sabato 25 febbraio 2023

JAKOB MEYERBEER

Friedrich Georg Weitsch Giacomo Meyerbeer (ossia Giacomo Meyerbeer) nasce a Tasdorf il 5 settembre 1791 e muore a Parigi, il 2 maggio 1864.

E’ un compositore tedesco operoso, soprattutto, in Francia, ed è un importante “trait-d’union” fra Rossini e i compositori appartenenti al Romanticismo perché miscela elementi musicali tedeschi, italiani e francesi.
E’ il compositore più emblematico dei “Grands Opéras”, ossia dei lavori da grande spettacolo specificamente francesi.

Il suo vero nome è Jacob Liebmann Beer.
Il cognome originario “Beer” si fonde con quello del ramo materno e risale al 1810, alla morte del nonno, Liebmann Meyer Wulff.
A questo punto, è corretto citare che il nonno, rimanendo senza eredi maschi che portino avanti il nome, lascia una ricca eredità aggiungendo Meyer al cognome paterno.
L’italianizzazione del nome, Giacomo, risale invece al suo periodo italiano (1815-1826).

Jakob Meyerbeer fa parte della Massoneria.

Infanzia e formazione musicale di Meyerbeer:

Nasce a Tasdorf, nella Marca di Brandeburgo (che, oggi, è parte del comune Rüdersdorf bei Berlin).

Suo padre è Judah Herz Beer, un ricchissimo industriale ebreo (tra l’altro possiede importanti raffinerie di zucchero), e Amalie “Malka” Meyer Wulff, discendente di una dinastia di banchieri e di rabbini (un suo antenato è l’eminente rabbi Herschel), e famosa salonnière berlinese.

Suo fratello maggiore (il primogenito) Wilhelm Beer è un banchiere che diventerà un famoso astronomo.
Un altro fratello maggiore, Michael Beer, muore prematuramente il 23 marzo 1833 ed è un poeta drammatico di talento (suoi sono i drammi “Il Paria” e “Struensee”, per i quali Giacomo Mayerbeer scriverà le musiche di scena nel 1846).

Jakob è molto precoce e studia profondamente sotto maestri privati:
. composizione con il famoso Carl Zelter (maestro anche di Felix Mendelssohn) e con il più grande didatta tedesco del tempo, Georg Joseph Vogler (che è anche insegnante del contemporaneo Carl Maria von Weber il quale, inizialmente, è suo grande amico ed estimatore ma che, più tardi, diventa severo con lui perché non condivide la sua scelta di orientarsi verso lo stile italiano, invece di partecipare alla nascita del dramma romantico tedesco);
. pianoforte, invece, con Muzio Clementi, strumento del quale, è grandissimo virtuoso fin da bambino, per cui debutta come concertista nel 1800, ottenendo un grande successo; Ignaz Moscheles lo definisce incomparabile.
Nello stesso periodo crea le primissime composizioni.
1811: il suo primo lavoro di una certa responsabilità è l’Oratorio “Gott und die Natur” (“Dio e la Natura”).

I successivi lavori sono di tipo musico-drammatico (da ricordare l’opera-oratorio con dialoghi parlati “Jephtas Gelübde” [ossia “Il voto di Iefte”]), Teatro Cuvilliés di Monaco (del 1812); oltre al Singspiel (anzi, più precisamente “Lustspiel”) ispirato alle “Mille e una notte”, “Wirth und Gast”, oder “Aus Scherz Ernst” (Stoccarda, 1813), appesantiti da un eccessivo accademismo, non ottengono alcun successo.
Meyerbeer tiene molto a quest’ultima opera (che è proprio quella accolta nel modo peggiore) e, negli anni seguiti, la fa rappresentare più volte (continuamente rivista), col titolo “Die Beyden Kalifen” a Vienna (nel 1814), a Praga (nel 1815) e, in un periodo più maturo della propria carriera, la fa rappresentare a Dresda col titolo di “Alimelek” (nel 1820), purtroppo senza mai ottenere il successo auspicato.

Studiosissimo, metodico e paziente, da subito, Meyerbeer organizza il proprio programma di composizioni secondo lentezza e, essendo ricco, non è obbligato a dipendere dalla musica, perché può pagare per far rappresentare le proprie opere. 


