002: I “Berliner Philharmoniker”

La “Philharmonie” di Berlino, avveniristica residenza dei “Berliner Philharmoniker”
1992, “La Scala”: dirige un concerto con i Wiener Philharmoniker a “La Scala”.
Conclude gli impegni con la “Staatsoper” di Vienna e inizia l’attività a tempo pieno in veste di Direttore Artistico dei “Berliner Philharmoniker”.
La vita culturale berlinese è considerevole e le iniziative per rinnovare di sana pianta la capitale della nuova Germania riunificata, coinvolgono i “Berliner Philharmoniker” che diventano un perno di progetti e proposte che catturano tutte le forme d’Arte.
Infatti, commissionano nuove composizioni ed diffondono il loro repertorio verso la musica contemporanea.
La prima stagione sinfonica si fonda su “Prometeo”, il cui programma spazia da Beethoven a Luigi Nono e, nello stesso anno, rappresenta “Boris Godunov” e l’adoratissimo “Wozzeck” con la “Chicago Symphony Orchestra”.

1992-93: con la collaborazione di Natal’ja Gutman, pianifica la prima edizione degli “Incontri Berlinesi” (“Berliner Begegnungen”), affinché i giovani migliori talenti si confrontino con grandi artisti.

1992, bicentenario rossiniano: esecuzione a Ferrara dell’opera “Il viaggio a Reims” (lo riprenderà a Vienna e a Tokyo), dopodiché rappresenta “Da una casa di morti” di Leoš Janáček.
Nella seconda “Stagione Berlinese”, la rassegna è dedicata al poeta e filosofo Friedrich Hölderlin e il programma parte, idem, dalla musica romantica tedesca alla musica contemporanea.
1993: dirige “Pelléas et Mélisande” con Frederica von Stade al “Royal Opera House” di Londra e un concerto con i “Berliner Philharmoniker” al Teatro “La Scala” (è la sua ultima apparizione scaligera).  

1994:
. Organizza, per il Festival di Pasqua, “Kontrapunkte”, ciclo dedicato alla musica contemporanea, dopodiché termina le trasferte in Giappone di “Boris Godunov” e di “Le nozze di Figaro” e la collaborazione con la “Wiener Staatsoper”.
In questo Teatro, ha diretto 175 rappresentazioni.

In seguito, rappresenta “Le nozze di Figaro” a Ferrara, e “Boris Godunov” (a Berlino e a Salisburgo); idem, per “Elettra” di Richard Strauss.
In tale anno, vince il Premio “Ernst von Siemens”.
. La Stagione dei “Berliner Philharmoniker” ha, come tema, il “Faust” con musiche di Mahler, Busoni, Liszt, Schumann e Berlioz.
. Il ciclo dedicato ai “Miti e l’Antichità greca” inizia a fine anno ed ha le musiche di Brahms, Musorgskij, Berlioz, Stravinskij, Monteverdi, Benda, Pergolesi, Purcell, durante cui viene presentata la prima mondiale di “Stele” di György Kurtág.

1995:
. Inizio d’anno: a Ferrara viene allestito “Il Barbiere di Siviglia”, con la “Chamber Orchestra of Europe”.
Per il Teatro “La Fenice” dirige un concerto nel “PalaFenice al Tronchetto” e idea e dirige la proiezione del film “Luigi Nono – Il canto sospeso”, nella Sale Apollinee, con Barbara Bonney e Gian Maria Volonté .
. A Berlino, la figura di Shakespeare è oggetto della Stagione con musiche di Berlioz, Felix Mendelssohn, Richard Strauss, Pëtr Il’ič Čajkovskij e Sergej Prokof’ev.

1996:
. Dirige un concerto nel “PalaFenice al Tronchetto” per il Teatro “La Fenice”.

. Riprese e allestimenti:
.. Firenze (“Elettra” di Richard Strauss), a Berlino e l’anno successivo a Salisburgo “Wozzeck” di Berg (nell’ambito di un ciclo dedicato al duo Berg-Büchner).
Qui, avviene la prima esecuzione di brani inediti di autori contemporanei come Rihm, Kurtág e Vacchi.
.. Prima della fine dell’anno, la “Gustav Mahler Jugendorchester” cambia nome prendendo quello di “Mahler Chamber Orchestra”.

