domenica 19 marzo 2023

LUIGI NONO

Luigi Nono nasce a Venezia il 29 gennaio 1924 e muore a Venezia l’8 maggio 1990.

E’ un Musicista-Compositore-Innovatore e Scrittore italiano.

Luigi Nono è antifascista; la sua musica è di tipo tormentato e stridulo, intende dimostrare concezione anticapitalistica ed è impegnato musicalmente e politicamente: infatti, nei suoi lavori, utilizza parecchi testi politici : “Il canto sospeso” (è del 1955 e gli procura fama internazionale) è basato su frammenti di lettere di condannati a morte della Resistenza Europea; “La fabbrica illuminata “(del 1964, è per soprano, coro e nastro magnetico), denuncia le pessime condizioni degli operai nelle fabbriche di quegli anni; “Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz” (del 1966), è tratto dalle musiche di scena di un dramma di Peter Weiss ed è collocato in un Campo di Concentramento.

Nono musica testi di poeti e scrittori celebri, come Giuseppe Ungaretti, Cesare Pavese, Federico García Lorca, Pablo Neruda, Paul Éluard.


Vita: di Nono: i primi anni.

I suoi genitori sono Mario Nono e Maria Manetti; per lui, scelgono il nome del nonno paterno, il Pittore Luigi Nono, esponente della Scuola Veneziana dell’Ottocento.

Studia presso il Conservatorio di Venezia, dove si avvicina al “Serialismo”.
I suoi Maestri sono Gian Francesco Malipiero, Bruno Maderna e Hermann Scherchen.

1942: all’età di diciotto anni, si iscrive alla Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Padova, dove – nel 1947 – si laurea.

1952: si iscrive al Partito Comunista Italiano e presto diventa uno degli amici più intimi di Palmiro Togliatti.

 

Nono: gli anni cinquanta e la Scuola di Darmstadt:

1950-1960: a Darmstadt, frequenta i “Ferienkurse für neue Musik” dove conosce i compositori Edgar Varèse e Karlheinz Stockhausen.
Scherchen presenta ai “Ferienkurse” la prima opera di Nono, le “Variazioni canoniche sulla Serie dell’op. 41” di Arnold Schönberg.
Attraverso questo lavoro, viene conosciuto come compositore impegnato politicamente su posizioni antifasciste.

In questo periodo, compone i lavori “Polifonica-Monodia-Ritmica” (1951), i tre “Epitaffio per Federico García Lorca” (1951-1953), “La victoire de Guernica” (1954) e “Liebeslied” (1954).

Progressivamente, respinge il contatto analitico del “Serialismo” a favore dell’integrità del fenomeno musicale: “Incontri” (1955), “Il canto sospeso” (1956), e “Cori di Didone” (1958) tratti da “La terra promessa” di Giuseppe Ungaretti.
Nono scrive “Liebeslied” per la sua futura moglie, Nuria Schönberg (figlia di Arnold, il creatore della musica dodecafonica), che Nono conosce ad Amburgo nel 1953, in occasione della prima rappresentazione di “Conosce e Aronne”, lavoro di Schönberg.
1955: “Si sposano ed hanno due figlie, Silvia (ex compagna del regista Nanni Moretti) e Serena Bastiana.

24 ottobre 1956: a Colonia, ha luogo la prima mondiale de “Il canto sospeso” per soli, coro e orchestra, consacrando Nono come il legittimo successore di Anton Webern.

Tale lavoro viene pienamente riconosciuto come uno dei più importanti capolavori degli Anni “1950”: si tratta di una commemorazione delle vittime del Fascismo, il cui testo è tratto dalle “Lettere di condannati a morte della Resistenza Europea” (Einaudi, Torino 1954).

Altre volte, Nono compone su testi politicamente antifascisti, come – ad esempio – “Diario polacco”: “Composizione n. 2” (1958-59).
Tale lavoro è composto dopo avere compiuto un viaggio nei Campi di Concentramento nazisti e nell’azione scenica “Intolleranza 1960”, la cui prima rappresentazione viene tenuta a Venezia, il 13 aprile 1961, accompagnata addirittura da disordini nel pubblico.

 

Nono: gli anni sessanta e settanta. 

“Intolleranza 1960”: viene ritenuta come il punto culminante dello stile e dell’estetica giovanili di Luigi Nono.
Il protagonista della storia attualissima è un emigrante che si trova coinvolto in diverse situazioni appartenenti alla società capitalistica moderna: sfruttamento degli operai, manifestazioni di piazza, arresto e tortura, internamento in un campo di concentramento, “episodi di violenza, immagini di fanatismo razziale”.

