mercoledì 27 luglio 2022

LUDWIG VAN BEETHOVEN (PARTE QUINTA)

QUINTA PARTE 



La fama europea e i ritratti:


Descrizione del viso di Beethoven del dottor Wilhelm Mueller, 1820:

«Nella sua apparenza esteriore tutto è possente, rude, in molti aspetti, come la struttura ossea del viso, della fronte alta e spaziosa, del naso corto e diritto, con i suoi capelli arruffati e raggruppati in grosse ciocche. Ma la bocca è graziosa e i suoi begli occhi parlanti riflettono in ogni istante i suoi pensieri e le sue impressioni che mutano rapidamente, ora graziose, amoroso–selvagge, ora minacciose, furenti, terribili.»


Karl August Varnhagen von Ense, 1811:

«Trovai nell'uomo, che aveva la cattiva fama di essere persona selvatica e poco socievole, l'artista più splendido, un animo d'oro, uno spirito grandioso e una piacevolezza bonaria. Se non avessi saputo, grazie a prove irrefutabili, che Beethoven è il compositore tedesco più grande, profondo e ricco, a me, completamente digiuno di cose musicali, ciò sarebbe apparso in modo incontrovertibile al vedere la sua persona!»


Vari pittori lo immortalano: Joseph Willibrord Maehler, Johann Cristoph Heckel, August von Kloeber (di Berlino) gli dà l'aspetto eroico-demoniaco con i capelli spettinati (sono piaciuti a Beethoven, che dichiara di non amare essere ritratto "in ordine come se dovesse presentarsi a corte").

1819-1820: Ferdinand Schimon (ungherese, ha già ritratto Ludwig Spohr e Weber), dipinge l'effigie di Beethoven con la fronte ampia, il volto pieno e il mento a conchiglia, migliora la forma del naso e lo sguardo orientato verso spazi lontani e indeterminati. 


Joseph Karl Stieler (il pittore di re e principesse) fa posare Beethoven per lunghe ore (e  per vari giorni), immobile: tale ritratto (terminato nell'aprile del 1820), lo rappresenta con la "Missa Solemnis".  


1823: Ferdinand Georg Waldmüller esegue uno degli ultimi ritratti ma, perso l'originale, ne rimane una copia.



1818–1827: l'ultimo Beethoven 

L'addio al pianoforte, la religiosità e la messa in re:

Citazione religiosa di Christian Sturm copiata da Beethoven nei Quaderni di conversazione, 1818:

. Pagina manoscritta della sonata per piano n. 30 op. 109 (composta nel 1820)   

«Voglio dunque abbandonarmi con pazienza a tutte le vicissitudini e rimettere la mia fiducia unicamente nella tua immutabile bontà, o Dio!  Sei la mia roccia, o Dio, sei la mia luce, sei la mia assicurazione eterna!» 

Beethoven torna pienamente in forze nel 1817: Inizia la composzione del suo lavoro più lungo, vasto e complesso: nuova opera che sarà la più vasta e complessa, la "Sonata per piano n. 29 op. 106" (detta "Hammerklavier"). 

Eccetto per la "Nona Sinfonia", i giudizi degli utimi lavori provocano in Beethoven dispiacere per le frequenti lamentele dei vari interpreti e, nel 1819 dichiara al suo editore: «Ecco una sonata che darà filo da torcere ai pianisti, quando la eseguiranno tra cinquant'anni». 

Schiavo totale nella sua infermità, è circondato da allievi, ammiratori e servitori che lo adulano e lo irritano. 

Per comunicare usa i quaderni "di conversazione" scritti direttamente da lui o trascritti dai suoi collaboratori, i quali costituiscono un'eccezionale testimonianza dell'ultimo periodo della sua vita musicale. 

Religione: non è mai stato un praticante assiduo, ma è sempre stato credente: infatti, il suo avvicinamento alla Fede e al Cristianesimo aumenta negli anni più duri della sua vita ed è nel 1818, che Beethoven compone una grande opera religiosa che intende dedicare per l'Incoronazione dell'Arciduca Rodolfo, che vuole fortemente essere elevato a rango di arcivescovo di Olmütz dopo pochi mesi: la "Missa Solemnis in Re Maggiore" gli viene dedicata soltanto nel 1823. 

Compone anche le ultime "Sonate per pianoforte,  opere "n. 30", "n. 31", "n. 32", trentatré variazioni sul tema iniziale con grande risultato. 


La nona sinfonia e gli ultimi quartetti: 

L'inizio della composizione della "Nona Sinfonia" coincide con il completamento della "Missa Solemnis": l'innovazione nella scrittura sinfonica della "Nona Sinfonia" che, nel finale, introduce il coro, è l'evocazione musicale del Trionfo della Gioia e della Fraternità universale sulla disperazione e la guerra. 

Costituisce un Messaggio Cosmico che abbraccia tutta l'Umanità: la sinfonia viene eseguita per la prima volta il 7 maggio 1824, davanti a un pubblico delirante. 

La nona sinfonia è la prima sinfonia a introdurre un coro, al quarto movimento. L'insieme di questo lavoro orchestrale rappresenta una vera innovazione. 

