venerdì 13 dicembre 2013

RICORDANDO RICHARD WAGNER NEL BICENTENARIO DELLA NASCITA

(Lipsia, 22 maggio 1813 – Venezia, 13 febbraio 1883) . SECONDA PUNTATA: ---------------- . I tre anni successivi furono tra i più difficili e amari nella vita del musicista. Arrivato a Parigi, sicuro di una brillante affermazione, non rifuggì da alcun mezzo per assicurarsi conoscenze preziose. In precedenza, aveva già scritto a MEYERBEER, il più celebre operista del tempo, in termini di umiltà e di ammirazione; il musicista lo aiutò in tutto quel che potè. (Il che non impedì a Wagner di scagliarsi in un meschino attacco personale contro di lui, tredici anni dopo, nel suo libro “OPER UND DRAMA”). Tutti questi sforzi, però, diedero risultati ben magri e, per tutto il tempo trascorso a Parigi, Wagner dovette lottare con le unghie e coi denti per sopravvivere: per sfamare se stesso e la moglie, fu costretto ad accettare ogni sorta di lavoro sporadico, dalla riduzione di opere popolari all’arrangiamento di musiche allora in voga. Ma, a dispetto dello squallore e della povertà della sua vita quotidiana, a dispetto dei creditori implacabili, della fame e del bisogno (egli e Minna furono costretti a impegnare persino le fedi nuziali), come artista, Wagner continuò incessantemente a progredire. Si addentrò in un mondo nuovo di fantasie, si immerse nello studio dei miti e delle leggende germaniche, meditando sul modo di farne la base di una nuova poesia musicale. Il “RIENZI” era ormai ultimato: esso rivela poco dell’autentico Wagner, ma la fatica compiuta attorno a questa “opera grandiosa” servì molto allo sviluppo della tecnica scenica del musicista. Nella primavera del 1841, Wagner si accingeva alla composizione de “IL VASCELLO FANTASMA”, la prima opera che rechi l’impronta del suo nuovo stile. Tuttavia, le sue condizioni finanziarie erano così disperate che si vide obbligato a cedere lo sfruttamento del libretto a un operista francese. Le prospettive cominciarono nel 1842. A Dresda, “RIENZI” conseguì un successo brillante e Wagner fu nominato Maestro del Coro dell’Opera di Corte “a vita”. Seguì, poi, la prima rappresentazione de “IL VASCELLO FANTASMA”: questa opera fu l’assaggio delle future difficoltà perché l’opera fece fiasco ed ebbe solo quattro repliche. Essendo, essa, priva dello splendore e degli elementi di richiamo del “RIENZI”, il pubblico si ribellò a un’opera poeticamente e musicalmente nuova e insolita , ispirata a ideali artistici del tutto diversi da quelli del tempo. Wagner non si lasciò abbattere dalla sconfitta: deciso a non scostarsi di un millimetro dalla direzione presa, iniziò a produrre opere ancor più rivoluzionare come “TANNHÄUSER”, “LOHENGRIN”, indi i capolavori, alcuni dei quali videro la luce solo dopo molti anni: “I MAESTRI CANTORI DI NORIMBERGA”, “PARSIFAL” e il poema “LA MORTE DI SIGFRIDO”, poema divenuto, in seguito, fonte d’ispirazione per “LA TETRALOGIA”, ossia “L’ANELLO DEL NIBELUNGO”. Nel contempo, egli accudiva ai doveri di Maestro Cantore e, in questo incarico, infuse nuovo spirito artistico nel Teatro dell’Opera di Dresda. La lungamente attesa rappresentazione di “TANNHÄUSER” fu una seconda delusione: il pubblico non dimostrò di avere capito le intenzioni del compositore, la critica fu ostile e si dovette togliere l’opera dal cartellone dopo otto repliche. Anche a Dresda, Wagner si trovò in ristrettezze. Non appena nominato direttore permanente del coro, si vide comparire dinanzi i vecchi creditori di Riga: e, ancora