sabato 25 marzo 2023

LUCIANO PAVAROTTI

Luciano Pavarotti nasce a Modena il 12 ottobre 1935 e muore a Modena il 6 settembre 2007.

E’ un tenore italiano.E’ considerato uno dei maggiori tenori di tutti i tempi e tra i massimi esponenti della Musica Lirica, oltre ad essere una celebrità mondiale con Carlo Bergonzi, Enrico Caruso, Franco Corelli, Mario Del Monaco, Giuseppe Di Stefano, Beniamino Gigli e Tito Schipa.

Con il “Pavarotti & Friends” e le sue parecchie collaborazioni (fra cui il Gruppo de “I Tre Tenori” con i colleghi spagnoli Plácido Domingo e José Carreras), rende più solida una popolarità che gli ha dato fama anche fuori dell’ambito musicale.
Superando i 100 milioni di copie vendute nel Mondo, anche per vendite, si troverebbe fra i primissimi cantanti di ogni genere musicale, oltre ad essere fra i cantanti italiani di maggior successo a livello internazionale.

La sua carriera dura mezzo secolo abbondante e, da “Maestro” qual è, vince sei “Grammy Awards”, di cui un “Grammy Legend Awards”, attribuitogli nel 1998.
2001: grazie ai suoi contributi nel mondo della Musica, riceve il “Kennedy Center Honors” e gli vengono conferite le più alte onorificenze della Repubblica Italiana. 

Carriera di Luciano Pavarotti:

Nasce da Fernando Pavarotti e da Adele Venturi, dal cui matrimonio nasce anche sua sorella minore, la pallavolista Gabriella.

Il padre è un fornaio nell’Arma dei Carabinieri che si diletta a cantare come dilettante in una piccola associazione di coristi non professionisti, la «Corale Gioachino Rossini» di Modena.
Trasmette al figlio la passione per la musica operistica e il figlio rimane interessato.

Per diventare un docente di educazione fisica, inizia dedicandosi agli studi dell’insegnamento per, poi, istruire nelle Scuole Elementari per due anni, dopo essersi iscritto all’ “Istituto Magistrale di Modena” (la stessa scuola frequentata anche da Francesco Guccini).
Pavarotti evita il Coservatorio, studiando con il tenore Arrigo Pola (di cui mantiene canoni e principi nella sua futura carriera) e, tre anni dopo, a seguito della partenza del suo Maestro per il Giappone, continua la sua preparazione con il Maestro Ettore Campogalliani, con il quale perfeziona la tecnica del fraseggio e della concentrazione.
Pavarotti stesso ammette che “Pola e Campogalliani sono rimasti per sempre i suoi unici e onorati Maestri”.
Apro una parentesi: ho conosciuto personalmente il Maestro Arrigo Pola, persona gentilissima e professionalissima.

1955: entrato pienamente nel mondo dell’Opera Lirica, sempre continuando i suoi studi canori, consegue il primo successo musicale, in Galles, durante una delle sue esibizioni con il padre e la “Corale Rossini”, nel corso del “Festival di Llangollen” dove la Corale riceve il Primo Premio.

1995: dopo quarant’anni, torna a Llangollen, esibendosi in un Concerto contenente le più famose arie. 

L’affermazione di Pavarotti:

1961: ottiene il primo riconoscimento personale a Reggio Emilia, nel “Concorso Internazionale Achille Peri”, organizzato da Luigi “Gigetto” Reverberi, Talent Scout di giovani cantanti lirici (da Luciano Pavarotti a Renata Tebaldi, a Fiorenza Cossotto, eccetera).
La vittoria di questo Concorso, gli permette di esibirsi davanti al grande pubblico: il 29 aprile 1961, viene consacrato artisticamente nel Teatro “Municipale” di Reggio Emilia per l’interpretazione del ruolo di Rodolfo ne “La bohème” di Puccini, diretta da Francesco Molinari Pradelli e lo stesso Pavarotti ammetterà che “Tale ruolo è rimasto quello più rappresentativo del suo repertorio, tanto che Rodolfo sarebbe divenuto nel corso della sua carriera una sorta di suo alter ego sul palco”.

La rappresentazione de “La bohème” è riproposta in diverse città italiane ed estere e, inoltre, Pavarotti interpreta il Duca di Mantova in “Rigoletto” a Carpi, a Brescia e al Teatro “Massimo” di Palermo sotto la direzione del Maestro Tullio Serafin, ottenendo un buon successo che lo consacra “tenore” in tutta Italia.

Idem, 1961: è Alfredo Germont ne “La traviata” di Verdi durante la tournée a Belgrado del Teatro “La Fenice” di Venezia.    


Pavarotti e i loggioni stranieri:

Febbraio 1963: in Italia, la sua fama è consolidata però è ancora poco conosciuto all’Estero, ma “La bohème”, al teatro “Wiener Staatsoper”, gli permette di farsi conoscere al pubblico straniero.

1963: la “Royal Opera House del Covent Garden” di Londra esprime a Pavarotti parecchie richieste per replicare il personaggio di Rodolfo de “La bohème”, prima dell’arrivo là di Giuseppe Di Stefano il quale, a causa di un’improvvisa malattia, viene sostituito proprio da Pavarotti.
Lo rimpiazza in teatro e al “Sunday Night at the Palladium”, un noto spettacolo televisivo inglese seguito da più di 15 milioni di telespettatori.

Idem, 1963: è il Duca di Mantova in “Rigoletto” alla “Wiener Staatsoper”.

Poco tempo dopo, Pavarotti incide per l’etichetta discografica Decca Records, dopodiché, viene avvicinato dal giovane Direttore d’Orchestra Richard Bonynge, che gli chiede di cantare con sua moglie, Joan Sutherland.

1965: con la Sutherland tocca per la prima volta gli Stati Uniti e, a Miami, interpreta Edgardo di “Lucia di Lammermoor” di Donizetti, idem, sotto la direzione di Bonynge.
Successivamente, Joan Sutherland canta con Pavarotti ne “La sonnambula” di Bellini alla “Royal Opera House del Covent Garden” e ne “La traviata” di Verdi.


Al Teatro “Alla Scala”:

1965: Pavarotti interpreta “L’elisir d’amore” di Donizetti e, nello stesso anno, debutta al Teatro “Alla Scala” di Milano perché richiesto da Herbert von Karajan; qui, canta con Mirella Freni ne “La bohème” di Puccini e, a seguito del successo conseguito, l’anno dopo, il tenore è chiamato nuovamente per la “Messa da Requiem” in memoria di Arturo Toscanini.

1965-1966: interpreta “I Capuleti e i Montecchi” di Vincenzo Bellini sotto la direzione di Claudio Abbado (allestimento portato in trasferta al “Festival Mondiale di Montreal” in occasione dell’Expo 1967 nella “Salle Wilfrid Pellettiere”) e di “Rigoletto” di Verdi, diretto da Gianandrea Gavazzeni.

1966-1967: successo delle esibizioni alla “Royal Opera House” di Pavarotti e della Sutherland ne “La Fille du régiment” di Donizetti che, attraverso i famosi “nove Do” di Tonio, sei anni dopo, permette al tenore di imboccare la strada della leggenda.

1966: è Rodolfo ne “La bohème alla “Wiener Staatsoper” di Vienna, città in cui Pavarotti canta fino al 1996, in cinquantasei rappresentazioni.

1967: interpreta Tebaldo de “I Capuleti e i Montecchi” di Bellini al “Festival Internazionale di Edimburgo” con la “London Symphony Orchestra” diretta da Claudio Abbado

1968 e 1969: Pavarotti ottiene ancora successo interpretando i “nove Do” di Tonio ne “La figlia del reggimento” al Teatro “Alla Scala”, teatro dove sarà presente nelle Stagioni Liriche fino al 1992, oltre a tenere un recital nel 1988.