Nono definisce “azione scenica” questo grande dramma espressionista che si serve di un’ampia gamma di risorse teatrali: orchestra sinfonica, coro, nastro, altoparlanti, sino alla tecnica della “lanterna magica” derivante dall’arte teatrale di Mejerchol’d e di Majakovskij.
Il libretto di Angelo Maria Ripellino è formato da slogan politici, poesie e citazioni tratti da Bertolt Brecht e da Jean-Paul Sartre.
La musica di Nono è stridente e angosciante e, assieme a quanto sopra, favorisce il raggiungimento da parte del pubblico della comprensione intuitiva di quella concezione anti-capitalistica che Nono intende comunicare.
Durante la prima rappresentazione, si manifestano disordini: disordini non indifferenti che sono dovuti alla presenza di attivisti di “Destra” e di “Sinistra”, fra il pubblico.
Infatti, i “Neo-Fascisti” disturbano la rappresentazione mediante il lancio di bombette puzzolenti, ma non riescono ad impedirne il risultato grandioso.

Dal 1956, Nono prova sempre maggiore interesse per la Musica Elettronica, a seguito dall’esperienza di quell’anno presso l’ “Elektroakustische Experimentalstudio” fondato da Scherchen a Gravesano.
La sua prima composizione per nastro magnetico è “Omaggio a Vedova” (1960) e, tra i lavori seguiti, “Como una ola de fuerza y luz” per soprano, pianoforte, orchestra e nastro magnetico” (del 1972), “Sofferte onde serene” per pianoforte e nastro magnetico (del 1976, è una composizione dedicata al Maestro Maurizio Pollini), e soprattutto “Al gran sole carico d’amore” (del 1975).

Anni Sessanta: le composizioni di Nono diventano molto più evidenti e polemiche in riferimento ai loro soggetti, che costituiscono l’allarme contro la catastrofe nucleare (“Canti di vita e d’amore: “Sul ponte di Hiroshima” del 1962), “La denuncia dello sfruttamento capitalistico” (“La fabbrica illuminata”, del 1964), “La condanna dei crimini di guerra nazisti” (“Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz”, del 1965) o de “L’imperialismo statunitense durante la Guerra del Vietnam” (“A floresta e jovem e cheia de vida”, del 1966; il titolo, in portoghese, significa “La foresta è giovane e piena di vita”).
In questi lavori, Nono comincia ad inserire materiale-documentario registrato su nastro (discorsi politici, slogan, suoni diversi) , e sperimenta un nuovo modo di usare l’ “Elettronica” che, per lui, è necessaria allo scopo di produrre le “situazioni concrete” relative alle questioni politiche contemporanee.

Viene riconosciuto che l’Arte di Nono, in questo periodo, è contraddistinta da una < “costante inquietudine esistenziale” che si rivela fra “i poli estremi del violento scatenamento di materia sonora e di un terso, doloroso lirismo >”.
Infatti, mentre compone “La fabbrica illuminata”, lo stesso Nono si reca presso l’ “Italsider” di Genova-Cornigliano, allo scopo di incidere su nastro magnetico i rumori delle macchine che, in seguito, usa nella composizione del brano musicale.
Le sue convinzioni marxiste, maturate sugli scritti di Antonio Gramsci, lo convincono a portare la sua musica fuori dalle Sale da Concerto, nelle Università, nelle Camere del Lavoro e nelle Fabbriche, dove tiene Conferenze e Concerti.

E’ giusto riferire che:
< A tale proposito, Nono dichiarò: “Per me personalmente fare musica è intervenire nella vita contemporanea, nella situazione contemporanea, nella lotta contemporanea di classe, secondo una scelta che io ho fatto; quindi, contribuire non solo a una forma di quella che Gramsci chiamava l’egemonia culturale, cioè diffusione, propagazione di idee della lotta di classe, non limitarsi solo alla presa di coscienza o contribuire alla presa di coscienza, ma produrre qualcosa per un modo di provocazione e di discussione. In questo senso non mi sento musicista come crede la quasi totalità dei musicisti contemporanei, che sono sul piano nettamente restaurativo e istituzionalizzato, quindi legati al potere economico, di classe, governativo oggi, sia in Italia che in Germania, soprattutto nei paesi capitalisti…” >.

