mercoledì 6 maggio 2009

RICORDANDO LE APERTURE DI STAGIONI LIRICHE: "OTELLO" di GIUSEPPE VERDI

RICORDANDO LE APERTURE DI STAGIONI LIRICHE: OTELLO

Dramma lirico in quattro atti - libretto/testo di ARRIGO BOITO (dalla tragedia omonima di WILLIAM SHAKESPEARE) – musica di GIUSEPPE VERDI - (durata: 3 ore [intervallo incluso])

APERTURA DELLA STAGIONE LIRICA: sabato, 6 dicembre 2008 - ore 20.30

PERSONAGGI e INTERPRETI:

Otello = Aleksandrs Antonenko

Desdemona = Marina Poplavskaya

Jago = Giovanni Meoni

Lodovico = Giovanni Battista Parodi

Emilia = Barbara Di Castri

Cassio = Roberto De Biasio

ORCHESTRA E CORO DEL TEATRO DELL'OPERA DI ROMA

Maestro concertatore e Direttore: RICCARDO MUTI

Maestro del Coro: ANDREA GIORGI

Regìa: STEPHEN LANGRIDGE

Scene: GEORGE SOUGLIDES

Costumi: EMMA RYOTT

Movimenti coreografici: PHILLIPPE ALBERT GIRAUDEAU

Disegno luci: GIUSEPPE DI IORIO

Coro di Voci Bianche dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e del Teatro dell'Opera diretto da José Maria Sciutto

Nuovo allestimento in co-produzione con il Festival di Salisburgo

Dopo “AIDA”, ultimata nel 1870 (rappresentata per la PRIMA volta al “NUOVO TEATRO” de Il Cairo il 24 dicembre 1871), ci fu una lunga pausa nella produzione operistica di Verdi. – Sembrava che considerasse terminata la sua carriera di compositore; veramente, stava attraversando un periodo torturante di studio e di meditazione durante il quale si decisero le nuove posizioni della sua arte. – Molti fra i più giovani compositori italiani si erano lasciati trasportare dall’entusiasmo suscitato dalle riforme wagneriane e Verdi intuì il pericolo che il dramma musicale del compositore tedesco poteva rappresentare per la vita dell’opera italiana, per cui non rimase insensibile agli stimoli che gli venivano per intraprendere il rinnovamento del melodramma italiano senza alterarne il carattere e gli aspetti basilari, avendo la possibilità di penetrare più a fondo le debolezze dell’opera italiana sotto gli aspetti letterario e drammatico che si espressero nei due altissimi capolavori “OTELLO” e “FALSTAFF”.

ARRIGO BOITO e GIUSEPPE VERDI si conobbero ai primi del 1860 e, da principio, la divergenza fra i loro punti di vista fu troppo grande per consentire una qualunque collaborazione fra loro che – comunque – nel 1879 fu resa possibile dall’Editore RICORDI che, ricorrendo ad uno stratagemma, interessò Verdi al libretto dell’OTELLO abbozzato da Boito.

Boito si mantenne molto fedele al lavoro shakespeariano, “teatro” per cui aveva sempre dimostrato grande interesse (ricordiamo “MACBETH” del 1847) ma, facendo iniziare il dramma immediatamente prima della “catastrofe”, “concentrò” l’intreccio e tralasciò personaggi minori.

“OTELLO”, soggetto difficile, rivela alcuni cambiamenti nell’espressione musicale di Verdi, dove il musicista conserva la sua personalità: quella di essere pur sempre, nonostante la tarda età, il grande maestro della melodia, mentre i suoi motivi non perdono nulla del loro entusiasmo e del loro colore, pur non esprimendo più la tensione determinata dagli scoppi passionali dei personaggi descrivendo – invece - tutte le loro sfumature spirituali in modo diretto e malleabile abbandonando il “motivo conduttore” (ad esempio: Jago: ha uno stile decisamente “recitativo”; Otello: ha uno stile “arioso” molto simile alla vera aria = in questo modo, la fredda astuzia di Jago viene opposta efficacemente alla emozionalità di Otello). – Concludendo: “OTELLO” è un’ effettiva opera italiana dopo un’attenta osservazione di Verdi all’opera wagneriana.