1968: è Lord Arturo Talbo-Arthur Talbot al Teatro Massimo “Vincenzo Bellini” di Catania per la ripresa de “I puritani”, melodramma serio e ultimo lavoro di Vincenzo Bellini.

1969: è Lord Arturo Talbo nella prima rappresentazione radiofonica nell’Auditorium RAI del Foro Italico di Roma dell’opera “I puritani”.La conquista dell’America, l’affermazione mondiale, “dai palchi ai parchi”:

1967: è Rodolfo ne “La bohème”, al “San Francisco Opera”.

1968: è Edgardo in “Lucia di Lammermoor”, sempre a San Francisco; in seguito, è ancora Rodolfo ne “La bohème” con cui esordisce alla “Metropolitan Opera House”.

1969: è ancora alla “San Francisco Opera” come Rodolfo ne “La bohème” e come Nemorino ne “L’elisir d’amore”.

1970: è al “Metropolitan” come Nemorino ed è Alfredo ne “La Traviata”.
Nello stesso anno, per la Decca, incide “Un Ballo in Maschera” con Renata Tebaldi.

1971: è ancora Rodolfo al “Met” ed è il Duca di Mantova in “Rigoletto” alla “Covent Garden Royal Opera House” di Londra.

Allo “Sferisterio” di Macerata, deve interpretare “Lucia di Lammermoor” ma il giorno della “prima”, una laringite improvvisa lo costringe ad essere sostituito dal tenore Carlo Bini.

1972: è Lord Arturo Talbo de “I puritani”, nella ripresa presso la “Metropolitan Opera House” di Filadelfia.

17 febbraio 1972: alla “Metropolitan Opera House” di New York, in occasione dell’opera “La Fille du Régiment”, nell’aria di Tonio “Ah, mes amis”, esegue i difficilissimi nove “Do acuti” in maniera sciolta e naturale, ricevendo una standing ovation senza precedenti che lo chiama al sipario 17 volte: un vero record.

Al “Metropolitan”, Pavarotti resta in cartellone fino al 2004 partecipando a circa trecentottanta rappresentazioni, interpretando anche il Duca di Mantova in “Rigoletto”, Nemorino ne “L’elisir d’amore”, Arturo ne “I puritani”, il cantante italiano in “Der Rosenkavalier”, Manrico ne “Il trovatore”, Fernando ne “La favorita”, Cavaradossi in “Tosca”, Riccardo in “Un ballo in maschera”, Rodolfo in “Luisa Miller”, Idomeneo nell’omonima “Idomeneo”, “Ernani” nell’opera omonima, Radamès in “Aida”, “Guest” in “Die Fledermaus”, Oronte ne “I Lombardi alla prima Crociata”, Canio ne “I Pagliacci”, “André Chénier” nell’opera omonima, “Messa da Requiem” di Verdi, Calàf in “Turandot”, il “Freni-Pavarotti-Levine Concert” del 1985, il “Concerto Pavarotti-Levine” del 1988 ripreso dalla TV, il “Gala Performance” per celebrare venticinque anni al “Met” insieme a Domingo del 1993, il “Luciano Pavarotti Recital” del 1994, il “Luciano Pavarotti Concert” del 1997, il “Pavarotti Gala” del 1998 per celebrare il trentesimo anniversario dal debutto al “Met”.

1972: è Edgardo di Ravenswood in “Lucia di Lammermoor”, a San Francisco.
Alla “San Francisco Opera” lavora fino al 1991 e tiene anche due recital (nel 1983), due concerti nel 1984 e uno nel 1991.

1972: esordisce all’ “Arena” di Verona con “Un Ballo in maschera” di Verdi.

1973: torna in Arena con “La bohème” di Puccini diretta da Peter Maag e in “Lucia di Lamermoor” di Donizetti accanto al soprano Cristina Deutekom.
Idem, 1973: è Edgardo in “Lucia di Lammermoor” alla “Covent Garden Royal Opera House” di Londra, dove va in scena in venti rappresentazioni fino al 2002.

1974: è Riccardo in “Un ballo in maschera”, al Teatro “La Fenice” di Venezia, Fernando nella ripresa del “Teatro Comunale” di Bologna di “La favorita” di Donizetti e canta nel “Requiem” di Verdi al “Festival Internazionale di Edimburgo” diretto da Carlo Maria Giulini.
Idem, 1974: è il Duca di Mantova in “Rigoletto” allo “Sferisterio” di Macerata.

1975: è Fernand di “La favorite” di Donizetti nella prima rappresentazione in forma di concerto (per l’Orchestra del “Metropolitan”) nella “Carnegie Hall” di New York.

Appare per l’ultima volta allo “Sferisterio” di Macerata in “Un ballo in maschera” e, al termine della sua esibizione, dichiara: «Lo Sferisterio è qualcosa di meraviglioso.
Non esiste al mondo un teatro all’aperto dotato di palchi e con un’acustica così perfetta. E vi consiglio di non chiamare Arena questo luogo. L’arena è uno spazio dispersivo, lo Sferisterio è un vero teatro».

Pavarotti diventa conosciuto al grande pubblico attraverso le esecuzioni sempre più riprese dalla television come, ad esempio, Rodolfo, ripreso dal vivo al “Metropolitan” di New York nel marzo 1977 (assieme a Renata Scotto), che raccoglie l’audience più alta per un’opera teletrasmessa.
All’artista sono andati diversi Grammy Award e dischi di platino e d’oro.

1978: è all’Arena ne “Il trovatore” di Verdi con Katia Ricciarelli, Piero Cappuccilli e Fiorenza Cossotto, sotto la direzione orchestrale di Gianandrea Gavazzeni.
Al termine della romanza “Di quella pira”, Pavarotti emette l’acuto finale (non indicato sulla partitura da Verdi, ma creato dal primo interprete, Carlo Baucardé) provocando uno scrosciante e lunghissimo applauso nel pubblico areniano.
Dicembre 1978: partecipa al programma “Good Morning America”, ritornandoci nel febbraio 1980 e nel giugno 1993.

1980: al “Central Park” di New York, canta in “Rigoletto” in forma di concerto, a cui partecipano oltre 200.000 persone, dopodiché canta Rodolfo ne “La bohème” alla “San Diego Opera”.

Maggio 1984: sua esibizione nella importantissima “Royal Opera House” di Londra e, di fronte a Lady Diana e al marito Carlo d’Inghilterra, oltre al pubblico di 2.000 persone, glorifica, interpretandolo grandemente, il Concerto di beneficenza londinese, conseguendo cinque minuti consecutivi di applausi dal pubblico e quattro chiamate in scena.

1985: Concerto allo “Sports Arena” per il “San Diego Opera”.

Giugno 1986: Pavarotti si esibisce a Pechino, nell’attesissimo Concerto al “Teatro delle Esposizioni”, ottenendo grande successo dal pubblico, che lo rivuole in scena per un secondo spettacolo ripreso in diretta dalle TV cinesi, italiane e americane.
Seguono altri spettacoli (tra cui “La bohème”) che provocano grande entusiasmo nel pubblico orientale.

Dagli Anni Novanta: Pavarotti cura molto i concerti all’aperto in stadi e parchi, concerti che si rivelano ottimi successi.

1987: canta “Nessun dorma” con la “London Philharmonic Orchestra” diretta da Zubin Mehta nella colonna sonora del film “Le streghe di Eastwick” (lo stesso brano viene riproposto anche nella colonna sonora del film “L’amore ha due facce” del 1996) ed una selezione da “Madama Butterfly” con Mirella Freni e Christa Ludwig diretta da Herbert von Karajan nella colonna sonora del film “Attrazione fatale”.

1988: Luciano Pavarotti cura la regia dell’opera “La favorita” per il Teatro “La Fenice” di Venezia.
24 febbraio 1988: Luciano Pavarotti canta come Nemorino ne “L’elisir d’amore” di Donizetti alla “Deutsche Opera” di Berlino, venendo applaudito per un’ora e sette minuti, oltre ad essere richiamato sul palco 165 volte, detenendo così il primato dell’applauso più lungo e il record delle chiamate alla ribalta.