Il periodo trascorso in Italia da Meyerbeer:

1815-16: tenta di fare rappresentare a Parigi qualche “Opéras-Comique” e, per breve tempo, va a Londra; dopodiché, seguendo il consiglio di Antonio Salieri, si reca in Italia.

A Venezia, per la prima volta, segue un’opera di Gioachino Rossini, (il “Tancredi”) che è un’esperienza basilare e indicativa, per lui; per cui, unendo tale esperienza a quella accademica in Germania, compone sei opere in stile italiano, che incontrano tutte un grande successo:

1817: “Romilda e Costanza” (opera semiseria, melodramma semiserio).
1 giugno 1817: Meyerbeer firma il contratto con il “Teatro Nuovo” di Padova e, contrariamente alle abitudini di lentezza, la partitura la scrive di getto.
In poco più di un mese di lavoro, il riultato è abbastanza fortunato, anche per merito dell’interpretazione di Romilda da parte di uno dei più grandi contralti dell’epoca, Rosmunda Pisaroni.
L’opera viene rappresentata anche a Venezia, Milano, Firenze, Monaco e Copenaghen.

1819: “Semiramide riconosciuta” (opera seria, dramma per musica).
Scritta per Torino, è su libretto di Pietro Metastasio, con l’adattatamento di scene moderne con, inseriti, assiemi e duetti.
La prima rappresentazione è di quattro anni prima della “Semiramide” di Gioachino Rossini (basata sulla tragedia di Voltaire), ed ha successo immediato e passeggero, mentre la stampa tedesca nota che gli stili delle due scuole nazionali si uniscono bene.

1819: “Emma di Resburgo” (opera seria, melodramma eroico).
Scritta per il Teatro “San Benedetto”, a Venezia, l’opera debutta due mesi dopo “Eduardo e Cristina” di Rossini, oscurando completamente quest’ultima; viene replicata settantaquattro volte nel luogo della “prima”, e poi ripresa in vari teatri d’Europa.
1829: dopo la rappresentazione a Barcellona, scompare dal repertorio.
La prima rappresentazione segna il primo passo decisivo di Meyerbeer verso la fama concreta che ha modo di avvicinarsi a Rossini e di legarsi a lui con amicizia.

1820: “Margherita d’Anjou” (opera semiseria, melodramma semiserio).
Meyerbeer la scrive per “La Scala” di Milano, il libretto è di Felice Romani e si tratta di un’opera importante per l’incontro con Nicolas-Prosper Levasseur (grande basso, qui nella parte di Carlo Belmonte e futuro Bertram di “Robert le Diable”); per il lungo successo (in effetti, le repliche, si tengono in vari teatri europei), tali repliche si hanno in modo folto fino alla fine degli anni ’30, ossia per quasi un ventennio.
E’ il primo melodramma storico di Meyerbeer perché il testo del Romani rievoca “La Guerra delle due Rose”.

1822: “L’esule di Granata” (opera seria, melodramma serio).
Idem, su libretto di Felice Romani, sembra un frettoloso adattamento di un vecchio libretto per un’opera scritta per “La Scala” di Milano.
Nonostante l’eccezionalità della Compagnia di Canto (Rosmunda Pisaroni, Adelaide Tosi, Luigi Lablache e Carolina Bassi diretti da Alessandro Rolla), non si conosce il risultato dell’esito.

1824: “Il crociato in Egitto” (opera seria, melodramma eroico,).
Opera meyerbeeriana di maggiore successo rappresentata in Italia, ha moltissime repiche.
Inoltre, attraverso di essa, Meyerbeer è il primo che apre la strada a Vincenzo Bellini e Giuseppe Verdi per stabilire un rapporto di collaborazione con il librettista (in questo caso, Gaetano Rossi, il futuro autore del libretto della “Semiramide” di Rossini), rapporto documentato da un ampio epistolario.

L’opera è scritta appositamente per Giovan Battista Velluti (l’ultimo grande castrato) e sono evidenti gli inserimenti di danze, marce, assiemi fragorosi, colpi di scena che, con il gioco teatrale vario e ricco, e l’orchestrazione molto più ambiziosa ed elaborata, anticipano gli aspetti più riconoscibili del “Grand-Opéra”, ossia l’Opera Francese-Grande Spettacolo di cui Meyerbeer diverrà il reale rappresentante circa un decennio dopo. 