1997:
. Tale anno si apre, idem, con la presentazione a Ferrara di un’opera importante, “Don Giovanni” di Mozart.
. In primavera, al Teatro “Regio” di Torino, dirige “Otello” di Verdi, con regia di Ermanno Olmi e, a capo dei “Berliner Philharmoniker”, dirige il Concerto Inaugurale per la riapertura del Teatro “Massimo” di Palermo.
. Il “Wanderer” è il tema della Stagione Berlinese che viene inaugurata dal “Fierrabras” di Schubert.
Altri autori: Mahler, Strauss, Wagner e Liszt.

1998:
. Ripresa di “Boris Godunov” al “Festival di Salisburgo”.
Durante l’anno, le opere allestite sono: a Berlino, “Falstaff”; al “Festival di Aix-en-Provence”, . “Don Giovanni” (qui, con la regia di Peter Brook).
La Stagione berlinese si rivolge al tema “Amore e Morte” (Liebe und Tod) e comprende “Tristano e Isotta” di Richard Wagner, oltre a musiche di Berlioz, Schönberg, R. Strauss, Henze.

1999:
. All’inizio dell’anno, a Ferrara, viene presentata “Falstaff” di Verdi.

. A capo della “Mahler Chamber Orchestra”, In estate, compie un tour musicale in America ed Europa ed, in tale occasione, promuove l’iniziativa atta a sostenere i giovani musicisti cubani, raccogliendo strumenti musicali.
. Nella stagione ’99-2000 dei Berliner Philharmoniker, per il ciclo italiano “Amore-morte”, presenta “Tancredi e Clorinda” di Monteverdi, “Simon Boccanegra” di Verdi in forma semi-stage (ripreso a Salisburgo, a Pasqua, con la regia di Stein) e un concerto dedicato al mito di Orfeo.

2000:
. L’anno si apre con la rappresentazione, a Ferrara, di “Così fan tutte” di Mozart, con la regia di Mario Martone.
. A Salisburgo: ripresa di “Simon Boccanegra”.
. Per il Teatro La Fenice: nella Chiesa di Santo Stefano, dirige il concerto “Claudio Abbado per Luigi Nono”.
. Dopo qualche tempo, gli viene diagnosticata una malattia grave, per cui viene sottoposto urgentemente ad un intervento chirurgico, con sospensione della sua attività per alcuni mesi.
Riprende a lavorare nell’ottobre 2000, decidendo anche di effettuare una tournée in Giappone, nonostante le condizioni di salute ancora precarie.

Battuto al computer da Lauretta

venerdì 15 luglio 2022

CLAUDIO ABBADO: ECCELLENTISSIMO DIRETTORE D'ORCHESTRA (PARTE QUARTA)

 

QUARTA PARTE     


1983: 

. Nuovo allestimento del "Boris Godunov" al "Covent Garden" di Londra. 

A Milano riprende "Lohengrin", dirige un concerto con l'Orchestra Filarmonica de "La Scala", la Sinfonia n. 7  di Mahler e "L'italiana in Algeri" di Rossini con Lucia Valentini Terrani ed Enzo Dara.


1984: 

.  Debutta al "Teatro dell'Opera" di Vienna con "Simon Boccanegra", in cui cantano Renato Bruson e Katia Ricciarelli. 

. Al "Rossini Opera Festival", dopo il silenzio di decenni, effettua la prima ripresa in tempi moderni di "Le voyage à Reims ou L'hôtel du Lys d'or" (Il Viaggio a Reims ossia L'hotel del giglio d'oro) di Gioachino Rossini, nell'Auditorium "Pedrotti" di Pesaro, con un cast stellare formato da molti dei cantanti rossiniani di quegli anni come Katia Ricciarelli, Cecilia Gasdia, Lucia Valentini Terrani, Bernadette Manca di Nissa, William Matteuzzi, Leo Nucci, Samuel Ramey e Dara per la regia di Luca Ronconi.  

. A Venezia, dirige la prima mondiale del "Prometeo" di Nono. 

. Stagione de "La Scala" 1984/1985: apertura con "Carmen" di Bizet in una nuova edizione critica con Domingo e Verrett e quindi riprende il "Barbiere di Siviglia" rossiniano con Dara,  von Stade e Nucci.


