domenica 6 agosto 2023

TOSCA di GIACOMO PUCCINI


Tosca è un’opera in tre atti su Libretto di Giuseppe Giacosa e Luigi Illica tratto da “La Tosca” di Victorien Sardou (dramma rappresentato per la prima volta il 24 novembre 1887 al Théatre de la Porte-Saint-Martin di Parigi, il cui successo è legato soprattutto all’interpretazione di Sarah Bernhardt).

Prima rappresentazione: Teatro “Costanzi” di Roma, 14 gennaio 1900.  


Personaggi: 

Floria Tosca, celebre cantante (soprano lirico spinto)
Mario Cavaradossi, pittore (tenore lirico spinto)
Il barone Scarpia, capo della polizia (baritono drammatico)
Cesare Angelotti (basso cantante)
Il Sagrestano (basso)
Spoletta, agente di polizia (tenore)
Sciarrone, gendarme (basso
Un carceriere (basso)
Un pastorello (voce bianca) 


Cast della prima assoluta, direttore Leopoldo Mugnone: 

Floria Tosca (soprano) Hariclea Darclée  
Cavalier Mario Cavaradossi (tenore) Emilio De Marchi  
Il barone Scarpia (baritono) Eugenio Giraldoni   
Cesare Angelotti (basso) Ruggero Galli  
Il Sagrestano (basso) Ettore Borelli  
Spoletta (tenore) Enrico Giordani 
Sciarrone (basso) Giuseppe Gironi  
Un carceriere (basso) Aristide Parasassi 
Un pastore (voce bianca) Angelo Righi   

Direttore: Leopoldo Mugnone 



Trama:   

Periodo storico: Roma, giugno 1800.


Atto I:     

Poco dopo la Battaglia di Marengo, la Prima Repubblica Romana cade con conseguente atmosfera tesa seguita agli avvenimenti rivoluzionari successi in Francia. 

L’inizio dell’opera è solenne e preannuncia Scarpia, il Capo della Polizia Papalina.   

Il bonapartista Conte Angelotti, ex console della Repubblica Romana, è evaso dalla prigione di Castel Sant’Angelo e si nasconde nella Basilica di Sant’Andrea della Valle: qui, la marchesa Attavanti, sua sorella, ha preparato degli indumenti femminili per evitare il riconoscimento.
Arrivato in chiesa, a causa dell’operato del Sagrestano, Angelotti è costretto a nascondersi nella Cappella di sua sorella.

Il Sagrestano brontola mentre ripulisce gli strumenti del pittore che, dopo poco, arriva per riprendere il lavoro al ritratto che sta dipingendo. 

Mario Cavaradossi ha ritratto di nascosto la Marchesa Attavanti, ma confronta i suoi capelli biondi e gli occhi azzurri con Tosca (“Recondita armonia”).   

Il sacrestano se ne va e Cavaradossi si accorge di Angelotti, suo buon conoscente e di cui approva il credo politico. 

Mentre entrambi preparano la fuga, arriva Floria Tosca, l’amante di Cavaradossi, per cui Angelotti è costretto a nascondersi nuovamente nella cappella. 

Cavaradossi non può rivelarle quanto sta succedendo, dal momento che Tosca potrebbe rivelare la presenza di Angelotti, in confessione.
Tosca espone al suo Mario quanto desidera, per quella sera (Non la sospiri la nostra casetta…), ma riconosce la marchesa Attavanti come la Maddalena del dipinto e fa una scenata di gelosia al pittore che, faticosamente, riesce a tranquillizzarla e a salutarla (Qual occhio al mondo…),  

Angelotti e Cavaradossi riprendono il loro dialogo e il secondo si offre di proteggerlo presso la sua villetta. 

Un colpo di cannone rende nota la fuga del prigioniero da Castel Sant’Angelo e Cavaradossi stabilisce di accompagnare Angelotti per coprirlo travestito da donna. Purtroppo, dimenticano il ventaglio nella cappella.  

Non è vero che, a Marengo, l’Austria ha vinto su Napoleone, ma la notizia allieta il Sagrestano che vuole ringraziare, organizzando il Te Deum con il coro di bambini. 

