mercoledì 21 settembre 2022

PIOTR IL'IČ ČIAIKOVSKI (PARTE TERZA)

L'incontro con Nadežda von Meck, la mecenate del compositore:  


Risulta chiaro che Čajkovskij presenta una personalità complessa sotto diversi aspetti. 


Nadežda Filaretovna von Meck è maggiore di nove anni di Čajkovskij ed è una russa di classe media che ottiene il titolo nobiliare sposando Karl von Meck.    


Nel 1876, rimane vedova, ma si ritrova un'immensa fortuna. 

Amante delle Arti e della Musica in particolare, diventa un "Mecenate" e,  da buona dilettante, a quel tempo, cerca un giovane violinista che la possa accompagnare nel repertorio per solista e pianoforte.

Per mezzo di Nikolaj G. Rubinštejn, conosce il ventunenne Iosif Iosifovič Kotek, allievo di Čajkovskij e – tempo prima – uno degli amanti del musicista (Kotek è il tipico "rappresentante" del giovane maschio medio che fa perdere la testa al musicista, sereno sulla propria omosessualità). 


La donna scrive la sua prima lettera al musicista il 30 dicembre 1876: «La prego di credere che con la sua musica la mia vita è davvero diventata più facile e piacevole» e la risposta arriva il giorno dopo e inizia un rapporto particolarissimo, fatto di "detto" e "non detto" tra i due, di una dipendenza spirituale reciproca,   


Madame von Meck è una delle tre donne importanti, nella vita di Čajkovskij, assieme alla madre e alla sorella Aleksandra: a loro il musicista ricorre in diverse circostanze.   


La von Meck diventa la principale finanziatrice del compositore a cui elargisce  frequenti  grosse somme di denaro ed un regolare mensile; la cosa avviene come un vero e proprio  mecenatismo, oltre ad essere - la donna -  anche una confidente privilegiata del musicista e la persona con cui intrattiene una fittissima corrispondenza ma che, per reciproca, concorde volontà, non si incontrano mai, salvo eccezioni dovute al caso o all'astuzia della von Meck, contro ben altri sentimenti del musicista, che temeva l'approccio fisico con lei, fermo nella sua costante idealizzazione dell'altro sesso. 


E' interessante ricordare che, nel 2013, uno dei canali culturali della televisione russa, ha mandato in onda un Concerto-drammaturgia dedicato al rapporto tra la von Meck e il musicista (vedi sezione "Letteratura e Cinema").



Viaggi di Čajkovskij, in Italia:     


1872-1890: il compositore visita l'Italia nove volte, Paese vicino al suo cuore, per cui sostiene che: «La natura italiana, il clima, le ricchezze artistiche, le memorie storiche che si incontrano ad ogni passo, tutto ciò ha un fascino irresistibile... Oh, Italia cento volte cara; per me sei come un paradiso.»    


E' affascinato da Venezia (soggiorna anche in "Riva degli Schiavoni"), è innamoratissimo di Roma, è frastornato da Napoli e predilige Firenze, in cui soggiorna otto volte: città che, quando la lascia confessa che «...l'impressione di un sogno dolce e meraviglioso. Qui ho provato una tale quantità di esperienze stupende-la città, i dintorni, i quadri, il clima sorprendentemente primaverile, le canzoni popolari, i fiori-che sono esausto.»



Il matrimonio e l'opera Evgenij Onegin, 1877: 


Čajkovskij sta iniziando a stendere "Evgenij Onegin" e lo comincia dalla celebre "scena della lettera" di Tat'jana, in cui la donna esprime le sue pene d'amore. 

Quasi contemporaneamente, una sua ex-allieva (che quasi non ricorda), Antonina Ivanovna Miljukova, minore di lui di nove anni, gli scrive una lettera-dichiarazione d'amore. 

Poco convinto e contro il parere di amici e parenti, si decide per un matrimonio fulmineo. Nella lettera alla von Meck, ammette: «Ho deciso di non sfuggire al mio destino e che il mio incontro con questa ragazza è stato in qualche modo voluto dal destino». 

E a Kaškin: «Amavo Tat'jana ed ero terribilmente arrabbiato con Onegin che vedevo come un bellimbusto freddo e privo di cuore e mi è parso di comportarmi molto peggio di Onegin». 

Al fratello Modest (idem, apertamente omosessuale), nell'autunno del 1876, scrive che pensa al matrimonio non tanto per se stesso ma, più che altro, per i suoi familiari, in quanto è  amareggiato dai pettegolezzi tenuti dalla collettività.    


18 luglio 1877 del Calendario gregoriano: celebrazione delle nozze che si riveleranno disastrose e devastanti per la sua psiche, vista la repulsione fortissima verso la moglie che gli diventa ripugnante, per cui scivola nelle acque del fiume Moscova volendo attuare un suicidio "indiretto" e per cui - una volta che si è ripreso - si ritrova preda di un esaurimento nervoso. 

Molti critici hanno percepito anche che questo suo "isolamento", questa sua "diversità" lo spingono a scrivere una musica piena di grande "sofferenza").  


Battuto al computer da Lauretta 

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