 

Nono e la Musica Elettronica:

Nono, con la Musica Elettronica, sperimenta il “Contrappunto dialettico alla mente”: si tratta di una composizione per nastro magnetico del 1968, ispirata alla Raccolta di Madrigali di Adriano Banchieri Festino, nella sera del Giovedì Grasso avanti cena (1608).
Fra i materiali che Nono utilizza, si trovano alcuni testi di Nanni Balestrini e un volantino scritto da Attivisti Neri statunitensi contro la Guerra del Vietnam.
La composizione viene commissionata a Nono dalla R.A.I. in occasione del “Premio Italia 1968”, però non viene presentata al Concorso da parte della R.A.I. perché tale Ente la giudica offensiva nei confronti degli USA.

1969: Nono termina il Dittico “Non consumiamo Marx” che, come viene scritto da Armando Gentilucci, < si tratta di una vasta opera in due parti: la prima, “Un volto, del mare”, per voci e nastro magnetico, utilizza il testo di una poesia di Cesare Pavese (Mattino); la seconda, dà il titolo all’insieme (appunto “Non consumiamo Marx”), sempre per voci e nastro, ricorre a testi tratti dalle scritte murali parigine in occasione del Maggio Francese e documenti della contestazione contro la “Biennale” veneziana sempre del ’68, e si giova di registrazioni di strada ricavate dal vivo durante le manifestazioni e le lotte >.

“Intolleranza 1960”: praticamente, è l’inizio del secondo periodo dell’Arte di Nono e raggiunge il suo apogeo nella seconda “azione scenica”, mentre “Al gran sole carico d’amore” (1972-1974), ossia il titolo è la traduzione di un verso della poesia “Les Mains de Jeanne-Marie” di Arthur Rimbaud.
Si tratta di lavoro teatrale immenso dove Nono rinuncia alla narrativa, ma rappresenta alcuni momenti decisivi nella Storia del Comunismo e della Lotta di Classe.
Il soggetto risulta da citazioni di Manifesti e Poesie, Classici del Socialismo e Discorsi Anonimi di Operai e riguarda le rivoluzioni fallite: la Comune di Parigi del 1871, la Rivoluzione Russa del 1905 (*) che si manifesta nell’Impero Zarista a seguito della sconfitta nella guerra russo-giapponese, il Movimento Rivoluzionario in Cile, negli Anni Sessanta, del XX secolo sotto la guida di Che Guevara e Tania Bunke.
(*) A proposito di Rivoluzione russa, mi sembra doveroso spiegare che:
< La rivolta nasce dalla repressione da parte dell’esercito di una manifestazione pacifica degli operai di San Pietroburgo, che si sono recati davanti al Palazzo d’Inverno per presentare una petizione allo zar Nicola II.
Nel corso di un intero anno la rivoluzione si estende al mondo rurale e a quello operaio, che si riunisce in consigli rivoluzionari: i soviet >.

4 aprile 1975: la prima rappresentazione di tale lavoro è diretta da Claudio Abbado, viene interpretata dal soprano Slavka Taskova Paoletti ed è tenuta al Teatro “Lirico” di Milano per il Teatro “Alla Scala”.
Anni Sessanta e Settanta: Nono viaggia molto all’Estero, in particolare nell’America Latina, dove tiene Conferenze e conosce Intellettuali e Attivisti di Sinistra.

A seguito della morte di Luciano Cruz (un giovane dirigente del M.I.R., Movimento della Sinistra Rivoluzionaria cilena, morto nel 1971), Nono compone”Como una ola de fuerza y luz, per soprano, pianoforte, orchestra e nastro magnetico (1971-72).
Il linguaggio musicale di tale composizione richiama quello di “Al gran sole carico d’amore”, ed è la “prima opera di Nono che assegna al pianoforte un ruolo di protagonista”.
“Como una ola de fuerza y luz” viene scritta da Nono in stretta collaborazione con Maurizio Pollini, che ne è il primo interprete, nel 1972, al Teatro “Alla Scala” di Milano, diretto da Claudio Abbado e interpretato dal soprano Slavka Taskova Paoletti.