Il barone Scarpia, capo della polizia papalina, arriva all’improvviso perché insegue Angelotti e nutre forti sospetti su Mario, come bonapartista. 
Per poterlo incriminare e incarcerare come complice di Angelotti, cerca di interessare Tosca che è ricomparsa per avvertire Mario che dovrà cantare a Palazzo Farnese per celebrare il fatto bellico (“Ed io venivo a lui tutta dogliosa…”).
Servendosi del ventaglio trovato nella cappella degli Attavanti, Scarpia provoca, ad arte, la gelosia ossessiva di Tosca che cade nel trabocchetto tesole dal poliziotto.   
Tutto questo, nonostante sia stata appena tranquillizzata da Mario, perché crede che si sia verificato un incontro clandestino fra Cavaradossi e la Marchesa: per cui promette di ritrovarli.

Atto II:

Scarpia è nel suo appartamento e sta cenando mentre, al piano superiore di Palazzo Farnese, alla presenza del Re e della Regina di Napoli, è in atto il festeggiamento che si svolge per celebrare la battaglia vinta.

Tosca è stata seguita fino alla villetta di Mario da Spoletta e dai suoi gendarmi che la vedono uscire poco dopo dal momento che lei stessa si è resa conto di avere commesso un errore di comportamento geloso.  

Dopo la perquisizione della casa del pittore, lo arrestano per non avere trovato Angelotti.   
Cavaradossi è condotto da Scarpia e interrogato: rifiutando di svelare il nascondiglio di Angelotti viene torturato. 
Dopo poco che Tosca ha cantato al piano superiore, Scarpia la chiama e le fa sentire le grida lamentose di Mario.   
Logorata, Tosca riferisce a Scarpia che il nascondiglio di Angelotti è nella villetta e Scarpia ripete, in presenza di Cavaradossi: “Il pozzo nel giardino!”.    
Cavaradossi si sente tradito da Tosca e, subito dopo, il messo annuncia che la notizia della vittoria austriaca era falsa, dal momento che Napoleone ha sconfitto i nemici, a Marengo.   
Mario si esalta alla notizia della vittoria e Scarpia rende subitanea la sua condanna a morte per fucilazione.   

Più tardi, Scarpia viene a sapere che Angelotti di è suicidato all’arrivo degli sbirri nella villetta, per cui ordina l’impiccagione del corpo del Conte accanto a Cavaradossi.  

Tosca è disperata e chiede a Scarpia la grazia per il suo Mario: la grazia ci sarà alla condizione che lei gli si conceda, per cui, provando orrore, si rammarica tristemente (“Vissi d’Arte”) e, da persona forte, si ritrova a supplicare l’inflessibile Scarpia, al quale “DEVE” CEDERE.  

Scarpia chiama Spoletta e, d’accordo con lui, tranquillizzano Tosca che la fucilazione sarà inscenata con i fucili caricati a salve: “Come facemmo col Conte Palmieri”). 
Dopodiché, raccomandato a Spoletta che non vuole essere disturbato, scrive il salvacondotto per Tosca e Cavaradossi in modo che raggiungano il Porto di Civitavecchia e si avvicina a Tosca affinché rispetti il patto ma, lei, avendo trovato un coltello sulla tovaglia, lo uccide. 

Poi, s’impossessa del salvacondotto strappandolo dalle mani di Scarpia e, con pietà posa due candelabri ai suoi lati, un crocifisso sul suo petto e se ne va. 

Atto III: È l’alba.

Si sente un canto in dialetto romanesco da parte di un pastorello.   

Cavaradossi sta per essere giustiziato e scrive a Tosca la sua estrema lettera d’amore, però la interrompe perché ripensa intensamente al loro rapporto attraverso l’aria “E lucevan le stelle”.

Di sorpresa, Tosca arriva e gli racconta di essere stata costretta ad uccidere il poliziotto, gli esibisce il salvacondotto e lo porta a conoscenza della finta fucilazione, per cui scherza anche sul fingere in modo veritiero di morire per ingannare tutti. 

Ma Tosca si agita e si scombussola perché Cavaradossi è stato fucilato realmente e, rincorsa dagli sbirri a causa del ritrovamento del corpo inerte di Scarpia, grida “O Scarpia, avanti a Dio!” e si getta nel vuoto.