1990: la stagione dell’ “Arena” di Verona è l’ultima in cui Luciano Pavarotti canta là.
La Sovrintendenza organizza la rappresentazione “colossale” di una “Messa da Requiem” di G. Verdi alla quale partecipa il “World Festival Choir”, composto da circa 2.500 coristi provenienti da tutto il mondo.
Attraverso il sostegno dell’ “Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati” le esecuzioni sono dedicate ai quindici milioni di uomini perseguitati o cacciati dalla propria patria a causa della guerra.
Durante la serata del 5 agosto, è presente anche Lady Diana.
Nello spettacolo, presenziano – fra gli altri – il direttore Lorin Maazel e il mezzosoprano Dolora Zajick.

1990: interpreta Mario Cavaradossi in “Tosca” al Teatro dell’ “Opera di Roma”.

1991: in presenza di un pubblico di 330.000 persone, di Lady Diana e il marito Carlo, Pavarotti si esibisce a Londra, al “Hyde Park”, venendo seguìto dal vivo in televisione in Europa e negli Stati Uniti.
Grazie alla carica di Pavarotti e alla sua voce straordinaria, la rappresentazione colpisce alquanto l’opinione pubblica inglese, spingendo un gruppo di duecento fra artisti e personalità illustri inglesi a chiedere di conferire al tenore il titolo di Lord.

Dicembre 1991: allo stadio “Pacaembù” di San Paolo del Brasile, oltre 50.000 spettatori paganti si riuniscono per il Concerto di Pavarotti e del soprano Sumiva Moreno, al cui termine si tiene uno spettacolo pirotecnico.

1992: all’Opéra National de Paris, è Riccardo in “Un ballo in maschera” e tiene un Concerto allo “Sports Arena” per la “San Diego Opera” con Leone Magiera.

Idem, 1992: per la prima volta collabora con un artista non lirico: si tratta del suo amico e collega Zucchero Fornaciari, con il quale incide il brano “Miserere”, compreso nell’album omonimo e, da questa collaborazione, ha origine il celebre evento periodico “Pavarotti & Friends”.

Giugno 1993: oltre 200.000 persone si riuniscono per il suo Concerto gratuito a “Central Park” di New York e lo spettacolo, in diretta televisiva, è seguito da milioni di persone.
Idem, partecipa al “World Music Awards”.

Settembre 1993: a Parigi, presso la “Tour Eiffel”, più di 70.000 persone sono presenti ad un concerto trasmesso anche in diretta TV da Canal+.

1993: tiene un concerto con Anna Caterina Antonacci al Teatro “La Fenice” di Venezia.

1994: al Teatro “San Carlo” di Napoli è Riccardo in “Un ballo in maschera” e, nel
1996: è Mario Cavaradossi in “Tosca” assieme all’amica soprano Raina Kabaivanska e al baritono spagnolo Juan Pons.

1996: al Teatro “Regio” di Torino, in occasione del centenario dell’opera, Luciano Pavarotti canta “La bohème” di Puccini con Mirella Freni, Lucio Gallo, Pietro Spagnoli, Nicolaj Ghiaurov sotto la direzione di Alfredo Mariotti (la diretta televisiva registra più di tre milioni di telespettatori).

1997: è Nemorino in “L’elisir d’amore” al Teatro “San Carlo” di Napoli e,
con la “National Philharmonic Orchestra”, diretta da Giancarlo Chiaramello,
canta “O’ Sole mio!” nella colonna sonora del film “Marius e Jeannette”.
Idem, 1997: per la regia di Franco Zeffirelli, al “Metropolitan” di New York, interpreta il principe Calaf in “Turandot”, sotto la direzione orchestrale di James Levine.

1999: dall’opera “Martha” di Friedrich von Flotow, canta “M’appari tutt’amor”, nella colonna sonora del film “Terapia e pallottole”.
Idem, nel 1999: è Cavaradossi al “Metropolitan” di New York.

2000: in un Concerto di Gala, alla “Detroit Opera House”, canta “Aida” con Fiorenza Cedolins ed esegue “La donna è mobile” con la “London Symphony Orchestra” diretta da Richard Bonynge, nella colonna sonora del film “The Family Man”.
Idem, 2000: è all’ “Opera” di Roma per il centenario di “Tosca”.

Gennaio del 2001: è Radamès in una favolosa “Aida” al “Metropolitan”.
L’allora Presidente U.S.A Clinton assiste alla prima recita.

30 giugno 2001: tiene un Concerto alla “Sports Arena” per la “San Diego Opera” con Leone Magiera e Cynthia Lawrence.

Luglio del 2001: per la seconda volta, il tenore modenese si esibisce a “Hyde Park”, a Londra, davanti ad un pubblico di 70.000 persone.

2001: nella colonna sonora del videogioco “Twisted Metal: Black”, canta “Vesti la giubba” (da “I pagliacci”) e “Chi mi frena in tal momento” dalla “Lucia di Lammermoor” con Renata Scotto e Piero Cappuccilli sotto la direzione di Francesco Molinari Pradelli; inoltre, nel videogioco “Grand Theft Auto III” canta “La donna è mobile” con Renata Scotto e l’Orchestra e Coro del Teatro “Comunale” di Firenze diretti da Carlo Maria Giulini.

29 aprile del 2001: al Teatro “Comunale” di Modena, festeggia i quarant’anni di carriera con un Gala che comprende stelle internazionali della Lirica come Jose’ Carreras, Fiorenza Cedolins, Plácido Domingo, Renata Scotto.

2002: al Forum “Grimaldi” di Montecarlo, si esibisce nel Gala “Pavarotti canta Verdi”, con la partecipazione di Fiorenza Cedolins, Francesco Ellero D’Artegna, Elena Zaremba.     


I Tre Tenori:

7 luglio 1990: in un Concerto rappresentato alle “Terme di Caracalla”, e diretto da Zubin Mehta, in occasione della “Finale del Campionato del Mondo di Calcio” tenuta a Roma, cantano «I Tre Tenori» Luciano Pavarotti, José Carreras e Plácido Domingo.
L’orchestra, risultante dall’assiemaggio di due orchestre, è composta da 180 elementi: quella del “Teatro dell’Opera” di Roma e quella del “Maggio Musicale Fiorentino”.
In vista del grande successo, nonostante le Terme di Caracalla siano capienti per circa 6.000 posti, vengono richiesti più di 200.000 biglietti.
I «Tre Tenori» cantano arie liriche tratte da opere famose e brani provenienti dal repertorio musicale popolare da tutto il Mondo (“Cielito lindo”, “Oci Ciornie”, “La Vie en rose”, “Memory”, “Amapola”, “Torna a Surriento”, ” ‘O sole mio “, “Core ‘ngrato”).
Il medley, preparato appositamente da Lalo Schifrin, dove i tre tenori cantano insieme, diventa il punto più alto della serata.

Tale avvenimento segna l’inizio dei Concerti in cui i tre grandi artisti canteranno assieme; tra i più importanti sono da ricordare i Concerti:
. 17 luglio 1994: a Los Angeles (“Finale del Campionato Mondiale di Calcio USA”).
Fra gli spettatori, sono presenti Frank Sinatra e Gene Kelly, a cui “I Tre Tenori” dedicano “My Way” e “Singin’ in the rain”.

1997: “I Tre Tenori” sono a Modena, città natale di Pavarotti e, qui, è presente Michael Jackson.
. 1998: “I Tre Tenori” sono a Parigi per la “Finale dei Mondiali di Francia” e
. nel 2002: a Yokohama per la “Finale dei Campionati Mondiali di Calcio”, in Giappone e Corea.   