Riprendendo quanto sta un po’ indietro, al compositore piacque il soggetto scritto da ARRIGO BOITO e, per la fine del 1886, la partitura era pronta (inizialmente, era stata scritta per due baritoni ma, poi, per fare una distinzione fra i due timbri vocali, Verdi rese Otello “TENORE DRAMMATICO”). - Dopo due mesi dal debutto scaligero (5 febbraio 1887) e, dopo nove anni di lavoro da parte di Verdi, la PRIMA esecuzione era stata attesa con il più vivo interesse da tutto il mondo musicale, venendo interpretata da FRANCESCO TAMAGNO [Otello], ROMILDA PANTALEONI [Desdemona], VICTOR MAUREL [Jago], FRANCESCO NAVARRINI [Cassio], FRANCO FACCIO (Direttore d’orchestra): il SUCCESSO dell’opera fu CLAMOROSO.

Il 17 aprile dello stesso anno “OTELLO” giunge al Teatro Costanzi. - Il Direttore è, idem, FRANCO FACCIO. I protagonisti sono FRANCESCO TAMAGNO (Otello), VICTOR MAUREL (Jago), GIOVANNI PAROLI (Cassio), ADALGISA GABBI (Desdemona). - Nelle successive edizioni questo titolo ha aperto molte volte la stagione: RENATA TEBALDI vi debutta nel ruolo di Desdemona nell’inaugurazione del 1947-48. Memorabile la ripresa del 1953-54 con un cast d’eccezione: RENATA TEBALDI, MARIO DEL MONACO, TITO GOBBI. È dal 1976 che “OTELLO non viene riproposto al Teatro “ALLA SCALA” (qui, cantavano PLACIDO DOMINGO, MIRELLA FRENI, PIERO CAPPUCCILLI = tutti sotto la direzione d’orchestra del grande CARLOS KLEIBER).

A proposito di interpreti di questo “OTELLO” romano, fra loro ho ascoltato il baritono GIOVANNI MEONI, “JAGO” = il Maestro RICCARDO MUTI non ha deciso per LA RISATA DIABOLICA al termine del “CREDO”, nel secondo atto: mi è dispiaciuto molto perché “CREDO FERMAMENTE” che Giovanni (conoscendolo) avrebbe potuto dare molto al suo pubblico. - Io e Giovanni ci conosciamo dal 1994 (Annicco e Darfo Boario Terme, in Provincia di Brescia). – In queste due serate, era presente (mi sembra che fosse l’insegnante di Meoni) il grande ALDO PROTTI (definito LA Più BELLA VOCE DI BARITONO DEL 1900”: fra parentesi, per lui e per sua moglie [il mezzo soprano giapponese MASAKO TANAKA], ero come una figlia [per l’esattezza, Aldo era nato tre mesi e tre giorni prima di mio padre]).

Conclusione: a Roma, la serata dell’inaugurazione della Stagione Lirica ha decretato a quest’opera un grande tributo per mezzo degli applausi e delle battute di piedi sul pavimento, segni evidentissimi di grandi ovazioni. - Ad ogni modo, ha ricevuto anche una buona critica attraverso i messaggini arrivati al conduttore radiofonico “in diretta” e – il lunedì seguente - dalla trasmissione radiofonica “LA BARCACCIA”, in onda dal lunedì al venerdì su R.A.I. RADIO3 dalle ore 13 alle ore 13,45, condotta dai due valentissimi MICHELE SUOZZO ed ENRICO STINCHELLI (tenore [allievo del baritono GIUSEPPE TADDEI, dettoPEPPINO TADDEI”], direttore d’orchestra, giornalista e conduttore). - (A proposito di GIUSEPPE TADDEI: le mie prime edizioni [“33 giri”] de “La bohème e di “MADAMA BUTTERFLY” di Puccini vedono questo “GRANDE” nelle vesti rispettivamente di “MARCELLO” e di “SHARPLESS”).

Epoca: Fine del XV secolo.

Luogo: Un porto di mare a Cipro.