1985: 

. Dirige due concerti con Salvatore Accardo e Maurizio Pollini, riprende il "Macbeth" verdiano con Cappuccilli, Ghiaurov e Ghena Dimitrova, porta a "La Scala" l'opera "Il Viaggio a Reims" con Ricciarelli, Gasdia, Valentini Terrani, Matteuzzi, Nucci, Ramey e Dara, dirige la "Messa di requiem" di Verdi con Montserrat Caballé, Valentini Terrani e Ramey nella Chiesa di San Marco di Milano e "Prometeo" di Nono nello Stabilimento "Ansaldo". 

. Nell'ambito del "Festival Mahler", insieme a musiche di Berg, Ives e Mahler al "Barbican" di Londra, Vienna e il "Ventesimo Secolo", dirige il Concerto per pianoforte di Arnold Schönberg con Maurizio Pollini.  



1986-1991: Abbado =  Da Vienna a Berlino  


1986: 

. Abbado lascia la direzione artistica de "La Scala": decisione che origina una spaccatura fra i suoi nostalgici e i sostenitori del nuovo Direttore, Riccardo Muti. 

. Maggio: le ultime esecuzioni milanesi di Abbado sono l'opera "Pelléas et Mélisande" di Claude Debussy (con Frederica von Stade e Ghiaurov). 

. Giugno: sempre dedicato a Debussy, dirige un programma sinfonico. 


. I rapporti con la nuova Direzione Amministrativa e Musicale del teatro milanese sono tesi  a causa di problemi, per cui da qui, la sua decisione di lasciare "La Scala", il Teatro attraverso il quale è stato reso celebre nel Mondo, assume il prestigioso incarico di Direttore Musicale della "Staatsoper" di Vienna e fonda la "Gustav Mahler Jugendorchester".


La Staatsoper di Vienna

Ottobre 1986: il suo debutto come Direttore Artistico a Vienna ha luogo dirigendo l'opera verdiana "Un ballo in maschera" con Luciano Pavarotti, Piero Cappuccilli e Margaret Price. 

1987: Vienna gli conferisce la nomina di Direttore Musicale Generale della città. 

Questo incarico prevede la supervisione di tutta la descrizione delle iniziative musicali a  Vienna e  gli permette tutta la libertà d'iniziativa e d'azione che, chiaramente, gli è  mancata nell'ultimo periodo milanese. 

Maggio: con l'Orchestra della Staatsoper e con William Matteuzzi, Enzo Dara, Frederica von Stade, Leo Nucci e Ferruccio Furlanetto e dirige "Wozzeck" di Berg con Hildegard Behrens.  

Settembre: dirige "L'italiana in Algeri" di Rossini con Agnes Baltsa, Frank Lopardo, Ruggero Raimondi ed Enzo Dara.   


1988: 

. Dirige il Concerto di Capodanno di Vienna e fonda il "Festival Wien Modern", dedicato alla musica contemporanea. 

. Dopo la prima edizione, al cartellone musicale seguono altre iniziative di carattere culturale e artistico (mostre d'arte, rassegne teatrali), con la collaborazione degli istituti culturali italiani, francesi e tedeschi. 

. Durante l'anno, allestisce "Il viaggio a Reims" di Rossini con Cecilia Gasdia, Lucia Valentini Terrani, Montserrat Caballé, Ferruccio Furlanetto e Dara, "Fierrabras" di Franz Schubert con Karita Mattila, "Pelléas et Mélisande" di Debussy con Ghiaurov, Christa Ludwig e la von Stade e "Carmen" con Agnes Baltsa.

. L'integrale delle sinfonie e dei concerti per pianoforte di Beethoven sono eseguiti on i "Wiener Philharmoniker", e con Maurizio Pollini come solista. 

Questo programma è portato in tournée alla Scala, in Europa, Stati Uniti e Giappone (qui, solo le sinfonie). 


1989: 

. Oltre a occuparsi della seconda edizione di "Festival Wien Modern" (si ricorda che si sviluppa da festival musicale a festival dedicato alle varie forme d'arte), rappresenta la "Chovanščina" di Mussorgsky con Ghiaurov, "Elektra" di Richard Strauss (con due allestimenti scenici differenti) con Éva Marton e Cheryl Studer, e "Don Carlo" di Verdi con Renato Bruson, Mirella Freni e Agnes Baltsa.