una volta, dovette ricorrere a prestiti, ad anticipi sullo stipendio. Senonché, privo di com’era di senso del denaro, ben presto si ritrovò affogato nei debiti. Nel contempo, le sue opere passavano da un insuccesso all’altro. Deluso, invelenito per l’ostilità che l’ambiente sociale gli dimostrava, divenne acceso fautore della rivoluzione liberale e, allo scoppio di un moto politico a Dresda, nel 1849, vi prese parte attiva e diretta. Come conseguenza, fu costretto a riparare prima presso l’amico Liszt, a Weimar, e – poi – a Zurigo. Dovevano passare più di dieci anni prima che potesse rientrare in Germania. . Il soggiorno zurighese ebbe grande importanza, per lui. Ecco quel che ne scrisse: “Sono passato dall’inconsapevolezza alla consapevolezza … Occorre che la nuova forma di musica drammatica assuma l’unità di un movimento sinfonico, se vuole essere forma d’arte. Il che si consegue solo quando la nuova forma pervada il dramma intero, si trovi lo stretto accordo con esso e non con alcune sue parti soltanto scelte ad arbitrio. Tale unità deve esprimersi con una composizione intessuta da una trama di temi basilari i quali, come nei movimenti sinfonici, si oppongano e si integrino a vicenda e, poi, si riformino per separarsi e allacciarsi ancora. È la stessa azione drammatica a fornire le regole di tale separazione e di tale attrazione. E tutto questo trova origine nei movimenti della danza.” Wagner declinò l’offerta di essere assunto come maestro del coro, a Zurigo, e – grazie alla generosità degli amici – soprattutto di Liszt, potè dedicarsi a fondo alla compilazione dei suoi trattati teorici: “DIE KUNST UND DIE REVOLUTION” (“ARTE E RIVOLUZIONE”), “DAS KUNST-WERK DER ZUKUNFT” (“L’OPERA D’ARTE NEL FUTURO”), l’antisemitico “DAS JUDENTHUM IN DER MUSIK” (“L’EBRAISMO NELLA MUSICA”) e “OPER UND DRAMA”. In seguito, di questi volumi, ebbe a dire: “Ho cercato di esprimere in teoria quello che, a causa della divergenza tra le mie finalità artistiche e le tendenze generalmente accettate (specialmente, nell’opera lirica), non sarei stato in grado di esprimere nel modo dovuto attraverso la produzione artistica diretta”. . Nei primi anni di esilio, aveva lavorato anche a “L’ANELLO DEL NIBELUNGO”. Nel 1853, la stesura definitiva del libretto era pronta e Wagner passò alla composizione della musica. Scrisse la musica de “L’ORO DEL RENO” e de “LA WALCHIRIA” e, in capo al 1857 era già a metà di “SIGFRIDO”. Ma, a questo punto, interruppe il lavoro, per dedicarsi al dramma che più d’ogni altro avrebbe espresso la sua personalità: “TRISTANO E ISOTTA”. L’atteggiamento emotivo di Wagner di fronte alla vita, la sua sete ardente di ideali sublimi e la sua incessante ricerca di esperienze nuove, più profonde e toccanti, improntarono anche il suo atteggiamento nei riguardi delle donne. Il suo affetto per Minna si spense rapidamente e, come Don Giovanni, egli continuò a cercare la donna ideale. Una di esse fu Jessie Laussot, il cui marito, ricco commerciante di vini francese, riuscì a impedire alla donna di fuggire col musicista proprio all’ultimo istante. MATHILDE WESENDONCK http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/1/1a/Mathilde1850.jpg/150px-Mathilde1850.jpg Passò qualche anno e, sempre a Zurigo, Wagner conobbe un ricco uomo d’affari, Otto Wesendonck, e la moglie di questi, Mathilde, una donna giovane e bella in cui Richard di nuovo “trovò il suo ideale”. Il marito si rivelò un perfetto gentiluomo, appoggiando e aiutando Wagner, costruendogli