1976: Nono torna al pianoforte (con nastro magnetico) per la sua composizione successiva, “… sofferte onde serene…” (scritta per il suo amico Maurizio Pollini).
Attraverso questo lavoro, Nono apre una fase radicalmente nuova e più intima del suo sviluppo, fase che prosegue attraverso “Con Luigi Dallapiccola” composta per Sei Esecutori di Percussione e Live Electronics (del 1979), fino a “Fragmente-Stille”, “An Diotima” per quartetto d’archi (del 1980).
Quest’ultima è una delle opere più impegnative di Nono per quanto riguarda gli esecutori e gli ascoltatori.
Nella partitura sono incluse cinquantatré citazioni da poesie di Hölderlin, che < non devono essere recitate né intonate, ma “cantate” internamente e silenziosamente dai musicisti durante l’esecuzione >.

Da giugno 1979: dirige la “Rivista di Musica e Didattica Musicale Laboratorio Musica”, collegata all’ARCI.

 

Intermezzo: Nono, il grande pubblico e la popular music.

La musica di Nono è di tipo sperimentale e non è subito accessibile e, nonostante tenti di “Intervenire nella Lotta di Classe”, confrontandosi in modo diretto con le Masse (ossia, concretamente, con il pubblico politicizzato di quegli anni) riceve attriti e contestazioni anche molto dure.
Infatti, Ivan Della Mea testimonia, in riferimento ad un Concerto tenuto al “Palazzo dello Sport” di Roma (nella prima metà degli Anni Settanta) che qui, a turno, suonano lo stesso Della Mea, Paolo Pietrangeli, Giovanna Marini e anche Luigi Nono: l’esibizione di quest’ultimo viene accolta da una “selva di fischi”, per cui Nono interrompe tutto avanzando con coraggio sul proscenio, prendendo il microfono, rivolgendosi ai “compagni” in platea e improvvisando un intervento che sarà accompagnato dagli applausi di tutto il pubblico che si leva in piedi.

Dopo questo esempio, è giusto fare presente che non significa che la musica di Nono non abbia avuto “ricezione” all’interno della “Popular Music” per cui è anche giusto dire che Frank Zappa, nel lungo ironico elenco e alle persone che hanno maggiormente influenzato la sua Musica (elenco contenuto nelle note di copertina del suo primo album) include Luigi Nono.

Mario Gamba riferisce che Luigi Nono apprezza la musica di Jimi Hendrix.
Inoltre, alla fine degli Anni Settanta il compositore veneziano si trova in mezzo al pubblico dello storico Concerto di Patti Smith, allo stadio di Bologna.

Un altro particolare importante: Claudio Abbado riconosce a Luigi Nono l’intenzione (non concretizzata a causa della morte del Musicista) di utilizzare la voce di Mina in una propria composizione.

 

Nono: gli anni ottanta.

Anni Ottanta, la Filosofia di Massimo Cacciari esercita sempre più un’influenza sul pensiero di Nono: attraverso Cacciari, Nono conosce in modo approfondito molti Filosofi tedeschi, soprattutto degli scritti di Walter Benjamin, le cui idee sulla Storia (stranamente, simili a quelle di Nono stesso) sono alla base dell’importante opera “Prometeo – Tragedia dell’ascolto” (del 1984-1985).

Dopo il 1980: Nono sperimenta nuove possibilità sonore e di produzione lavorando presso lo “Experimentalstudio der Heinrich Strobel-Stiftung des Südwestfunks” di Friburgo.
Qui, si dedica all’ “Elettronica” dal vivo, sviluppando un avvicinamento completamente nuovo alla Composizione e alla Tecnica, coinvolgendo frequentemente specialisti e tecnici per realizzare i suoi scopi e, da queste collaborazioni, nascono “Das atmende Klarsein” (1981-1982), “Quando stanno morendo”.
“Diario polacco n° 2” (del 1982): Nono condanna la tirannia sovietica nel periodo della “Guerra Fredda” (Nono dedica il lavoro < agli amici e compagni polacchi che, nell’esilio, nella clandestinità, in prigione, sul lavoro, resistono – sperano anche se disperati, credono anche se increduli >), e “Guai ai gelidi mostri” (del 1983).

In questo periodo, compone “Omaggio a György Kurtág” (del 1983), per contralto, flauto, clarinetto, basso tuba e live electronics.