Le ultime esibizioni:

Zucchero Fornaciari, amico di Pavarotti, lo convince a partecipare al Concerto-Evento alla “Royal Albert Hall” di Londra del 6 maggio 2004 per l’apertura dello Zu & Co. Tour.
Durante la serata i due cantanti duettano nel brano “Miserere”.

Idem, 2004: al “Metropolitan Opera House”, attraverso «Tosca», Pavarotti dà l’addio ufficiale all’Opera, e riceve un’ovazione di 35 minuti dai 4.000 spettatori al suo apparire sul palco, poco dopo l’inizio del primo atto.

Idem, 2004: si esibisce in un Concerto all’Arena di Pola, nella Penisola d’Istria, in Croazia in cui, nel 2002, aveva cantato con Plácido Domingo e José Carreras.

10 febbraio 2006: durante la cerimonia di apertura dei “XX Giochi Olimpici Invernali” a Torino, Pavarotti tiene la sua ultima esibizione e canta in playback (a causa delle temperature molto rigide) “Nessun dorma” dal terzo atto di “Turandot” di Giacomo Puccini, registrata in studio qualche settimana prima.

Luglio dello stesso 2006: viene operato d’urgenza in un ospedale di New York per l’asportazione di un tumore maligno al pancreas.


Premi e riconoscimenti:
Onorificenze:

Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di gran croce dell’Ordine al merito della Repubblica italiana
— 2 giugno 1988
Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana – nastrino per uniforme ordinaria Grande ufficiale dell’Ordine al merito della Repubblica italiana
— 5 gennaio 1980
Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana – nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell’Ordine al merito della Repubblica italiana
— 27 dicembre 1976
Ufficiale dell’Ordine della Legion d’onore (Francia) – nastrino per uniforme ordinaria Ufficiale dell’Ordine della Legion d’onore (Francia)
— 1992
Commendatore dell’Ordine al merito culturale (Monaco) – nastrino per uniforme ordinaria Commendatore dell’Ordine al merito culturale (Monaco)
— 18 novembre 2003
Laurea honoris causa in M edicina Veterinaria – nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Medicina Veterinaria
— Università degli Studi di Parma, Parma 14 settembre 1995
Laurea honoris causa in Scienze dell’Educazione – nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Scienze dell’Educazione
— Università degli Studi di Urbino, Urbino 21 maggio 1998
“Premio Ville de Paris” (il presidente Jacques Chirac)
“People Choice Award Kammersanger” (il Ministro della Cultura austriaco)
“Messaggero di Pace delle Nazioni Unite” (il Segretario Generale Kofi Annan, 1998)
Nansen Refugee Award – nastrino per uniforme ordinaria Nansen Refugee Award
— (su proposta dell’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati, 2001)
“World Social Award” (il presidente Michail Gorbaciov, 2001)
Kennedy Center Honors – nastrino per uniforme ordinaria Kennedy Center Honors
— 2 dicembre 2001
Eisenhower Medallion – nastrino per uniforme ordinaria Eisenhower Medallion
— 2004
“Premio Eccellenza per la Cultura” (su proposta del Ministro della Cultura, on. Rutelli, 2007)
“Premio America” alla memoria (Fondazione Italia USA, 2013)
Primetime Emmy Awards – nastrino per uniforme ordinaria Primetime Emmy Awards
— 1983 (per La bohème) – 1985 (per l’episodio del duca di Mantova del Rigoletto nella serie Great Performances)
1990: in occasione di una serie di concerti a “Covent Garden” (Londra), viene inaugurata la statua di cera del tenore italiano (primo interprete d’opera a ricevere l’onore) al Museo di Madame Tussauds.
1992: il Ministro francese della Cultura gli conferisce la Legion d’onore.
19 giugno 1994: il Comune di Portomaggiore gli conferìisce la cittadinanza onoraria in occasione della sua visita nella cittadina emiliana per l’inaugurazione di un busto a Mafalda Favero, soprano portuense che il Maestro conosce agli inizi della sua carriera.

1998: sua nomina di “Messaggero di Pace” dalle Nazioni Unite.

1999: gli vene dedicato un asteroide, il “5203 Pavarotti”.

Maggio 2001: l’ “Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati” conferisce a Luciano Pavarotti il “Nansen Refugee Award”, per la sua opera di sostegno dei Rifugiati del Pakistan.
E’ il Primo Italiano a vincere il premio in vita: Pavarotti è stato definito dal UNHCR il privato cittadino che maggiormente ha contribuito a raccogliere fondi per l’agenzia.

8 febbraio 2006: ricevette la cittadinanza onoraria di Sarajevo, per l’impegno profuso dall’artista in favore dei bambini bosniaci.

Dicembre 2006: gli venne conferito il Premio Puccini, alla sua 36ª edizione e, nello stesso mese, riceve a Bergamo, nell’ambito del “Bergamo Music Festival” il “Premio Donizetti” .

4 settembre 2007: gli viene conferito dal Ministero dei Beni Culturali il “Premio per l’eccellenza nella Cultura”, alla prima assegnazione.

 

Grammy Awards:

Pavarotti si è aggiudicato complessivamente sei Grammy Award, quattro come artista singolo e altri due in collaborazione con altri artisti:

1978 – Miglior voce classica solista
1979 – Miglior voce classica solista
1981 – Miglior voce classica (Joan Sutherland, Luciano Pavarotti & Marilyn Horne)
1988 – Miglior voce classica solista
1990 – Miglior performance classica (premio al gruppo I Tre Tenori)
Nel 1998, viene premiato con il Grammy Legend Awards.

Il 6 settembre 2017, in occasione del decimo anniversario della scomparsa di Luciano Pavarotti, è tenuto all’Arena di Verona uno spettacolo intitolato “Pavarotti – Un’emozione senza fine” presentato da Carlo Conti.

Il 24 agosto 2022, a Los Angeles, viene posata una stella dedicata a Luciano Pavarotti nella “Walk of fame” di Hollywood.

 

Fra i riconoscimenti ed eventi postumi:

Il 6 dicembre 2007: il Comune di Modena gli intitola, con una Cerimonia pubblica, il Teatro cittadino, fino ad allora chiamato semplicemente Teatro “Comunale”, che assume il nome di “Teatro Comunale Luciano Pavarotti” (nome che, dal 2021, viene modificato in “Teatro Comunale Pavarotti-Freni”, in quanto all’intitolazione a Pavarotti viene aggiunta quella al soprano Mirella Freni).

Febbraio del 2008: il Casinò di Sanremo espone nella Sala Incontri una statua luminosa del tenore modenese creata da Marco Lodola.

 

Filmografia:

Yes, Giorgio, regia di Franklin Schaffner (1982)
Pavarotti, regia di Ron Howard (2019) – documentario

 

Battuto al computer da Lauretta

 

 



Luciano Pavarotti:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Luciano_Pavarotti_2004.jpg






GIACOMO PUCCINI, “TURANDOT”:  NESSUN DORMA”  https://youtu.be/Q_hLh4qCqpg

 

NICCOLÒ PAGANINI

Niccolò Paganini nasce a Genova il 27 ottobre 1782 e muore a Nizza il 27 maggio 1840.

E’ un Violinista, Violista, Chitarrista e Compositore italiano, fra i più importanti esponenti della Musica Romantica ed è continuatore della Scuola Violinista, in particolare di Giovan Battista Viotti.
E’ considerato il maggiore Violinista della Storia, in particolare verso lo “staccato” e il “pizzicato”.

Addirittura, si è parlato di un suo “patto col diavolo”.

Fin da piccolo, viene istruito dal padre, appassionato di Musica, verso lo studio del Mandolino e, poi, del Violino.

Praticamente, autodidatta, all’età di dodici anni di esibisce nelle chiese.

A quattordici anni, a Parma, si ammala di polmonite è indebolito dai salassi, per cui comincia a studiare 10-12 ore al giorno sul violino, omaggio di un ammiratore.