ATTO I

Scena: Spiazzo davanti al castello del governatore. - Sulla spiaggia, una folla osserva ansiosamente una flotta che cerca di entrare in porto lottando contro una violenta tempesta. – A bordo di una delle navi, il governatore moro di Cipro, OTELLO (tenore), sta tornando vittorioso dalla guerra contro i Turchi. – Tutti invocano su di lui la protezione di Dio, eccettuato l’alfiere JAGO (baritono), il quale odia Otello perché questi – nel passato – gli ha negato la promozione favorendo il capitano CASSIO (tenore), suo collega.

La flotta entra in porto sana e salva e Otello è salutato con entusiasmo: Esultate! L’orgoglio musulmano sepolto è in mar, nostra e del Ciel è gloria! Dopo l’armi lo vinse l’uragano”. - Ma ha appena messo piede nel castello che già Jago comincia a tramare contro di lui. Jago dice a RODERIGO (tenore), innamorato della moglie di Otello, DESDEMONA (soprano) che anche Cassio nutre per la donna i suoi stessi sentimenti e lo istiga a fare ubriacare il capitano.

Quindi, Jago provoca una disputa fra Cassio e Montano (basso), predecessore di Otello come governatore; la lite finisce in un duello, nel quale Montano rimane ferito. Otello si adira al punto da privare Cassio del grado di capitano.

Desdemona esce a salutare il consorte e canta con lui il famoso duetto d’amore:


otello:

Già nella notte densa s’estingue ogni clamor,

già il mio cor fremebondo

s’ammansa in quest’amplesso e si rinsensa.

Tuoni la guerra e s’inabissi il mondo

se dopo l’ira immensa

vien questo immenso amor!



desdemona:

Mio suberbo guerrier! Quanti tormenti,

quanti mesti sospiri e quanta speme

ci condusse ai soavi abbracciamenti!

Oh! Com’è dolce il mormorare insieme:

te ne rammenti!

Quando narravi l’esule tua vita

e i fieri eventi e i lunghi tuoi dolor,

ed io t’udìa coll’anima rapita

in quei spaventi e coll’estasi in cor.


Otello:

Pingea dell’armi il fremito, la pugna

E il vol gagliardo alla breccia mortal,

l’assalto, orribil edera, coll’ugna

al baluardo e il sibilante stral.



desdemona:

Poi mi guidavi ai fulgidi deserti,

all’arse arene, al tuo materno suol;

narravi allor gli spasimi sofferti

e le catene e dello schiavo il duol.


otello:


Ingentilìa di lagrime la storia

Il tuo bel viso e il labbro di sospir;

scendean sulle mie tenebre la gloria,

il paradiso e gli astri a benedir.


desdemona:

Ed io vedea fra le tue tempie oscure


splender del genio l’eterea beltà.



otello:


E tu m’amavi per le mie sventure

ed io t’amavo per la tua pietà.


desdemona:

Ed io t’amavo per le tue sventure

e tu m’amavi per la mia pietà.



otello:

Venga la morte! E mi colga nell’estasi

di quest’amplesso

il momento supremo!

(Il cielo si è rasserenato: si vedono alcune stelle e sul lembo dell’orizzonte il riflesso ceruleo della nascente luna).

Tale è il gaudio dell’anima che temo,

Temo che più non mi sarà concesso

Quest’attimo divino

Nell’ignoto avvenir del mio destino.


desdemona:

Disperda il ciel gli affanni

E Amor non muti col mutar degli anni.


otello:

A questa tua preghiera

Amen risponda la celeste schiera.


desdemona:

Amen risponda.


otello (appoggiandosi ad un rialzo degli spalti):

Ah! La gioia m’inonda

Si fieramente … che ansante mi giaccio

Un bacio …


desdemona:

Otello! …


Otello:

Un bacio … ancora un bacio.

(alzandosi e fissando una plaga del cielo stellato)

Già la Pléiade ardente al mar discende.


desdemona:

Tarda è la notte.


otello:

Vien … Venere splende.

(s’avviano abbracciati verso il castello).

(Incisioni più note: CLAUDIA MUZIO e FRANCESCO MERLI [Col.]; RENATA TEBALDI e MARIO DEL MONACO [Decca]; ELEANOR STEBER e RAMON VINAY [Philips]; MARGARET SHERIDAN e RENATO ZANELLI, MARIA CANIGLIA e GIACOMO LAURI-VOLPI, RINA GIGLI e BENIAMINO GIGLI [VDP]).