“Prometeo – Tragedia dell’ascolto” (1984/85): è definita come “una delle migliori opere artistiche del XX secolo”; la prima esecuzione avviene a Venezia, nella “Chiesa di San Lorenzo”, il 25 settembre 1984, con interventi/luce di Emilio Vedova.
Sembra che si tratti della massima realizzazione del “teatro della coscienza” di Nono: un teatro invisibile in cui la produzione del suono e la sua proiezione nello spazio hanno un ruolo essenziale nella stessa drammaturgia del lavoro musicale.
L’architetto Renzo Piano, per la “prima”, progetta una struttura imponente, la cui acustica sarà ricostruita in ogni nuovo allestimento.
Il libretto, è del Filosofo Massimo Cacciari e comprende testi di Esiodo, Eschilo, Sofocle, Euripide, Pindaro, Erodoto, Goethe, Hölderlin, Benjamin e Schönberg, concernenti l’origine e l’evoluzione dell’umanità.
Per creare nuove dimensioni di significato e nuove possibilità di ascolto, come viene visto da Nono, la musica e il suono predominano sull’immagine e sulla parola scritta.

Negli ultimi capolavori, Nono testimonia il rinnovamento politico e di giustizia sociale che persegue per tutta la sua vita.
Fra questi ultimi lavori, citiamo “Caminantes…..Ayacucho” (1986-1987), per contralto, flauto, piccolo e grande coro, organo, orchestra a tre cori e live electronics, su testi di Giordano Bruno; ” No hay caminos, hay que caminar… Andrei Tarkovski’ “, per sette cori o gruppi strumentali (del 1987); “La lontananza nostalgica utopica futura”.
Madrigale per più “caminantes” con Gidon Kremer, per violino solo e 8 nastri magnetici (del 1988); “Hay que caminar soñando”, per due violini (del 1989).

 

Luigi Nono: gli utili anni di vita e la tomba.

Dopo la registrazione, per alcune ore, delle improvvisazioni del Violinista Gidon Kremer, Nono si basa su questo e altro materiale rielaborato elettronicamente e, presso lo “Experimentalstudio” di Friburgo, prepara otto piste magnetiche.
Nella sala in cui si svolge l’esecuzione, vengono posti otto altoparlanti (diffondono i canali preregistrati) e sei leggii (sui quali si trovano le sei parti scritte da Nono per il “Violino solista”).
Al Violinista, vengono accordate una certa scelta dei tempi, le pause tra una sezione e l’altra, e la stessa posizione da cui suonare: infatti, il Violinista si deve muovere da un leggìo all’altro ed è lui che determina “come e dove il suono del suo violino interagisce con le tracce preregistrate”.

Negli ultimi anni di vita, sul muro di un Monastero Francescano, a Toledo, a Nono capita di leggere una scritta: “caminantes / no hay caminos / hay que caminar” (“viandanti, non ci sono strade, si deve camminare”).
Per Nono, questa scritta diventa una specie di motto e, spesso, la richiama nei suoi ultimi lavori.

Luigi Nono è sepolto a Venezia, nel Cimitero sull’Isola di San Michele, accanto ad altri grandi artisti come Igor’ Stravinskij, Sergej Djagilev ed Ezra Pound.

Luigi Nono: SENZA DUBBIO, “UN CERVELLONE”.

 

Opere:

Azioni sceniche:

. Intolleranza 1960 (1961) – Testo di Angelo Maria Ripellino, Testi di Julius Fučík, Jean-Paul Sartre, Paul Éluard, Vladimir Majakovskij e Bertolt Brecht (u. a.).
. Al gran sole carico d’amore, azione scenica in 2 tempi, libretto del compositore e Jurij Ljubimov, diretta da Claudio Abbado al Teatro Lirico di Milano (1975)

 

Opere:

. Prometeo – Tragedia dell’ascolto (1984). Testi di Äschylos, W. Benjamin, Fr. Hölderlin u. a., assemblati da M. Cacciari.

Balletti:

. Der rote Mantel, da Federico Garcia Lorca (1954).

 

Lavori orchestrali:

. Variazioni canoniche sulla serie dell’op. 41 di Arnold Schoenberg (1950)
. Composizione per orchestra n. 1 (1951)
. Due espressioni per orchestra. (1953)
. Composizione per orchestra n. 2 – Diario polacco 1958. (1959)
. Per Bastiana – Tai-Yang Cheng per nastro e orchestra (1967)
. A Carlo Scarpa, architetto, ai suoi infiniti possibili. (1984)
. Non hay caminos, hay que caminar… Andrej Tarkowsky per sette complessi orchestrali (1987)
. Lavori orchestrali con strumento o voce solista
. Epitaffio per Garcia Lorca n. 2 – Y su sangre ya viene cantando per flauto e piccola orchestra . (1952)
. Varianti. Musica per violino, archi e fiati (1957) eseguita nel 1963 al Festival di Donaueschingen diretta da Pierre Boulez
. Canti di vita e d’amore: Sul ponte di Hiroshima per soprano, tenore e orchestra (1962)
. Como una ola de fuerza y luz per soprano, pianoforte, orchestra e nastro (1971/72)

