L'addio a Čajkovskij di Madame von Meck:
Con lettera datata 4 ottobre (Calendario Gregoriano) madame von Meck gli fa conoscere diverse disgrazie economiche successele e, nel post-scriptum, lo invita a scriverle a Mosca nonostante ora si trovi all'Estero.
Pochi giorni dopo Čajkovskij riceve una seconda lettera che gli comunica che, a causa di ulteriori e definitivi dissesti finanziari, non potrà più sovvenzionarlo, ma chiede di non essere dimenticata completamente e Čajkovskij, allarmatissimo, le risponde subito, mostrando il suo affetto, la sua fedeltà e la sua eterna riconoscenza.
Oltre a questo, è importante sapere che la von Meck sta attraversando anche un periodo di malattia, mentre la vecchiaia la porta ad essere sempre più dipendente dai figli, tanto che si ritrova a tenere il silenzio: dura prova per Čajkovskij.
Madame von Meck è lontana dalla Russia, e muore due mesi dopo il musicista a causa di tubercolosi.
1891: il Teatro "Mariinskij" gli commissiona l'opera lirica in un atto "Iolanta" e il balletto "Lo Schiaccianoci" da rappresentare nella stessa serata.
L'opera, è l'ultima composizione lirica del musicista ed è diversa da tutte le altre scritte perché tende al simbolismo e al panteismo, anticipazioni che saranno notate dalla critica.
In riferimento al balletto, è lo stesso Čajkovskij che fornisce la chiave di comprensione generale e di alcuni suoi elementi costitutivi attraverso una lettera precedente: «I fiori, la musica e i bambini, sono i gioielli della vita. Non è strano che amando tanto i bambini il destino non mi abbia dato di averne?».
Un'oscura e misteriosa fine: colera o suicidio?
La fama di Čajkovskij è all'apice.
Il giro negli Stati Uniti è per inaugurare i Concerti della "Carnegie Hall" e Čajkovskij trova l'America e gli Americani strani, curiosi e simpatici: vede un mondo davvero nuovo che lo festeggia ed onora come il "Re"; oltre ad essere assalito dai giornalisti, si accorge di essere popolare in America dieci volte di più che in Europa.
1892: Čajkovskij vede Gustav Mahler come direttore non comune che, ad Amburgo, alla sua presenza, dirige "Evgenij Onegin".
In quei momenti, ascolta anche la "Cavalleria rusticana" di Pietro Mascagni, opera che gli piace molto.
Comincia a pensare ad una nuova sinfonia che raccolga la sua "vita": tale sinfonia è l'atto finale, il riassunto di un'intera esistenza, vita, morte ed ufficio funebre.
Inizio 1893: è il suo ultimo anno di vita ed esegue un ultimo giro concertistico, dopodiché compone la sua ultima sinfonia, la "Pathétique", la cui "prima" avviene il 28 ottobre 1893 a San Pietroburgo sotto la sua personale direzione.
L'Università di Cambridge lo insignisce del Dottorato in Musica, assieme a Saint-Saëns, Grieg, Boito e Bruch.
Čajkovskij muore nove giorni dopo e si ipotizza il suicidio, nonostante si parli di colera contratto bevendo acqua infetta, ma è più probabile l'avvelenamento da arsenico che genera una sintomatologia simile a quella del colera.
Pare che la spiegazione della versione "suicidio" sia dovuta alla relazione amorosa con il diciassettenne nipote del conte Stenbock-Fermor il quale, seccatissimo dalla cosa, è fortemente intenzionato a denunciarla direttamente allo Zar, per cui ne deriverebbe uno scandalo con conseguenze dannosissime per Čajkovskij, personaggio noto nel Mondo e "simbolo" per la Russia (la legge prevede la perdita di ogni diritto e l'esilio in Siberia).
Alle esequie di Stato, l'onore è pari solo allo storico Karamzin e a Puškin, lo Zar Alessandro III è atteso, ma rimane ad osservare la folla da una finestra.
Il suo commento: «Avevamo un solo Čajkovskij».
Il dono personale dello Zar posto sulla bara sono una corona di rose bianche ed un cuscino di velluto nero con le decorazioni di San Vladimiro, nella Cattedrale di Kazan'; il rito comprende migliaia e migliaia di persone.
Al momento della sepoltura si tengono diversi discorsi funebri, tra cui spicca quello del giurista Vladimir Gerard e, alle cinque del pomeriggio del 9 novembre, l'ultima persona che parla è il tenore Nikolaj Nikolaevič Figner, il primo interprete de "La dama di picche".
Lev Tolstoj è significativo: «Mi dispiace tanto per Čajkovskij. Più che per il musicista mi dispiace per l'uomo intorno a cui c'era qualcosa di non completamente chiaro. Quanto improvviso e semplice, naturale ed innaturale, e quanto vicino al mio cuore».
Cimitero "Tichvin" ("Monastero di Aleksandr Nevskij" di San Pietroburgo): qui, si trova la tomba di Čajkovskij.
In tale Cimitero, sono sepolti molti altri artisti russi tra cui, gli emblematici appartenenti all'intero "Gruppo dei Cinque".
Battuto al computer da Lauretta
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