L’identità composita di Meyerbeer:

Al termine del suo periodo italiano, Meyerbeer scrive una lettera al Principe Dietrichstein, rimangiandosi l’esperienza “riconoscendo” di non essere mai stato sé stesso per tutto quel periodo e di essersi creato una personalità ad hoc, per cui con altri aspetti complessi della personalità del musicista, tale “confessione” diventa «sconcertante».

Infanzia e giovinezza: Meyerbeer sogna la Francia e l’Inghilterra, pare che si sia già ribattezzato “Giacomo”, alla maniera italiana; durante il “periodo italiano” si avvicina alla maniera francese, in modo intuitivo, cercando di far rappresentare in Germania, i suoi primi tentativi musico-drammatici tedeschi, dopo tanti fallimenti: infatti, sin dalla prima opera francese (“Robert le Diable”) la componente tedesca della sua musica risulta prevalente.
1829: a Parigi, progetta la composizione di una “Donna Caritea” sullo stesso libretto impiegato da Saverio Mercadante appena tre anni prima (con enorme successo); segno che i suoi rapporti con l’Italia non sono conclusi.

In genere, Meyerbeer non si preoccupa di cercarsi una casa, ma vive tra locande e alberghi, pur sostenendo continui viaggi ed è un fedelissimo di Gioachino Rossini. 


Il Grand-Opéra francese:

Dopo il suo trasferimento a Parigi, trascorre sei anni senza comporre musica, per via di impegni familiari (il matrimonio con la cugina Minna Mosson dal quale nasceranno cinque figli) e, soprattutto, studiare profondamente la musica e la cultura della Francia.

A partire dall’epoca di Luigi XIV, l’Opera Francese si differenzia da quella italiana per la maggiore attenzione posta verso la scenografia, per l’inserimento di danze, per l’evidenza data al coro e allo strumentale rispetto alle arie solistiche.

Il Grand-Opéra si evidenzia per il concetto “grande” e romantico dello spettacolo e, concretamente, è iniziato da Gaspare Spontini, nel 1807, con “La Vestale”.
Il librettista Eugène Scribe (l’autore dei lavori da cui sono tratti “L’elisir d’amore” di Donizetti e “Un ballo in maschera” di Verdi, e autore dei libretti di tutte le opere di Meyerbeer tranne “Le pardon de Ploërmel”) prepara una forma più melodrammatica del genere con “La muette de Portici” (“La muta di Portici”) musicata da Daniel Auber nel 1828.

Il soggetto di un Grand-Opéra viene basato su una vicenda storica, riguarda grandi conflitti civili e religiosi, ma non senza una storia d’amore romantica e consta di quattro atti (le immancabili danze sono sparse in brevi suites in più punti della partitura), quasi sempre ne ha cinque (con le danze collegate con l’azione scenica, nel terzo atto; questo anche per consentire agli ammiratori delle étoiles del corpo di danza di recarsi a teatro con comodo).
Deve comprendere parecchie scene spettacolari, con cortei, incoronazioni, marce, processioni religiose, duelli, battaglie, ecc.

Il “tempio” del Grand-Opéra è L’ “Opéra” di Parigi, ed è sovvenzionato dallo Stato che, di fatto, la collega all’industria culturale.

I “Grand-Opéras” di Meyerbeer:

I “Grand-Opéras” di Meyerbeer, avvalendosi della collaborazione di Eugène Scribe, sono quattro:

1831: “Robert le diable” (“Roberto il diavolo”) riscuote un enorme successo, addirittura il più grande della carriera musicale di Meyerbeer: nei tre anni seguiti, viene rappresentata in 77 teatri di 10 paesi d’Europa, diventando l’opera più internazionale di Meyerbeer.
Wagner, George Sand, Hector Berlioz e molti altri personaggi in vista dimostrano grande entusiasmo in merito.

1836: “Les Huguenots” (“Gli Ugonotti”) comporta cinque anni di lavoro ed è l’opera più lunga ed ambiziosa del musicista.
L’opera è ambientata durante “La Notte di San Bartolomeo”, notte fra il 23 e il 24 agosto in cui si svolge la strage dei Cattolici versi gli Ugonotti di Parigi: il fatto storico è importantissimo per i Protestanti per cui rimane sgradita agli intellettuali tedeschi.