 

Lavori orchestrali con coro:

. Epitaffio per Federico García Lorca n. 1 – España en el corazón. Tre studi per soprano, baritono, coro e strumenti (1952 a Darmstadt diretta da Bruno Maderna)
. Epitaffio per Federico García Lorca n. 3 – Memento. Romance de la Guardia civil española per altoparlante, coro e orchestra (1953)
. La victoire de Guernica per coro e orchestra (1954).
. Liebeslied per coro e strumenti (1954)
. Il canto sospeso per soprano, contralto, tenore, coro misto e orchestra (1956)
. La terra e la compagna. Canti di Cesare Pavese per soprano, tenore e strumenti (1957)
. Cori di Didone da La terra promessa di Giuseppe Ungaretti per coro e percussioni (1958)
. Da un diario italiano per due cori (1964) (frammento)

 

Musica vocale e altri strumenti:

. Sarà dolce tacere. Canzone per 8 solisti da La terra e la morte di Cesare Pavese (1960)
. “Ha venido”. Canciones para Silvia per soprano e sei voci (1960)
. Canciones a Guiomar per soprano, sei voci femminili e strumenti (1962/63)

 

Musica vocale e nastro:

. Omaggio a Vedova (1960)
. La fabbrica illuminata, testi Giuliano Scabia e Cesare Pavese (1964 al Teatro La Fenice di Venezia) per soprano e nastro.
. Ricorda cosa ti hanno fatto in Auschwitz (1965)
. A floresta è jovem e cheja de vida (1966 al Teatro La Fenice) per tre voci, clarinetto, 5 piastre di rame e nastro. Testi compilati da Giovanni Pirelli.
. Contrappunto dialettico alla mente (1968)
. Musica-Manifesto. Un volto, del mare – Non consumiamo Marx per voce e nastro (1969)
. Y entonces comprendió (1969/70) per nastro, 3 soprani, 3 voci femminili e cori.
. Für Paul Dessau (1974) per nastro.
. …sofferte onde serene… (1976) per pianoforte e nastro.

 

Lavori con Live-Electronics:

. Con Luigi Dallapiccola per 6 esecutori di percussione e live electronics (1979)
. Io, Frammento dal Prometeo, a più cori, per 3 soprani, piccolo coro, flauto basso, clarinetto contrabbasso e live electronics (1981)
. Das atmende Klarsein per piccolo coro, flauto basso, live electronics e nastro magnetico (1980- 1983)
. Quando stanno morendo. Diario polacco no. 2. (1982 al Teatro La Fenice di Venezia)
. Omaggio a György Kurtág per contralto, flauto, clarinetto, basso tuba e live electronics (1983 – 1986)[35]
. Guai ai gelidi mostri. Con testo di Massimo Cacciari per le immagini di Emilio Vedova (1983)
. A Pierre. Dell’azzurro silenzio, inquietum a più cori, per flauto contrabbasso, clarinetto contrabbasso e live electronics (1985)
. Risonanze erranti. Liederzyklus a Massimo Cacciari. (1986)
. Caminantes…..Ayacucho per contralto, flauto, piccolo e grande coro, organo, orchestra a tre cori e live electronics (1986-1987)
. Découvrir la subversion. Hommage à Edmond Jabès per contralto, voce recitante, flauto, tuba, corno e live electronics (1987)
. Post-prae-ludium per Donau per tuba e live electronics (1987)
. La lontananza nostalgica utopica futura. Madrigale per più ‘caminantes’ con Gidon Kremer per violino e otto tracce su nastro (1988)


Musica per ensemble:

. Polifonica-Monodia-Ritmica per flauto, clarinetto, clarinetto basso, sax contralto, corno, pianoforte e percussioni (1951)
. Canti per 13 (1955)
. Incontri per 24 strumenti (1955)

 

Musica da camera:

. Fragmente – Stille, An Diotima per quartetto d’archi (1979)
. “Hay que caminar” soñando per due violini (1989)


Battuto al computer da Lauretta

 

 

Luigi Nono:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Luigi_Nono_(1970).jpg

 

 

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