ATTO II

Scena: Una sala nel castello. – Jago, fingendosi amico di Cassio, lo induce a chiedere a Desdemona di perorare la sua causa presso Otello. Jago, rimasto solo, svela il proprio cinico atteggiamento verso la vita in un “CREDO”:

jago:

(seguendo con l’occhio Cassio)

Vanne; la tua meta già vedo.

Ti spinge il tuo dimone,

e il tuo dimon son io.

E me trascina il mio, nel quale io credo

inesorato Iddio.

(allontanandosi dal verone senza più guardar Cassio che scompare fra gli alberi)

. Credo in un Dio crudel che m’ha creato

simile a sé, e che nell’ira io nomo.

. Dalla viltà d’un germe o d’un atòmo

vile son nato.

. Son scellerato perché son uomo;

e sento il fango originario in me.

. Sì! Quest’è la mia fè!

. Credo con fermo cuor, siccome crede

La vedovella al tempio,

che il mal ch’io penso e che da me procede

per mio destino adempio.

. Credo che il giusto è un istrion beffardo

E nel viso e nel cuor,

che tutto è in lui bugiardo:

Lagrima, bacio, sguardo,

sacrificio ed onor.

. E credo l’uom gioco d’iniqua sorte

Dal germe della culla

Al verme dell’avel.

. Vien dopo tanta irrision la Morte.

. E poi? – La Morte è il Nulla.

(forte intervallo musicale)

È vecchia fola il Ciel.

(è quasi un “urlo” musicale)

AHAHAHAHAHAH!

(Jago ride satanicamente)

(Incisioni più note: ALEXANDER SVED, CARLO TAGLIABUE [Cetra], PAOLO SILVERI, GIANPIERO MALASPINA [Col.], PAUL SCHOEFFLER [Decca], GINO BECHI, TITTA RUFFO, TITO GOBBI, BENVENUTO FRANCI [VDP]).

Con diabolica astuzia, Jago induce Otello a credere che fra Desdemona e Cassio esista una relazione illecita e, quando la donna tenta di perorare la causa di Cassio, il marito la respinge duramente.

Jago comincia a tramare un nuovo intrigo: fa sottrarre dalla propria consorte EMILIA (mezzosoprano) un fazzoletto a Desdemona e, avutolo, se lo mette in tasca. Quando le due donne sono uscite, egli continua la sua opera d’istigazione con Otello, raccontandogli dei convegni segreti di Desdemona e Cassio.

Otello si rifiuta di credervi (“Per l’universo! Credo leale Desdemona e credo che non lo sia; te credo onesto e credo disleale … La prova io voglio! Voglio la certezza!”) e – afferrato Jago per la gola – gli domanda una prova. L’altro gli dice di avere visto il fazzoletto di Desdemona nella camera di Cassio. In un impeto di furore, Otello giura di vendicarsi della consorte e di Cassio (Sì, pel ciel marmoreo giuro…).

ATTO III

Scena: Il salone del castello. – Quando Desdemona intercede di nuovo presso il marito per Cassio, per tutta risposta Otello le chiede di mostrargli il fazzoletto regalatole da lui. La donna non riesce a trovarlo ed egli la manda via.

Jago ha trascinato Cassio in una conversazione licenziosa a proposito di una cortigiana di nome Bianca, ma la conduce in modo che Otello, il quale sta ascoltando non visto, pensi che essi stiano parlando di sua moglie. Quando Cassio tira fuori il fazzoletto di Desdemona (che Jago ha avuto l’accortezza di fargli trovare in camera), Otello, folle di gelosia decide di uccidere la consorte.

Otello la scaglia a terra.

emilia:

(Quella innocente un fremito

d’odio non ha, nè un gesto,

trattiene in petto il gomito

con doloroso fren.

La lagrima si frange

muta sul volto mesto:

no, chi per lei non piange

non ha pietade in sen).