Paganini possiede una tecnica velocissima e straordinaria e riesce ad imitare suoni naturali, canto degli uccelli, versi di animali, suoni di strumenti (flauto, tromba, corno) arrivando a tenere Concerti in Toscana e nell’Italia Settentrionale, ottenendo successi.

In questo periodo si dedica allo studio della chitarra, arrivando a scrivere per la “chitarra a sei corde” che sostituisce la chitarra “spagnola” creando i famosi pizzicati per violino.

A Lucca, diventa Primo Violino solista alla corte della Principessa Elisa Baciocchi (sorella di Napoleone Bonaparte) di Lucca e di Piombino.

Dirige la Musica del Grande Oriente di Francia e crea un inno massonico e, a Stupinigi, Paganini suona per Paolina Borghese (un’altra sorella del Bonaparte) e, a Torino, diventa famosa la sua frase: “Paganini non ripete”.

Viene applaudito al “Carcano” di Milano dove viene riconosciuto come Primo Violinista al Mondo.

Seguono 37 Concerti (Scala e Carcano), trionfa nella gara con Lafont e su Lapinski.

Stringe amicizia con Gioacchino Rossini e Spohr (autore di “Faust” e creatore della base per la figura del Direttore d’Orchestra), si esibisce a Roma per cui Metternich lo invita a Vienna, ma la sua salute precaria lo porta a Palermo dove nasce il figlio Achille da Antonia Bianchi, cantante poi sposata da Carlo Felice Brunati.

Paganini può riconoscere il figlio attraverso pagamenti e conoscenze altolocate.

1828: va a Vienna, dove Federico II lo nomina suo virtuoso di camera; si reca a Praga, dove compone i “Sei Concerti” (il secondo termina con il brano famoso “La campanella”).

Compone i “Capricci” e le Variazioni su temi rossiniani, Serenate, Notturni, Capricci in genere.

La Gran Viola è fatta creare da Paganini e viene chiamata “Controviola Paganini”.

Conosce e si innamora di Charlotte Watson, figlia del suo accompagnatore, ma scoppia uno scandalo.

1833: acquista la “Villa Gaione”, a Parma, per riposare in alcuni periodi.

1834: iniziano i segnali della malattia sconosciuta che, nel tempo, verrà riconosciuta come tubercolosi, diventa afono e viene aiutato a tradurre dal figlio 15enne, Achille, che è capacissimo di leggere le parole dalle labbra del padre.
Dopodiché, si passerà alla scrittura di bigliettini, rimasti conservati per esame grafologico.
Achille riordinerà i lavori del padre con autenticazione della firma.

Paganini (eretico) muore a Nizza, il Vescovo vieta la sepoltura in terra consacrata e il corpo verrà sepolto nel cimitero della Villetta di Parma. 

Battuto al computer da Lauretta   




 

Ritratto di Niccolò Paganini:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Niccolo_Paganini01.jpg


 

 

giovedì 23 marzo 2023

JAN PADEREWSKI

Ignacy Jan Paderewski nasce a Kuryłówka (villaggio della provincia di Podolia, Impero Russo), il 18 novembre 1860 e muore a New York il 29 giugno 1941.

E’ un pianista, compositore, politico e diplomatico polacco.

Suo padre è un economista che rimane vedovo pochi mesi dopo la nascita di Ignacy che, a seguito di questo fatto, viene allevato da lontani parenti.

Dalla prima infanzia, si interessa di Musica e prende lezioni di Pianoforte privatamente ma, a 12 anni di età, va a Varsavia e viene ammesso al Conservatorio della città.
1878: ottiene il Diploma, dopodiché gli viene offerta una Cattedra al Conservatorio; Cattedra che accetta.

1880: sposa Antonina Korsakówna e, dopo poco, nasce il loro primo figlio.
1881: viene scoperta la disabilità del bambino e, poco dopo, Antonina muore, per cui Paderewski decide di dedicarsi alla Musica.

1881: va a Berlino per studiare Composizione con Friedrich Kiel e Heinrich Urban.
1884: si trasferisce a Vienna; là, studia con Teodor Leszetycki ed esordisce musicalmente nel 1887, quale concertista di pianoforte, in cui si afferma presto come virtuoso e per la sua raffinata e suggestiva arte d’interprete, in particolare nel repertorio chopiniano.
Da ricordare che, come compositore, Paderewski si afferma con due opere, una sinfonia, pagine per pianoforte e orchestra, lavori da camera e molti pezzi pianistici.

Paderewski diventa presto molto noto, conseguendo grandissimo successo attraverso le sue esibizioni a Parigi (nel 1889) e a Londra (nel 1890).
Molti ammiratori sono attratti dalla sua tecnica brillante e la sua fama si amplia maggiormente e, l’anno seguente, gli vengono riservate accoglienze trionfali negli Stati Uniti d’America.
Presto diventa il “Mago della Tastiera”, con il pubblico ai suoi piedi e la sua posizione di Primo Ministro di Polonia rende più esaltante la sua carriera.

Paderewski è un pianista di successo e, al contempo, un uomo politico importante, e viene preso ad esempio dal Filosofo Saul Kripke che, nel suo “A Puzzle about Belief”, evidenzia che < il nome può essere appreso in modi differenti, dando luogo ad asserti apparentemente contraddittori e producendo un paradosso intralinguistico relativo ai report di credenza >.

 

Il pianista Paderewski:

Nel 1899: sposa la Baronessa de Rosen e compone diversi pezzi per pianoforte.

1901: al “Semperoper” di Dresda, diretta da Ernst von Schuch, viene rappresentata con successo la sua opera “Manru”.

Paderewski è anche impegnato nel “sociale” e, nel 1910, dona alla città di Cracovia, il Monumento alla Battaglia di Grunwald.

1913: si trasferisce negli Stati Uniti dopo essere stato Direttore (dal 1909) del Conservatorio di Varsavia.

Prima Guerra Mondiale: durante questo periodo, Paderewski diventa un membro attivo del Comitato Nazionale Polacco, a Parigi, dove viene subito accettato dalla “Triplice Intesa” come Ambasciatore Polacco, diventando il portavoce dell’Organizzazione e, presto, forma altri organismi sociali e politici a Londra.
Inoltre, svolge attività politica in Svizzera e negli USA, dove, nel periodo 1917-1919, rappresenta il Comitato Nazionale Polacco, guadagnando parecchia opinione pubblica nordamericana verso la causa polacca , compreso il presidente W. Wilson.

Aprile del 1918: a New York, incontra i rappresentanti dell’ “American Jewish Committee”, compreso Louis B. Marshall, per mediare un accordo fra il gruppo di Israeliti che sostegono le ambizioni territoriali dei Polacchi in cambio di un riconoscimento di uguali diritti per gli Ebrei, ma il tentativo risulta infruttuoso e, comunque, nessun piano soddisfa entrambi i gruppi.

Alla fine della Guerra, la sorte di Poznań è indecisa e la questione della grande Polonia è irrisolta, ma Paderewski visita Poznań.
27 dicembre 1918: dopo il suo discorso pubblico i Polacchi di Poznań generano una insurrezione militare contro la Germania, chiamata “La Grande Insurrezione Polacca”.

1919: la Polonia ha acquistato da poco l’indipendenza, Paderewski (tornato in Patria) ne diventa Primo Ministro e Ministro degli Esteri, oltre a rappresentare politicamente la Polonia alla Conferenza di Pace di Parigi.
Estate 1919: firma il “Trattato di Versailles” che restaura i territori della Grande Polonia e Pomerania attorno alla città di Danzica: si ha la base del ricostruito Stato Polacco.

4 dicembre 1919: Paderewski, dopo essere stato escluso da molti dei suoi sostenitori politici, consegna a Piłsudski una lettera di dimissioni e diventa Ambasciatore Polacco alla “Lega delle Nazioni”.
1921-1938: si ritira temporaneamente dalla vita politica, torna alla vita musicale e, il suo primo Concerto dopo la lunga parentesi politica, viene tenuto alla “Carnegie Hall” con grande successo.