infine una casetta nel proprio giardino. Wagner accettò l’atto generoso come logico tributo al suo genio e si trasferì nel villino senza neppure un grazie. Lì, visse per un certo tempo con la moglie e fu in gran parte merito del generoso Wesendonck se potè dedicarsi a lungo, durante il soggiorno a Zurigo, al suo lavoro creativo. . A poco a poco, Mathilde Wesendonck venne ad assumere una parte importante nella vita di Wagner. Creatura delicata, sensibile, appassionatissima d’arte, ella rimase affascinata dal musicista che, in seguito, ebbe a dire di lei: “Ha fatto di questi anni il periodo del mio più intenso rigoglio”. L’amore di Mathilde rappresentò per Wagner (almeno, in parte), il raggiungimento di uno dei suoi sogni. Ne “IL VASCELLO FANTASMA”, egli aveva presentato per la prima volta un’idea destinata in seguito ad affiorare in tutta la sua opera poetica: l’idea dell’Amore che si sacrifica per salvare l’uomo dalla dannazione. In “TANNHÄUSER” e in “LOHENGRIN” appare lo stesso tema. In Mathilde Wesendonck, Wagner vide una realizzazione di siffatto Amore. Donna onesta e sincera, Mathilde non nascose il suo sentire al marito. “Angosciato, ma disarmato, egli non potè non riconoscere la profonda onestà della moglie e riuscì a guardare con umiltà e rispetto a quell’Amore Sublime, al di sopra delle realtà terrene, un amore puramente spirituale, niente affatto fisico e, come tale, non trasgressore delle leggi coniugali”. . Ma la catastrofe era inevitabile: nella primavera del 1858, Minna – che aveva osservato la relazione con crescente gelosia – entrò in possesso d’una lettera d’amore di Wagner a Frau Wesendonck e la situazione precipitò. I Wesendonck partirono per un viaggio in Italia e, nell’agosto, Wagner abbandonava il suo “rifugio” (come chiamava la casetta nel giardino) per trasferirsi a Venezia. Minna raggiunse Dresda per riprendersi dalla pena sofferta. A Venezia, Wagner condusse vita isolata, solitaria. Assorto nei sogni di Mathilde, sotto l’ispirazione dell’Amore di lei, iniziò a comporre “TRISTANO E ISOTTA”. A Zurigo, egli aveva già scritto la musica per cinque poesie della donna e due di queste, “IM TREIBHAUS” (“NELLA SERRA”) E “TRÄUME” (“SOGNI”), divennero studi preliminari per “TRISTANO”. In una lettera successiva a Mathilde, il musicista scriveva: “Mi accade spesso di vedere tradotti in realtà i miei sogni artistici. E questa è la spiegazione del meraviglioso legame fra te e “Tristano e Isotta”. Grazie, grazie ancora dal profondo dell’animo per avermi reso capace di scrivere “Tristano”. . Dopo un breve soggiorno a Lucerna, nel 1859, Wagner tornò a Parigi. I tre concerti corali e strumentali in cui egli presentò brani dei suoi drammi musicali vennero accolti con calda simpatia da taluni e con aspre critiche da altri ma, finanziariamente, l’impresa fu disastrosa. Né la situazione migliorò quando Napoleone III accordò il permesso di mettere in scena “TANNHÄUSER” all’ “Opéra” l’opera cadde alla terza replica. Durante il soggiorno parigino, Wagner divorziò da Minna. La donna morì nel 1866. . Nel 1861, Wagner ricevette l’amnistia politica. Allora, si recò a Karlsruhe e, l’anno dopo, a Vienna, dove i dirigenti di quel teatro acconsentirono a mettere in scena “TRISTANO E ISOTTA” ; ma, quando, alla fine di una lunga serie di prove, si resero conto delle esigenze enormi del lavoro, la rappresentazione fu abbandonata. (Il Mondo della Musica) Battuto al computer da Lauretta

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