L’ambasciatore LODOVICO (basso) giunge per informare Otello che il Senato lo ha richiamato a Venezia e che Cassio dovrà sostituirlo nei suoi uffici. Jago, temendo di veder naufragare i propri piani, fa notare a Roderigo che, qualora Otello parta, egli non rivedrà mai più Desdemona; ma se Cassio dovesse morire, allora Otello non potrebbe partire.

Roderigo decide di uccidere Cassio. Al cospetto di tutti, Otello insulta la moglie e la scaglia brutalmente a terra, poi fa sgombrare la sala e cade in convulsioni. Jago rimane ad osservarlo con scherno.

ATTO IV

Scena: La camera da letto di Desdemona. – Desdemona è profondamente afflitta dall’atteggiamento del marito di cui non sa rendersi ragione e canta la famosa “CANZONE DEL SALICE”, simboleggiante l’amore misconosciuto e la morte prematura:

desdemona:

………………

< Piangea cantando

nell’erma landa …

piangea la mesta …

O Salce! Salce! Salce!

Sedea chinando

Sul sen la testa!

Salce! Salce! Salce!

Cantiamo! Il Salce funebre

Sarà la mia ghirlanda. >

(Incisioni più note: MARIA PEDRINI, ROSANNA CARTERI [Cetra], RENATA TEBALDI [Decca], ROSA PONSELLE, ELISABETH RETHBERG [VDP]).

Prima di coricarsi, dice le orazioni (la famosa “AVE MARIA”):

desdemona:

………………

Prega per chi adorando a te si prostra,

prega pel peccator, per l’innocente,

e pel debole oppresso e pel possente,

misero anch’esso, tua pietà dimostra.

Prega per chi sotto l’oltraggio piega

La fronte e sotto la malvagia sorte;

per noi tu prega

sempre e nell’ora della nostra morte.

(Resta ancora inginocchiata ed appoggia la fronte sull’inginocchiatoio come chi ripete mentalmente un’orazione. Non s’odono che le prime e le ultime parole della preghiera)

Ave Maria ...

… nell’ora della morte.

Amen.

(s’alza e va a coricarsi)

(Incisioni più note: ONELIA FINESCHI, MARIA PEDRINI, ROSANNA CARTERI [Cetra]; CARLA MARTINIS, ROSETTA PAMPANINI [Col.]; RENATA TEBALDI [DECCA]; ROSA PONSELLE, ELISABETH RETHBERG, MARGARETH SHERIDAN, MAFALDA FAVERO, MARIA CANIGLIA [VDP]).

Giunge Otello. Sveglia la moglie con un bacio e le dice di prepararsi a morire come punizione alla sua infedeltà. Mentre ella giura d’essere innocente, l’uomo la strangola.

Entra Emilia di corsa e annuncia che Roderigo è rimasto ucciso nel tentativo di assassinare Cassio. Quando vede il corpo inanimato di Desdemona, grida istericamente a Otello che sua moglie era innocente e che Jago lo aveva tratto in inganno.

Giunge Jago e, malgrado le sue minacce, la donna ne rivela gli intrighi. Sopraggiunge altra gente con la notizia che Roderigo ha confessato ogni cosa prima di morire.

Jago non ha nulla da dire a propria discolpa e fugge, inseguito dalle guardie del castello.

Fuori di sé per la disperazione, Otello dà un ultimo bacio alla moglie e si immerge il pugnale nella gola.

(Edizione Ricordi).

Incisioni dell’opera completa:

- CARLOS GUICHANDOUT (T), CESY BROGGINI (S), GIUSEPPE TADDEI (Br)

- Dir.: FRANCO CAPUANA – Coro e Orchestra R.A.I., Torino (Cetra)

- RAMON VINAY (T), HERVA NELLI (S), GIUSEPPE VALDENGO (Br)

- Dir.: ARTURO TOSCANINI – Coro e N.B.S. Symphony Orchestra (RCA)

- MARIO DEL MONACO (T), RENATA TEBALDI (S), ALDO PROTTI (Br)

- Dir.: ALBERTO EREDE – Coro e Orchestra di Santa Cecilia, Roma (Decca)

- JON VICKERS (T), LEONIE RYSANEK (T), TITO GOBBI (Br)

- Dir.: TULLIO SERAFIN – Coro e Orchestra dell’OPERA di Roma (RCA)

Laura Rocatello

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