Si trasferisce a Morges, in Svizzera e, dopo il colpo di Stato di Józef Piłsudski del 1926, Paderewski diventa un membro attivo dell’opposizione.
1936: nella sua villa viene creata una coalizione di membri dell’opposizione, chiamata “Il Fronte di Morges”, dal nome del villaggio.

1939: fa parte del Governo Polacco a Parigi.

1940: ritorna negli USA in cerca di aiuti per la Polonia.

 

L’uomo Jan Paderewski:

1937: partecipa al film “Ardente fiamma”, dove interpreta se stesso.

1939: dopo l’Invasione della Polonia, Paderewski ritorna alla vita pubblica.

1940: diventa il capo del “Polish National Council”, un parlamento polacco in esilio a Londra.
L’ottantenne Paderewski ricostituisce il suo “Polish Relief Fund” e tiene parecchi Concerti per raccogliere fondi da dedicare alla causa polacca.

Oltre alla sua tournée di concerti, Paderewski è oratore molto ammirato e citato per via del suo spirito.

1941: Paderewski muore improvvisamente a New York, alle 23 del 29 giugno, durante uno dei suoi giri di Concerti e viene seppellito nel Cimitero Nazionale di Arlington, in Virginia, non lontano da Washington.
1992: le sue spoglie vengono trasferite a Varsavia e poste nella Cattedrale di San Giovanni.

E’ membro della Massoneria.

Quasi tutte le città polacche hanno una strada intitolata a suo nome.
Strade a lui intitolate esistono anche in altre città del mondo intero.
L’ “Accademia di Musica” di Poznań è intitolata al suo nome.

Dopo la sua morte, il Museo polacco d’America, a Chicago, riceve in dono gli effetti personali di Paderewski dalla sorella Antonina Paderewska Wilkonska, idem sostenitrice entusiasta del Museo; sorella-esecutrice testamentaria che dona al Museo secondo le volontà del fratello.
Oltre a ciò, la Direzione del “Buckingham Hotel” di New York (dove Ignacy trascorre gli ultimi mesi della sua vita) dona alla sorella l’arredamento della camera da lui occupata, arredamento che, poi, viene donato al museo.
Con l’aiuto della sua Segretaria, arredamento e cimeli paderewskiani vengono esposti nelle sale del museo.
1937: già, a quel tempo, alcuni cimeli di Paderewski vengono esposti all’apertura del Museo che, dopo la sua morte, sarà ristrutturato, ampliato e inaugurato nel novembre 1941, nel giorno del compimento del suo ottantunesimo compleanno.

 

Onorificenze:

Onorificenze polacche:

Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Bianca – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine dell’Aquila Bianca
Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Polonia Restituta – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce dell’Ordine della Polonia Restituta
Croce d’argento dell’Ordine Virtuti militari – nastrino per uniforme ordinaria Croce d’argento dell’Ordine Virtuti militari
Medaglia al merito accademico – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia al merito accademico 

Onorificenze straniere:

Cavaliere di Gran Croce della Legion d’onore (Francia) – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere di Gran Croce della Legion d’onore (Francia)
Membro dell’Ordine dell’Impero britannico (Regno Unito) – nastrino per uniforme ordinaria Membro dell’Ordine dell’Impero britannico (Regno Unito) 

Accademiche:

Laurea honoris causa in Musica – nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Musica
— Università di Leopoli 1912
Laurea honoris causa in Musica – nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Musica
— Università Jagellonica di Cracovia 1919
Laurea honoris causa in Musica – nastrino per uniforme ordinaria Laurea honoris causa in Musica
— Università Adam Mickiewicz di Poznań 1924

Idem, altre lauree honoris causa da università degli Stati Uniti.

Battuto al computer da Lauretta

 

 

JAN PADEREWSKI:
https://it.wikipedia.org/wiki/File:Ignacy_Jan_Paderewski.PNG

 

 

GIOVANNI PACINI

Giovanni Pacini nasce a Catania l’ 11 febbraio 1796 e muore a Pescia il 6 dicembre 1867.

E’ un compositore italiano.

Il toscano Luigi Pacini, padre di Giovanni Pacini, a causa della sua professione di Cantante d’Opera, è costretto a spostarsi fra varie città, per cui il figlio-futuro musicista nasce a Catania.
Invece, la madre, Isabella Paolillo di Gaeta, è un ex soprano.

Ha circa dodici anni quando inizia a studiare Canto e Contrappunto a Bologna e ne ha tredici quando comincia lo studio di Composizione a Venezia.

Comincia a comporre prima di aver compiuto i diciotto anni: ottiene un certo successo creando alcune piccole opere buffe, ma il successo vero e proprio gli viene riconosciuto soltanto nel 1817 con la rappresentazione dell’opera “Adelaide e Comingio”, al Teatro “Re” di Milano,
La sua lunghissima carriera nel Mondo del Melodramma comincia quando ha ventun anni e, in circa cinquant’anni, compone quasi novanta opere.

1820: a Roma, con Rossini, collabora all’opera “Matilde di Shabran”.

1821: presenta, a Roma, con grande successo, la sua opera “Cesare in Egitto”.

1822: viene invitato sul bastimento di Maria Luisa di Borbone, Duchessa di Lucca.
Viareggio è il porto del Ducato di Lucca ed è la tappa finale del viaggio: città che, in quegli anni, si sta trasformando in una moderna ed elegante cittadina, anche grazie ai provvedimenti della Duchessa.
Il luogo colpisce positivamente Pacini che decide di stabilirsi lì, sua residenza principale fino al 1857.
Sempre, a Viareggio, Paolina Bonaparte (sorella di Napoleone), con cui il musicista ha una relazione amorosa, in quel periodo, sta facendo costruire una lussuosa villa.

Dal 1822, è Maestro di Cappella a Lucca; la sua carriera successiva e la sua attività di Insegnante e Organizzatore dell’Istruzione Musicale sono appoggiate dal legame con la Dinastia Borbonica di Lucca.

A causa della propria carriera, il musicista, in seguito, si trasferisce per un periodo a Napoli dove, nel 1824, sposa Adelaide Castelli (nativa di Aversa e vissuta solo ventun anni) che gli dà due figlie (Paolina e Amacilia) e un figlio (Ludovico-Luigi).

1824-1825: al Teatro “San Carlo” di Napoli, trionfano le sue due opere “Alessandro nelle Indie” con Adelaide Tosi ed Andrea Nozzari e “L’ultimo giorno di Pompei”.
Il successo gli permette di occupare il posto di Direttore del Teatro “San Carlo” per vari anni: da qui, la competizione con Bellini da cui nasce antipatia per lui.

Le opere successive ottengono successo; sono:
1826: “Niobe” (con Giuditta Pasta, Carolina Ungher, Giovanni Battista Rubini e Luigi Lablache)
1827: “Gli Arabi nelle Gallie”
1829: “I fidanzati” (con la Tosi e Lablache).

1827: viaggia fra Vienna e Parigi, ma senza la commissione di alcun lavoro.

1827: la moglie muore a seguito delle complicazioni del parto del figlio Luigi.
La sua opera “Carlo di Borgogna” (con Henriette Méric-Lalande, Giulia Grisi, Domenico Donzelli e Domenico Cosselli), rappresentata al Teatro “La Fenice di Venezia”, ha insuccesso.
1835: come conseguenza di tutto ciò, si ritira a Viareggio e si dedica all’insegnamento.

A Viareggio, dopo la morte della moglie, avvia una relazione con la Contessa russa Giulia Samoilov, ricca e potente, che – poi – adotterà le sue due figlie.
Per sostenere Pacini, la Contessa russa trama contro Bellini, originando l’insuccesso della prima di “Norma”.