Fine anno 1989: 

. Sua elezione a Direttore Principale e Artistico dai membri dell'Orchestra Filarmonica di Berlino. 

È il primo direttore non austro-tedesco eletto dagli orchestrali (il romeno Sergiu Celibidache era stato nominato ad interim dalle forze di occupazione nell'immediato dopoguerra). 

Sostituisce Herbert von Karajan, recentemente scomparso, per 35 anni "padrone incontrastato" dell'orchestra berlinese (Berliner Philarmoniker). 


1990: 

. Dirige "Lohengrin" di Wagner con Domingo e la Studer, "Don Giovanni" di Mozart con  Studer e Mattila, riprende il "Fierrabras" di Schubert, con i Wiener Philharmoniker.   


1991: 

. Dirige il Concerto di Capodanno di Vienna e prosegue il suo ciclo mozartiano rappresentando una lussuosa trasposizione di "Le nozze di Figaro" alla "Staatoper" di Vienna con Cheryl Studer e la regia di Jonathan Miller per celebrare il Bicentenario della morte di Mozart.

. Rappresenta "Boris Godunov" nell'allestimento londinese del 1983, con la regia di Andrej Tarkovskij, nel corso di un Festival dedicato al regista scomparso da poco. 

Dirige brani, in prima esecuzione (composti appositamente per Tarkovskij) di Kurtág, Rihm, Nono e Furrer. 


Battuto al computer da Lauretta 

mercoledì 13 luglio 2022

CLAUDIO ABBADO: ECCELLENTISSIMO DIRETTORE D'ORCHESTRA (PARTE TERZA)

TERZA PARTE:

1978: per il Teatro "La Fenice", suona il cembalo e dirige un concerto con musiche di Johann Sebastian Bach nella Chiesa di Santo Stefano (Venezia) ed è uno dei fondatori dell' "European Union Youth Orchestra" (la dirigerà sino al 1994).

Gennaio: nella Chiesa di San Marco, a Milano, dirige la "Messa di Requiem" di Verdi con Freni, Obraztsova, Pavarotti e Ghiaurov.

Febbraio: ripresenta "Al gran sole carico d'amore" di Luigi Nono al Teatro "Lirico", ospita a "La Scala" i "Wiener Philharmoniker" con il soprano Kiri Te Kanawa; dirige musiche di Johann Sebastian Bach, suona il clavicembalo nella chiesa di San Fedele (Milano) e in maggio, idem, le presenta nel Teatro "Manzoni" di Milano che - a quel tempo - si chiamava "Teatro della Via Manzoni - Renato Simoni".
Settembre: dirige un concerto in cui canta Lucia Valentini Terrani al Palasport di San Siro; a novembre dirige un concerto con Maurizio Pollini nella Sala "Verdi" del "Conservatorio Giuseppe Verdi" di Milano.
Ripresenta l'opera "Carmen" di Bizet con Ileana Cotrubaș e la Berganza a Edimburgo; all'Opéra di Parigi, rappresenta "Simon Boccanegra", che apre anche la Stagione Scaligera con Freni, Cappuccilli e Ghiaurov.

Abbado: prove di "Wozzeck" di Berg all'Opéra di Parigi del 1979

1979-1980: inizio della collaborazione fra l' "Opéra" di Parigi e "La Scala" di Milano, in occasione del "Festival Berg".
In questo ambito, presenta il "Wozzeck", mentre porta al Teatro "Alla Scala" la "Lulu", in edizione critica e integrale, sotto la direzione di Pierre Boulez.
Diventa Direttore Musicale della London Symphony Orchestra, con cui comincerà ad approfondire (e a registrare) la grande musica sinfonica.

1979: dirige la ripresa nel Teatro "alla Scala" di Milano di "Don Carlo" di Giuseppe Verdi con Mirella Freni, Josè Carreras, Elena Obraztsova e Renato Bruson/Leo Nucci; dirige la "Messa di requiem" di Verdi con Freni, Obraztsova e Ghiaurova nel Duomo di Cremona e nel Duomo di Como; dirige "Macbeth" con Cappuccilli, Ghiaurov e Verrett, "Wozzeck", un concerto con il violinista Salvatore Accardo nella Sala "Verdi" del Conservatorio "Giuseppe Verdi", un concerto con musiche di Verdi con Plácido Domingo, Ileana Cotrubaș, Leo Nucci, Piero Cappuccilli, Elena Obraztsova, Katia Ricciarelli e Mirella Freni, lo "Stabat Mater" di Giovanni Battista Pergolesi con Katia Ricciarelli e Lucia Valentini Terrani e musiche di Vivaldi nella Sala "Verdi" del Conservatorio "Giuseppe Verdi", un concerto con Kiri Te Kanawa e Rudolf Serkin, un concerto con Maurizio Pollini.