Brani più noti:

Recondita armonia   
Quale occhio al mondo può star di paro    
Tre sbirri… una carrozza… presto!… seguila   
Va’ Tosca! Nel tuo cuor s’annida Scarpia!   
Ella verrà… per amor del suo Mario!   
Orsù, Tosca, parlate / Non so nulla! / Non vale   
Vissi d’arte, vissi d’amore   
E lucevan le stelle… e olezzava   
Amaro sol per te m’era morire   
O dolci mani mansuete e pure   
E non giungono… Bada!…   
Son pronto / Tieni a mente… al primo   
Com’è lunga l’attesa! 

 

Incisioni note:  

Maria Caniglia, Beniamino Gigli, Armando Borgioli, Ernesto Dominici, Giulio Tomei – Oliviero De Fabritiis

Renata Tebaldi, Giuseppe Campora, Enzo Mascherini, Dario Caselli, Fernando Corena – Alberto Erede

Maria Callas, Giuseppe Di Stefano, Tito Gobbi, Franco Calabrese, Melchiorre Luise – Victor De Sabata

Antonietta Stella, Gianni Poggi, Giuseppe Taddei, Ferruccio Mazzoli, Leo Pudis – Tullio Serafin

Renata Tebaldi, Mario Del Monaco, George London, Silvio Maionica, Fernando Corena – Francesco Molinari Pradelli  

Birgit Nilsson, Franco Corelli, DietrichFischer-Dieskau, Silvio Maionica, Alfredo Mariotti – Lorin Maazel 

Mirella Freni, Luciano Pavarotti, Sherrill Milnes, Richard Van Allan, Italo Tajo – Nicola Rescigno

Katia Ricciarelli, José Carreras, Ruggero Raimondi, Gottfried Hornik, Fernando Corena – Herbert von Karajan

Carol Vaness, Giuseppe Giacomini, Giorgio Zancanaro, Piero De Palma, Danilo Serraiocco, Alfredo Mariotti            – Riccardo Muti

Angela Gheorghiu, Roberto Alagna, Ruggero Raimondi, Maurizio Muraro, Enrico Fissore – Antonio Pappano    

 

Adattamenti e video:

Tosca (film 1918)

Tosca (film 1941) 

Avanti a lui tremava tutta Roma (film del 1946) 

Tosca, film-opera diretto da Carmine Gallone (1956) 

La Tosca, film diretto da Luigi Magni con musiche di Armando Trovajoli (1973)

Tosca, film per la televisione del 1976 con Raina Kabaivanska nella parte della protagonista, Plácido Domingo come Mario Cavaradossi, Sherrill  Milnes nella parte del barone Scarpia, Alfredo Mariotti e diretto da Bruno Bartoletti per la regia di Gianfranco De Bosio  Decca.  

Tosca: James Conlon/Luciano Pavarotti/Shirley Verrett/MET, regia Tito Gobbi,   

1978 Decca Tosca (reg. Franco Zeffirelli, live MET) – Giuseppe Sinopoli/Plácido Domingo/Hildegard Behrens, 

1985 Deutsche Grammophon Tosca, nei luoghi e nelle ore di Tosca – film diretta TV (Rai Uno 1992), regia Giuseppe Patroni Griffi, orchestra diretta da Zubin Mehta; Plácido Domingo: Cavaradossi; Catherine Malfitano: Tosca; Ruggero Raimondi: Scarpia.Tosca,film-opera diretto da Benoît Jacquot (RAI uno  

2001) Tosca- Amore disperato, opera moderna diretta da Lucio Dalla  

(2003) Tosca- Paolo Carignani/Emily Magee/Jonas Kaufmann, 2008 Decca  

 

 

 

LE RIFLESSIONI di Lauretta:  


“La Tosca”, dramma di Sardou, “viene rappresentato al “Teatro dei Filodrammatici” di Milano nel 1889 e colpisce Puccini al punto di volerne ricavare un’opera; per cui lo comunica a Giulio Ricordi che, a sua volta, ne parla con Sardou il quale non rifiuta ma si dimostra distaccato circa la cosa. 