1830-1833: le opere di Pacini, composte in questo periodo, vengono giudicate in modo contrastante da parte della Critica e del Pubblico, tanto che, nelle sue memorie, scrive: “Iniziai ad accorgermi di essere fuori dai giochi: Bellini, il divino Bellini, e Donizetti mi avevano superato”.

In seguito, sposa Marietta Albini, ma rimane intimo della contessa Samoilova.
Marietta è un soprano che interpreta vari personaggi delle sue opere, fra cui quello di “Gulnara” ne “Il corsaro”.
Hanno tre bambini (il maschietto porta il nome Carlo Pietro) ma, chi sopravvive, è solo la figlia, Giulia (poi moglie del dottor Fantozzi).

Pacini osserva una pausa di circa sei anni, dopodiché riprende a comporre, ottenendo grande successo con le opere “Saffo” (la sua opera più fortunata e rappresentata al “San Carlo” di Napoli), “Medea di Corinto”, “Bondelmonte” ed altre ancora.

1837: a Viareggio, fonda un Liceo musicale.
La Scuola ha grande successo e, lì, vi si iscrivono molti giovani provenienti da tutto il Ducato di Toscana.

1839: Pacini propone al Duca Carlo Ludovico di Borbone-Toscana di aprire a Lucca una grande Scuola Musicale di alto livello, sul modello degli istituti di Bologna (fondato nel 1804, questo è il più antico d’Italia), Milano e Napoli, il cui progetto viene approvato dal sovrano ma che comporta una Riforma generale dell’Istruzione Musicale che causa, fra l’altro, la chiusura con dolore del Liceo viareggino.

1842: aperto l’Istituto Musicale di Lucca, Pacini assume la carica di Direttore e Professore di Composizione (avendo – tra i suoi allievi – Gaetano Amadeo) e, comunque, dirige l’Istituto fino alla morte ad eccezione degli anni 1862-1864 in cui viene sostituito da Michele Puccini, padre del famoso Giacomo.

1867: subito dopo la morte di Pacini, l’Istituto gli viene intitolato e verrà frequentato da parte di studenti come Giacomo Puccini, Alfredo Catalani e Gaetano Luporini.

1943: in occasione del Secondo Centenario della nascita di Luigi Boccherini, tale gloriosa scuola musicale lucchese viene intitolata a quest’ultimo musicista, smettendo così di portare il nome del suo fondatore.

L’attività didattica di Pacini si svolge a Lucca, a Viareggio e a Firenze, dove è nominato Primo Direttore (nel 1849) dell’Istituto Musicale della città (oggi Conservatorio “Luigi Cherubini”).

Fino alla morte, Pacini è legatissimo a Viareggio, la città versiliese dove è il promotore della fondazione di un Teatro Lirico da ottocento posti e di forme neoclassiche, costruito nel 1835, ma devastato da un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale e mai ricostruito.

1849-1854: di Viareggio, Pacini è anche Gonfaloniere (carica che, oggi, equivale a quella di Sindaco).

1857: negli ultimi anni della sua vita, si trasferisce a Pescia, a venti chilometri da Lucca.

1849: decede la sua seconda moglie.
Fine 1849: si sposa per la terza volta, a Pescia, con Marianna Scoti che lo rende padre di altri tre figli: Isabella, Luigi e Pia Paolina.

Marianna Scoti cura l’edizione postuma delle opere di Pacini e la pubblicazione della sua autobiografia (“Le mie memorie artistiche”).

6 dicembre 1867: Pacini muore a Pescia e viene sepolto nella “Pieve dei Santi Bartolomeo e Andrea”.

Il Teatro della Città di Pescia è intitolato a suo nome e la Città di Catania, nel 1979, gi dedica uno dei suoi quattro giardini principali.

 

Influenza di Pacini:

Le opere di Pacini si basano soprattutto sulla melodia e, come Saverio Mercadante, opera un profondo cambiamento nel Melodramma italiano, ma la sua fama viene presto nascosta dall’aumento continuo della notorietà di Giuseppe Verdi.
Con oltre 90 titoli di opere liriche, con Donizetti, è uno dei più fertili operisti dell’Ottocento. 


Autografi:

. Gran parte degli autografi di Pacini (più di 200 unità) sono conservati nel “Fondo Pacini” del “Museo Civico” di Pescia.

Altre istituzioni che posseggono suoi autografi sono:

. il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli ne possiede più di 25 (di cui una piccola parte è incerta);
. il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (Fondi Noseda e Mayr) più di ;
. l’Istituto Boccherini di Lucca possiede due autografi di musica sacra;
. la Biblioteca musicale governativa del Conservatorio di musica Santa Cecilia di Roma;
. la Biblioteca Palatina di Parma (Fondo Borbone);
. l’Accademia Filarmonica Romana;
. la Biblioteca Diocesana di Lucca.
All’Estero sono accertati sei autografi paciniani al “Preußischer Kulturbesitz” della “Staatsbibliothek zu Berlin”, mentre due autografi incerti sono nell’ “Archivio Musicale del Seminario diocesano Brescia” e nell’Archivio diocesano di Molfetta (Bari).

 

Copie manoscritte:

Così, è stato riportato:

< Per quel che riguarda le copie manoscritte, l’Ufficio Ricerca Fondi Musicali di Milano attesta più di 850 copie manoscritte di opere di Pacini in Italia.
< Possiede più di 200 esemplari il Conservatorio di Napoli, più di 100 sono nel Conservatorio di Milano e nel Fondo musicale Greggiati di Ostiglia a Mantova, una cinquantina è presente nei conservatori di Roma, Firenze, Genova, e nella Biblioteca Palatina di Parma, mentre 15 sono presenti alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
< Molte copie manoscritte di opere (soprattutto sacre) di Pacini sono a Lucca: alla Biblioteca Diocesana (Fondo Guerra e Fondo Antico), all’Istituto Boccherini (Fondo Musica Sacra)e alla Biblioteca Feliniana.
< Altre città che posseggono copie manoscritte sono Bologna, Brescia, Padova, Foggia, Bari, Bergamo, Como, Biella, Lucca, Montecassino e Pistoia.
< All’Estero sono segnalate 7 copie manoscritte nella Mugar Memorial Library della Boston University.
< Da elencare, inoltre, le centinaia di copie manoscritte di elaborazioni bandistiche delle opere liriche di Pacini presenti in ogni angolo d’Italia, che la mancanza di una catalogazione precisa non permette di enumerare con esattezza, ma che risultano ingenti dalle segnalazioni al Centro Documentazione Musicale della Toscana e dai posseduti di molte istituzioni (dalla Biblioteca Palatina di Parma all’Accademia Filarmonica di Bologna, dal Conservatorio di Roma alla Biblioteca Nazionale Marciana).

 

Edizioni a stampa:

Così, è stato riportato:

< Pacini pubblicò moltissimo, soprattutto con gli editori milanesi Ricordi e Lucca, e oggi si riscontrano quasi 1500 edizioni stampate delle sue musiche.
Il conservatorio di Milano e la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia sono le istituzioni che ne conservano il maggior numero di esemplari, seguono i conservatori di Napoli, Firenze, Bergamo e Genova, l’Accademia Santa Cecilia di Roma, la Biblioteca Nazionale di Firenze, la Biblioteca Vittorio Emanuele III di Napoli, e le istituzioni lucchesi (l’Istituto Boccherini, la Biblioteca Statale e la Biblioteca Diocesana, che ha stampe di Pacini soprattutto nel Fondo Antico e nel Fondo Maggini).
All’Estero è soprattutto in Germania che si riscontrano sue edizioni stampate, seguono la Spagna, l’Olanda, e l’Austria. 


Lettere:

Così, è stato riportato:

< Molte lettere del musicista si trovano al Museo Civico di Pescia, all’Archivio di Stato di Lucca, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, al Museo civico belliniano e alla Biblioteca Ursino Recupero di Catania, all’Archivio storico e al Conservatorio di Napoli. 