1980:
. Teatro "La Fenice" di Venezia: dirige lo "Stabat Mater" di Pergolesi e "Pulcinella" di Stravinskij nella Chiesa di Santo Stefano con Kaia Ricciarelli e Lucia Valentini Terrani e altri concerti sinfonici.
. Stagione Scaligera di Milano: apertura con "Boris Godunov" di Mussorgskij con Lucia Valentini Terrani, Fedora Barbieri e Ghiaurov;
. Duomo di Parma: dirige la "Messa di requiem" di Verdi con Freni e Pavarotti.
. Programma fortemente innovativo con "Oedipus Rex" di Stravinskij con Ghiaurov e Obraztsova, "Erwartung" di Arnold Schönberg e "Il Mandarino meraviglioso" di Bela Bartók. Poi, dirigerà un concerto con Alfred Brendel.

1981:
. Teatro La Fenice: Dirige due concerti sinfonici.
. La "Chamber Orchestra of Europe" nasce dall' "Orchestra Giovanile Europea", della quale è stato fino alla sua scomparsa Artistic Adviser.
. Il legame con la "Chicago Symphony" si approfondisce e ne diventa Direttore Ospite Principale.
. In occasione del centenario della morte dell'autore, riprende il "Boris Godunov" (Mussorgskij Festival), con Ghiaurov, Valentini Terrani e Fedora Barbieri,
. Organizza e rappresenta una rassegna di musica sinfonica e corale attraverso un concerto con musiche di Verdi eseguite dalla "London Symphony Orchestra" e allestisce anche la "Kovanchina" (altra opera importante di Mussorgskij).
. Centenario della nascita di Bela Bartók: rappresentazione di un ciclo in collaborazione del "Teatro dell'Opera" di Budapest e, per contraccambiare tale collaborazione, in tournée nell'Europa dell'Est, durante l'estate dirige la "Messa di Requiem" di Verdi con Verrett e Obraztsova; al "Kulturalpalast" di Dresda, nella Cattedrale di San Vito a Praga, al Teatro "Erkel" di Budapest (con Lucia Valentini Terrani), nel "Nuovo Palazzo della Cultura" di Sofia (con Ghiaurov), nell' "Antico Teatro di Epidauro" di Atene e nel Teatro "Bunka Kaikan" di Tokyo (con Mirella Freni).


Claudio Abbado nel 1982

1982:
. Autunno: è in Giappone, ospite con l'orchestra de "La Scala" dove porta "Simon Boccanegra" con Cappuccilli, Freni, Ghiaurov, nel Teatro "Bunka Kaikan" e "Il barbiere di Siviglia" (Rossini) con Dara, Valentini Terrani, Nucci e Furlanetto al Teatro "N.H.K"; entrambi Teatri di Tokyo.
. Con "Lohengrin" di Richard Wagner apre la "Stagione Scaligera 1982-1983", con Anna Tomowa-Sintow e la regia di Strehler.
. Produce, con Jean-Pierre Ponnelle, dal Teatro "Alla Scala", un altro film-opera di Rossini: è "La Cenerentola" e, nel cast, cantano Frederica von Stade, Paolo Montarsolo, Francisco Araiza e Claudio Desderi.

Nel Teatro "Alla Scala" di Milano, dirige "Simon Boccanegra" di Giuseppe Verdi con Freni, Cappuccilli e Ghiaurov; dirige la Sinfonia n. 3 di Mahler con Valentini Terrani, un concerto con Salvatore Accardo e Bruno Giuranna e riprende "La Cenerentola".
. Maggio: in occasione del centenario della nascita si tiene un convegno e una serie di concerti dedicati a Igor' St"ravinskij.
. Viene fondata l'Orchestra Filarmonica della Scala", diventando, nel tempo, corpo autonomo rispetto al Teatro.

Battuto al computer da Lauretta