venerdì 13 dicembre 2013

RICORDANDO GIUSEPPE VERDI NEL BICENTENARIO DELLA NASCITA

GIUSEPPE FORTUNINO FRANCESCO VERDI: http://upload.wikimedia.org/wikipedia/commons/thumb/7/7c/Verdi-photo-Brogi.jpg/200px-Verdi-photo-Brogi.jpg (Le Roncole di Busseto, 10 ottobre 1813 - Milano, 27 gennaio 1901) . GIUSEPPE FORTUNINO FRANCESCO VERDI: . E’ stato un compositore italiano autore di melodrammi che fanno parte del repertorio operistico dei teatri di tutto il mondo. È considerato il più celebre compositore italiano di tutti i tempi. . PRIMA PUNTATA: -------------- VERDI è di discendenza contadina. Suo padre (CARLO VERDI) aveva una bottega di generi diversi nel villaggio di Le Roncole presso Busseto, nel Parmense, al tempo della sua nascita ancora sotto la dominazione francese. Alcuni mesi dopo, il distretto veniva conquistato dagli Austriaci e saccheggiato da distaccamenti di cavalleria; una lapide, a Le Roncole, ricorda che la madre di Verdi fu costretta a cercare rifugio dalla sacrestia della chiesa fin nel campanile. Il piccolo Giuseppe mostrava tale passione per la musica che il padre gli comprò una sgangherata spinetta, permettendogli di studiare col vecchio organista BAISTROCCHI. Il ragazzo fece rapidi progressi e, a dodici anni, ebbe l’incarico di sostituire questi nella chiesa del villaggio. Il compenso (di circa quaranta lire l’anno) veniva speso per pagargli la scuola in Busseto, dove imparò a leggere, a scrivere e a far di conto. Per due anni, Verdi visse a Busseto, recandosi ogni domenica a Le Roncole per suonare l’organo in chiesa. A Busseto, un commerciante di nome BAREZZI, appassionato di musica, notate le doti eccezionali del ragazzo, lo impiegò presso di sé, permettendogli di suonare il pianoforte con la propria figliola MARGHERITA. Verdi scrisse più tardi: « Ho conosciuto molta gente, ma nessuno migliore di Barezzi. Mi amò come un figlio e io l’amai come un padre ». Quando Verdi ebbe diciotto anni, Barezzi ottenne per lui una borsa di studio, che gli avrebbe permesso di frequentare i corsi presso il Conservatorio di Milano; ma, per l’età e la scarsa preparazione, il giovane non potè esservi ammesso. Peraltro, rimase a Milano due anni, prendendo lezioni di armonia, contrappunto e fuga dal LAVIGNA, esercitandosi nella direzione d’orchestra e nella composizione. La sua tecnica pianistica lasciò sempre a desiderare e Rossini si divertiva, più innanzi, a inviargli lettere così indirizzate: “Al Maestro Verdi, pianista di quinto corso”. Qualche tempo dopo, moriva l’organista di Busseto e, il fatto che Verdi non fosse stato scelto come successore, suscitò contrarietà fra i suoi sostenitori. Per aiutarlo, il Barezzi gli fece ottenere l’incarico di dirigere la banda cittadina. Nel 1836, Verdi sposava Margherita, la figlia di Barezzi. Nel 1838, si stabilì a Milano e, nel 1839, fece rappresentare a “LA SCALA” la sua prima opera, “OBERTO, CONTE DI SAN BONIFACIO”. Il successo fu tale che l’impresario del teatro, MERELLI, gli offrì un contratto per tre nuove opere. Ancor più importante per il giovane compositore fu la conoscenza di GIOVANNI RICORDI, il quale, da copista de “LA SCALA”, si era affermato come editore acquistando i diritti di pubblicazione delle opere di ROSSINI. Ricordi comperò la prima opera verdiana, iniziando col Maestro rapporti che dovevano durare per tutta la vita. . La vita privata di Verdi, in quel tempo, fu colpita da un seguito di dolorose sciagure: perdette i due figli bambini e, nel 1840, gli morì la moglie beneamata. Frattanto, andava in scena l’opera “UN GIORNO DI REGNO”: fu un insuccesso. Quali le cause? Le recenti disgrazie familiari influirono certo, negativamente, sulla capacità creativa del Maestro; ma vi sono altre (e, forse più valide) ragioni che giustificano l’infelice esito di questo spartito. Con “OBERTO”, Verdi aveva scritto un’opera decisamente mediocre, con uno strumentale greve e derivato dalla pratica della banda. Da spirito acuto e da inflessibile autocritico qual era, egli comprese perfettamente il suo errore ma, nell’opera seguente (“UN GIORNO DI REGNO”), cadde nell’eccesso opposto. Accolto un libretto di gusto sorpassato, tentò un’imitazione cimarosiana che, in quel tempo, era più che mai priva di senso. Queste due opposte esperienze furono fondamentali per il Maestro che trovò poi, con “NABUCCO” la sua giusta maniera. Dopo l’insuccesso di “UN GIORNO DI REGNO”, decise di abbandonare la composizione e il Merelli dovette usare tenacia ed astuzia per indurlo a riprendere il lavoro. Gli chiese di dare una scorsa al libretto “NABUCODONOSOR” e, avendo ricevuto un rifiuto, glielo pose in tasca. Arrivato a casa, Verdi fu vivamente interessato dai primi versi che gli caddero sott’occhio e lo lesse per intero. Comunque, rimase nella determinazione di non scrivere più musica ma, ben presto, la natura dell’artista ebbe il sopravvento e, il 9 marzo 1842, l’opera dal titolo “NABUCCO” veniva rappresentata a “LA SCALA” con enorme successo. (Il Mondo della Musica) Battuto al computer da Lauretta

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