Opere (parziale):

. Prima pagina dello spartito della romanza “Lu labbru”, musica di Giovanni Pacini.
Tratta dalla raccolta “Eco della Sicilia”, Ricordi 1883, di Francesco Paolo Frontini.
. Piazzale adorno d’alberi all’esterno di un villaggio: è il dì della festa, bozzetto per Il Saltimbanco atto 1 scena 1 (1858).  


Archivio Storico Ricordi:

Lo stesso argomento in dettaglio: Composizioni di Giovanni Pacini:

. L’escavazione del tesoro (Farsa per musica in un atto libretto di Francesco Marconi, Teatro dei Ravvivati (poi Teatro Rossi), Pisa, 18 dicembre 1814)
. Adelaide e Comingio (Melodramma semiserio in due atti, libretto di Gaetano Rossi, Teatro Rè, Milano, 30 dicembre 1817)
. Il Barone di Dolsheim (Melodramma in due atti, libretto di Felice Romani, Teatro alla Scala, Milano, 23 settembre 1818 con Giovanni Battista Rubini)
. La sposa fedele (Melodramma semiserio in due atti, libretto di Gaetano Rossi, Teatro s. Benedetto, Venezia, 14 gennaio 1819)
. Il falegname di Livonia, dramma giocoso in 2 atti, libretto di Felice Romani (Teatro alla Scala, Milano, 12 aprile 1819 con Gaetano Crivelli)
. Vallace, o L’eroe scozzese, melodramma serio in 2 atti, libretto di Felice Romani (successo al Teatro alla Scala, Milano, 14 febbraio 1820 con Carolina Bassi e Claudio Bonoldi)
. La sacerdotessa d’Irminsul, dramma eroico in 2 atti, libretto di Felice Romani (Teatro Grande, poi Teatro Verdi (Trieste), 11 maggio 1820)
. La schiava in Bagdad, ossia il papucciajo, libretto di Felice Romani e Vincenzo Pezzi (Teatro Carignano, Torino, 28 ottobre 1820)
. La gioventù di Enrico V (Teatro Valle, Roma, 26 dicembre 1820)
. Cesare in Egitto (Teatro Argentina, Roma, 26 dicembre 1821)
. La Vestale, melodramma serio in 3 atti, libretto di Luigi Romanelli (Teatro alla Scala, Milano, 6 febbraio 1823) con Isabella Fabbrica, Teresa Belloc-Giorgi e Luigi Lablache
. Temistocle (Teatro del Giglio, Lucca, estate 1823)
. Alessandro nell’Indie (Teatro San Carlo, Napoli, 29 settembre 1824)
. L’ultimo giorno di Pompei (Dramma serio per musica, libretto di Andrea Leone Tottola, Teatro San Carlo, Napoli, 19 novembre 1825)
. Niobe (Dramma eroico-mitologico, libretto di Andrea Leone Tottola, Teatro di San Carlo, Napoli, 19 novembre 1826 con Giuditta Pasta e Giovanni Battista Rubini
. Gli arabi nelle Gallie (Teatro alla Scala, Milano, 8 marzo 1827)
. I cavalieri di Valenza, libretto di Gaetano Rossi (successo al Teatro alla Scala di Milano, 11 giugno 1828 con Henriette Méric-Lalande e Carolina Ungher)
. I crociati a Tolemaide ossia la morte di Malek-Adel, melodramma serio in 2 atti, libretto di Callisto Bassi, Teatro Grande, Trieste, 13 novembre 1828
. Il corsaro (Teatro Apollo, Roma, 15 gennaio 1831)
. Saffo (Tragedia lirica, libretto di Salvadore Cammarano, Teatro San Carlo, Napoli, 29 novembre 1840)
. La fidanzata corsa (Teatro San Carlo, Napoli, 10 dicembre 1842)
. Maria regina d’Inghilterra (Teatro Carolino, Palermo, 11 febbraio 1843)
. Medea (Teatro Carolino, Palermo, 28 novembre 1845)
. Lorenzino de’ Medici (Tragedia lirica, libretto di Francesco Maria Piave, Teatro La Fenice, Venezia, 4 marzo 1845)
. Bondelmonte (Tragedia lirica, libretto di Salvadore Cammarano, Teatro alla Pergola, Firenze, 18 giugno 1845)
. Stella di Napoli (Teatro San Carlo, Napoli, 1845 con Eugenia Tadolini e Gaetano Fraschini)
. Merope (Teatro San Carlo, Napoli, 25 novembre 1847)
. Il Cid (Teatro alla Scala, Milano, 12 marzo 1853 con Marietta Gazzaniga e Carlo Negrini)
. Il saltimbanco (Dramma lirico, libretto di Giuseppe Checchetelli, Teatro Argentina, Roma, 24 maggio 1858)
. Rolandino di Torresmondo (1858 Teatro San Carlo, Napoli)
. Belfagor (Teatro alla Pergola, Firenze, 1º dicembre 1861) 


Opere strumentali:

. Divertimento per pianoforte, violino e violoncello (1860)
. Gran Trio per pianoforte, violino e violoncello (1865)
. 6 quartetti d’archi (in Giovanni Pacini, bibl. p. 145-6, 1858-1863)
. Quartetto n. 7 (1864 dedicato alla città di Lucca)
. Ottetto per 3 violini, oboe fagotto, corno, violoncello e contrabbasso (in Giovanni Pacini, bibl. p. 146)
. Sinfonia Dante (commissionata per i festeggiamenti fiorentini del centenario dantesco, in Giovanni Pacini, bibl. p. 146)

 

Discografia:

Così, è stato riportato:

. Delle molte opere di Pacini, resta traccia discografica soprattutto della “Saffo”: sono diffuse la versione live diretta da Franco Capuana con Leyla Gencer al “San Carlo” di Napoli del 1967, e quella eseguita da Maurizio Benini al “Wexford Festival” del 1995.

. Dagli anni ’80 si è dedicato a Pacini il Direttore d’Orchestra David Parry nell’ambito di una sua riscoperta del Teatro Musicale del primo Ottocento: ha registrato “Maria, Regina d’Inghilterra” nel 1983 e nel 1996, “Carlo di Borgogna” nel 2001, e “Alessandro nell’Indie” nel 2007; inoltre, nel 2006 ha curato un disco antologico con varie arie tratte da molte opere dimenticate intitolato “Pacini Rediscovered”.

. Un altro specialista di belcanto, Richard Bonynge, ha diretto “Medea” nel 1993 a Savona: dell’allestimento (opera di Filippo Crivelli) sono rimasti gli audio e una ripresa televisiva.

. Nel 1996 Giuliano Carella ha diretto “L’ultimo giorno di Pompei” al “Festival della Valle d’Itria” di Martina Franca: la performance è stata incisa dall’etichetta “Dynamic”.

. Nel 2008 Daniele Ferrari ha eseguito “Il convitato di pietra” al “Festival Musicale” di Bad Wildbad: l’audio delle recite è stato inciso per l’etichetta “Naxos”.
Ferrari ha diretto l’opera anche nel 2016 al Teatro “Verdi” di Pisa con allestimento di Lorenzo Maria Mucci: uno spettacolo di cui esiste una commercializzazione DVD dell’etichetta “Bongiovanni”.

. Due arie di Pacini, dalla “Stella di Napoli” e dalla “Saffo”, sono incluse nel disco antologico che la cantante Joyce DiDonato ha curato per l’etichetta “Erato” con il direttore Riccardo Minasi all’ “Opéra de Lyon” nel 2013, intitolato proprio “Stella di Napoli”.

. Nel 1988 Gianfranco Cosmi e la “Cappella Musicale Santa Cecilia” di Lucca hanno riscoperto e registrato musiche non teatrali di Pacini (la “Messa da Requiem”, il “Confitebor” e la “Sinfonia Dante”) per Bongiovanni.

Battuto al computer da Lauretta

 

 

GIOVANNI PACINI:

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