1849: “Le Prophète” (“Il profeta”).
Per Giuseppe Verdi, quest’opera sarà superiore a tutte le altre opere di Meyerbeer, ma dispiacerà molto a Robert Schumann la cui recensione, alle recite tedesche del 1850, la fa pubblicando una croce nera a tutta pagina.
Anche quest’opera è ambientata nel Cinquecento (il protagonista è Giovanni di Leida) e tratta riforma e fanatismo religioso.

1865: L’Africaine (“L’Africana”) comporta vent’anni di lavoro e viene rappresentata postuma.
Racconta la vicenda di Vasco de Gama e del suo amore infelice con la principessa africana Sélika.
Importante: la lunghissima partitura dell’opera esotica è obbligata a subire parecchi tagli per permettere agli spettatori, all’uscita, di prendere l’ultimo treno.

E’ importante ricordare che, dal 1842 al 1846, Meyerbeer dirige la “Staatsoper Unter den Linden”.

Meyerbeer è colto da breve malore mentre prepara l’orchestrazione de “L’Africaine” e Verdi, in visita, lo trova a letto, molto debole, ma sempre attivo alla stesura della partitura.
Meyerbeer soffre, da sempre, a causa della sua costituzione fragile ma, qui, consapevole dell’avvicinarsi della morte, per cui dice a Verdi che gli preme completare l’orchestrazione prima che altri lo facciano.
2 maggio 1864: è la data di morte di Meyerbeer, sulla cui base e sulle cui indicazioni, la partitura da completare viene lasciata al musicologo e compositore François-Joseph Fétis. 


Altre opere di Meyerbeer:

Oltre ai Grand-Opéras, Meyerbeer compone anche l’opéra comique “Le pardon de Ploërmel” (del 1858), titolata “Dinorah” fuori dalla Francia: è opportuno sottolineare che l’aria della protagonista, “Ombre légère” (“Ombra leggera”) è di grande difficoltà virtuosistica e presenzia, per buona parte del Novecento, in repertorio come aria da concerto.
Nell’intera partitura, sono degni di attenzione il richiamo ambientale romantico e il melodismo patetico; dal punto di vista strettamente musicale, alcuni pongono questo al disopra dei g”Gand-Opéras”.

1844: compone la sua ultima opera in lingua tedesca, i 6 quadri viventi con diorami, “Ein Feldlager in Schlesien” (“Un accampamento in Slesia”), in seguito rielaborata in lingua francese col titolo “L’étoile du nord” (“La stella del Nord”), nel 1854.
E’ importante per l’uso del “Leitmotiv”, o “motivo conduttore”, presente in diversi melodrammi romantici tedeschi e protoromantici italiani, ma portato a perfezione da Richard Wagner.

 

Elenco dei melodrammi di Giacomo Meyerbeer:

. Gott und die Natur (Dio e la natura)
. Jephtas Gelübde (Il voto di Iefte)
. Wirt und Gast (Anfitrione ed ospite)
. Das Brandenburger Tor (La porta di Brandeburgo)
. Romilda e Costanza
. Semiramide riconosciuta
. Emma di Resburgo
. Margherita d’Anjou
. L’Almanzore
. L’esule di Granata
. Il crociato in Egitto
. Robert le diable (Roberto il diavolo)
. Les Huguenots (Gli Ugonotti)
Opéra di Parigi Rappresentata nel XIX secolo con diversi titoli ed ambientazioni, come “I Guelfi e i Ghibellini” o “Gli Anglicani e i Puritani”, ecc.
. Ein Feldlager in Schlesien (Un accampamento in Slesia)
. Le prophète (Il profeta)
. L’étoile du Nord (La stella del Nord)
. Le pardon de Ploërmel (Il perdono di Ploërmel, o Dinorah)
. L’Africaine (L’Africana) 


Onorificenze: 

Cavaliere dell’Ordine Pour le Mérite (classe di pace) – nastrino per uniforme ordinaria Cavaliere dell’Ordine Pour le Mérite (classe di pace)
— 1842
Medaglia dell’Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti – nastrino per uniforme ordinaria Medaglia dell’Ordine di Massimiliano per le Scienze e le Arti
— 1853 


Battuto al computer da Lauretta

 

 

Jakob Meyerbeer:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Meyerbeer_d%27apr%C3%A8s_P._Petit_b_1865.jpg

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IL PROFETA, MARCIA DELL’INCORONAZIONE: https://youtu.be/gQhI16mBkUY

   

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