Beethoven ritrova, così, il grande successo e la notorietà, particolarmente in Prussia e in Inghilterra e, come Haydn, ha la tentazione di stabilirsi in Inghilterra, Nazione da lui ammirata per la vita culturale e la democrazia a differenza della frivolezza viennese, ma  la cosa non andrà mai in porto e, quanto a Haydn, la sua influenza si nota abbastanza nell'Ouverture "Die Weihe des Hauses", composta fra il 1822 e il 1823. 

I cinque ultimi quartetti per archi ("n. 12", "n. 13", "n. 14", "n. 15" e "n. 16") segnano la fine della produzione musicale di Beethoven e preludono all'inizio del periodo romantico.   


Estate 1826: mentre completa il suo ultimo "Quartetto n. 16", Beethoven progetta ancora molti lavori: una "Decima Sinfonia" della quale sono giunti sino a noi alcuni appunti, un'"Ouverture su temi di Bach", il "Faust" ispirato a Goethe, un Oratorio sul tema biblico di Saul e Davide, un altro sul tema degli elementi e un Requiem. 


30 luglio 1826: il nipote Karl tenta il suicidio sparandosi un colpo di pistola, rimane  leggermente ferito, giustifica la cosa perché non sopporta più i continui rimproveri dello zio che, demoralizzato, dopo aver rinunciato alla sua tutela in favore dell'amico Stephan Breuning, lo fa arruolare in un reggimento di Fanteria, comandato dal suo amico Barone Joseph von Stutterheim. 

La storia desta scandalo e in attesa che Karl parta per la sua destinazione (Iglau,  Moravia), con lo zio trascorre una vacanza,  dietro pagamento, dal fratello Nikolaus Johann Beethoven, a Gneixendorf. 

Qui Beethoven compone il suo ultimo lavoro, un allegro per sostituire la "Große Fuge"  come finale del "Quartetto n. 13". 


La malattia e la morte: 

Franz Schubert, 1827: 

«Egli sa tutto, ma non possiamo ancora capire tutto e passerà ancora molta acqua sotto i ponti del Danubio prima che tutto ciò che quell'uomo ha creato sia compreso dal mondo.»

2 dicembre 1826: torna a Vienna su un carro scoperto e in una notte di pioggia che gli causa una  polmonite bilaterale dalla quale non si risolleverà più, unitamente al pesante logoramento fisico. 

Secondo il dottor Andras Wawruch (suo ultimo medico), pare che la causa diretta della sua morte sia una cirrosi epatica (un'epatomegalia, un'itterizia, un'ascite (anche allora chiamata «idropisia addominale» ...), si deve sottoporre ad un'operazione per rimuovere l'acqua accumulata e dovrà stare sempre a letto.  

Sembra che ciò sia derivato da intossicazione da piombo. 

Fino all'ultimo, resta circondato dai suoi amici tra i quali Anton Felix Schindler e Stephan von Breuning, oltre alla moglie del fratello Johann e al musicista Anselm Huttenbrenner. 

Alcune settimane prima, avrebbe ricevuto la visita di Franz Schubert che non lo conosceva e si rammaricava di averlo scoperto tardi. 


Il compositore Ignaz Moscheles, il suo amico compositore promotore della sua musica a Londra, riceve l'ultima lettera di Beethoven con la quale promette nuovamente agli Inglesi di comporre, una volta guarito, una nuova Sinfonia per ringraziarli del forte sostegno. 

Ma è  troppo tardi. 


La tomba di Beethoven al Zentralfriedhof di Vienna: 

3 gennaio 1827: Beethoven fa testamento e nomina suo erede il nipote Karl. 

23 marzo 1827: riceve l'Estrema Unzione; il giorno dopo perde conoscenza. 

26 marzo 1827:  muore all'età di cinquantasei anni. 

29 marzo 1827: funerali, nonostante Vienna non si occupi più di lui da mesi, riuniscono una processione di circa ventimila persone. 

L'orazione funebre viene recitata da Franz Grillparzer. 

Inizialmente, viene sepolto nel Cimitero di Wahring, ad ovest di Vienna ma, nel 1863, il corpo di Beethoven viene riesumato, studiato e di nuovo sepolto.


In seguito, il medico austriaco Romeo Seligmann, per ricavare un modello, acquisisce il teschio di Beethoven, teschio che è conservato al "Center for Beethoven Studies" presso l'Università Statale di San Josè in California, mentre i suoi resti, nel 1888, sono stati sepolti nel "Zentralfriedhof". 


Anton Felix Schindler, suo segretario e primo biografo (nominato custode dei beni del musicista), dopo la sua morte distrugge una grandissima parte dei "Quaderni di conversazione" mentre,  in quelli rimasti aggiunge arbitrariamente frasi scritte di sua mano. 

Tale distruzione è giustificata dal fatto che "molte frasi erano attacchi grossolani e sfrenati ai membri della famiglia imperiale, contro l'imperatore e anche contro il principe ereditario, diventato anch'egli imperatore e con il quale aveva mantenuto rapporti stretti di amicizia, nonostante per gran parte della sua vita Beethoven fosse stato in costante rivolta contro le autorità costituite, le norme e le leggi".


Battuto al computer da Lauretta 







Ludwig van Beethoven,particolare del viso del ritratto di Beethoven mentre compone la Missa Solemnis

   












  

 



   

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