La stesura del libretto viene autorizzata a Ricordi che la passa ad Alberto Franchetti per avere conseguito un grande successo per la sua opera “Cristoforo Colombo”, però Franchetti rinuncia dopo qualche mese e Ricordi affida il lavoro a Puccini.  

Ostacoli e considerazioni portano la prima rappresentazione di “Tosca” al Teatro “Costanzi” di Roma, il 14 gennaio 1900, in presenza del presidente del Consiglio Luigi Pelloux e della regina Margherita di Savoia. 

Nonostante la serata nervosa e il direttore d’orchestra – Leopoldo Mugnone – sia obbligato ad  interrompere l’esecuzione e ricominciare da capo, nonostante la critica si aspetti un’opera conforme a “Manon” e a “La bohème”, “Tosca” si assicura un posto in repertorio, arrivando ad essere messa in scena nei maggiori teatri lirici della Terra. 

In quest’opera (la più drammatica di Puccini) i fatti apprensivi si centralizzano su Tosca-Scarpia-Cavaradossi, disegnando i loro profili caratteriali e l’amore dei due amanti preso di mira dal poliziotto. 
Infatti, l’introduzione dell’opera segna la forte solennità che preannuncia il barone Scarpia e la sua personalità viscida, la melodia si distingue particolarmente nei duetti tra Tosca e Mario e nelle tre romanze “Recondita armonia”, “Vissi d’arte”, “E lucevan le stelle”, che rallentano la tensione, mentre la massima drammaticità la riscontriamo nel secondo atto, dove il protagonista è proprio Scarpia. 

E’ un caso drammatico che evidenzia la gelosia, la costrizione morale, la menzogna, la tortura, la crudeltà, la vendetta, la punizione.

 

Tosca: 

Tosca: una donna non comune dal carattere dolce – forse, a volte, un po’ fragile ma anche forte – risoluta ed empatica (“ad accarezzar fanciulli … a coglier rose …), con emozioni passionali e fisiche.  

E’ anche una Signora, nell’anima, una Signora Artista della Musica, in quanto artista sensibile, oltre a possedere umiltà.    

Tosca NON SA che Scarpia SA GIA’ che verrà perduta dalla sua stessa gelosia morbosa, ma il Barone – a causa del suo credersi “il centro dell’universo” – NON si rende conto che questa donna pretende fedeltà dal suo uomo per cui NON SE LA SENTE DI SOTTOSTARE ad un NARCISISTA MALIGNO/PERVERSO e, quindi – appena le capita di vedere il coltello, sulla tovaglia, DECIDE DI UCCIDERE il poliziotto DOPO AVERE RICEVUTO IL SALVACONDOTTO FIRMATO DALLO STESSO SCARPIA.

Poi, in un atto di pietà, Tosca pone i due candelabri ai lati di Scarpia-morto NON senza avere constatato, senza provare rimorso: “E AVANTI A LUI TREMAVA TUTTA ROMA”. 


Tosca: un’eroina che ha fatto il possibile per salvare se stessa e il suo uomo dal ricatto ma, alla fine, sarà felice con lui nell’Altro Mondo.

 


Mario Cavaradossi: 


Lavora come pittore nella Chiesa di Santa Maria della Valle, ma vive la società che è attorno a lui con una certa indifferenza, da persona giovane e da artista qual è: infatti, è amante dell’Arte e, nel primo atto, celebra tale Arte per mezzo della bellezza delicata e aggraziata della DONNA attraverso l’aria “Recondita armonia”.
Aria in cui confronta la donna bionda, con gli occhi azzurri del quadro che sta dipingendo, con Floria Tosca, bruna, con “l’occhio nero” della tipica bellezza italiana.  

Inizialmente, non è un eroe; non è nemmeno un patriota.
Però sa aiutare il suo prossimo: infatti, si trova faccia a faccia col Conte Angelotti appena evaso da Castel Sant’Angelo, dove era prigioniero liberale-democratico e lo supporta nascondendolo presso casa sua, una villetta con il pozzo dalla quale potrà fuggire.  

A seguito di questo, si scoprirà che Cavaradossi è capace di riconoscere i suoi impulsi democratici e per cui la sua personalità diventerà eroica e patriottica: lo si comprende dalla sua resistenza alla tortura per non rivelare il nascondiglio dell’amico Conte Angelotti.   

Cavaradossi è vittima del meccanismo mentale di Scarpia e viene fucilato: per avere amato il suo prossimo, paga con la vita.  




Scarpia: 
   

La scena del “Te Deum”, scena significativa perché mette in risalto la “rabbia in corpo” di Scarpia, segue immediatamente il suo ordine al fido Spoletta di pedinare Tosca per arrivare ad arrestare i Bonapartisti: infatti, Scarpia è il Deus ex Machina e il maligno Capo della Polizia Pontificia che si serve soprattutto della GELOSIA di Tosca per arrivare ai suoi scopi; in questo caso, a mezzo del ventaglio trovato in chiesa.  

Sotto l’aspetto psicologico, Scarpia è un personaggio molto interessante: vissuto e cresciuto con l’educazione e la mentalità del tempo, i fattori ambientali lo portano a rincorrere IL POTERE ed è “L’UOMO CHE COMANDA e TUTTO GLI E’ PERMESSO”.

Scarpia è un approfittatore del maschilismo dell’epoca e della sua carica lavorativa presso lo Stato Pontificio per mostrare la sua “potenza” e la sua ambizione smisurata: infatti, da essere viscido, agisce per proprio interesse personale, è narcisista maligno manipolatore perverso.
E’  “un fragile”, ma sembra che non sappia molto giudicarsi per ciò che è realmente. 

Desidera pazzamente Tosca ma, interiormente sadico, NON sa amare le donne perché  è un essere insicuro e frustrato che – inconsciamente – vuole sottomettere la personalità femminile.
NON sa soddisfare e NON saprebbe farlo, specialmente, verso una donna INNAMORATISSIMA del suo uomo.  

Come Iago, in “OTELLO” di Verdi, anche Scarpia vola molto in alto, ma – COME PER ICARO – LA CERA DELLE ALI SI SCIOGLIE E LO FA PRECIPITARE ROVINOSAMENTE: PER LUI, IL POTERE TERMINA.   
 

Per cui, a seguito della sua morte: 

. Scarpia: il fido Spoletta e il gendarme Sciarrone lo piangeranno perché non avranno più il loro “protettore”. 

. Scarpia: la sua presenza si aggira vittoriosa, nel III atto, anche dopo morto, come se fosse un fantasma.

. Scarpia muore per mano di Tosca, ma E’ il VINCITORE su tutti.

. Scarpia è il personaggio più bello dell’opera: senza di lui, “Tosca” non esisterebbe.




Cesare Angelotti: 


Angelotti non è un perdente perché Scarpia avrà il suo corpo freddo, ma NON la sua anima: Scarpia, soprattutto, da sadico mentale, non lo potrà torturare e uccidere.   




Vittoriano Sardou ha scritto “La Tosca”, i librettisti Luigi Illica (molto patriottico) e Giuseppe Giacosa hanno saputo trarre l’argomento validamente, esprimendo molto bene la psicologia dell’opera per la musica interiormente divina di Puccini che ha conferito splendore e che l’ha consacrata come capolavoro.


Battuto al computer da Lauretta







 


Il tenore MARIO LANZA canta “RECONDITA ARMONIA”: 

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Il soprano RAINA KABAIVANSKA e il tenore PLACIDO DOMINGO cantano il duetto dal I atto “QUALE OCCHIO AL MONDO PUO’ DI STAR DI PARO” : 

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Il baritono SHERRIL MILNES e il coro cantano “Tre sbirri… una carrozza… presto!… seguila” e “TE DEUM”:   https://youtu.be/FHOJCdfBFQg 

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Il soprano ANGELA GHEORGHIOU canta “VISSI D’ARTE, VISSI D’AMORE”: 

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Il tenore MARIO DEL MONACO canta “E LUCEVAN LE STELLE”: 

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Il soprano MARIA CALLAS e il tenore GIUSEPPE DI STEFANO cantano il duetto dal III atto “O DOLCI MANI MANSUETE E PURE”:

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Il soprano RAINA KABAIVANSKA e il tenore PLACIDO DOMINGO cantano IL FINALE:

 

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