LENDINARA
(Festività pasquali 1972)
Desidero trascorrere le feste pasquali dalla sorella di mio padre
e, così, vedere la mia cara nonna Michelina, la loro madre.
Venerdì Santo: in anticipo ed entusiasti, il lavoro lasciamo
e io e mio marito, con gioia, il viaggio pregustiamo.
Arrivati presso la casa di mia zia, lei non c'è: lavora;
sul davanzale della finestrina del garage, trovo le chiavi, ora.
Mio marito si meraviglia del gesto da parte mia,
ma lo tranquillizzo: so come usa mia zia.
Il mio sguardo abbraccia il suo grande orto:
da sempre un grande amore gli porto.
Saliamo in casa e aspettiamo gli zii e Flavio, mio cugino.
Dopo un po', mia zia entra. Ci abbracciamo e teniamo un discorsino.
Ci aveva preparato le tagliatelle da fare in brodo,
ma io e mio marito amiamo la pasta asciutta "oltremodo".
La sera, ceniamo tutti assieme nella cucina che un muro separa dal cucinino
e accompagniamo, bevendo il loro buonissimo vino.
Il giorno dopo, giriamo un po' per Lendinara, accompagnati da mio cugino:
vediamo qualche villa palladiana e arriviamo dalla nonna, nel suo lettino,
in casa di riposo. E' felice di vedermi, ma mio cugino fa da interprete
perché ricordo benissimo le tante nostre parole venete
ma non la capisco perché è senza denti, povera nonna!
Ma, finalmente, sono qua, davanti a lei, carissima donna.
Lei sa che, tre anni prima, è morta di cancro, mia madre,
ma mi chiede notizie di suo figlio, mio padre.
Le rispondo mentendo perché mio padre è morto l'anno passato,
ma lei non lo deve sapere: il suo cuore è debole e acciaccato.
Il suo figliolo prediletto ... Mi chiede se, per mio padre, c'è lavoro:
le rispondo di sì, che viviamo in un periodo d'oro.
Ha dato a mia zia (sua figlia) le due lenzuola che mi ha preparato:
(stoffa pesante e resistente); mi chiede se il tutto me lo ha consegnato.
Non dispone di denaro: ha fatto come meglio ha potuto.
Mi vengono le lacrime: povera nonna! Quanto bene le ho voluto!
Vorrebbe muoversi, ma il personale la costringe a stare a letto.
E' triste, povera donna; mi ricorda momenti della mia infanzia, con un sorrisetto.
Con tristezza, mi esprime il suo sconforto e la sua sofferenza:
"Hai visto che fine ho fatto?" (In casa sua, aveva indipendenza).
Mi ha sempre voluto bene, mi ha dato dolcezza e indicato la via.
Mia nonna non mi prega, rispetta la vita privata degli altri: anche la mia.
Sono dispiaciuta, mi si stringe il cuore. Sono percorsa da pena.
Usciti, esprimo a mio marito l'idea di portarla a Milano, con noi: è un'idea appena.
Mio marito rifette (ha ragione): se si sentisse male
mentre siamo al lavoro, non avrebbe aiuto. La sua logica è naturale.
Inoltre, mio padre non potrebbe più incontrarla, a Milano: "comunichiamo
con la zia a mezzo telefono" e mia nonna capirebbe che le abbiamo
sempre mentito. Morirebbe. Il mattino dopo, mio marito esce con mio cugino
e io vorrei andare a trovare mia nonna, ma non capirei il suo discorso tenerino.
Non vado da lei e mi chiedo: "Se mancasse? L'ho vista per l'ultima volta?".
(Sono incerta e triste; mi ha sempre voluto bene e la mia gratitudine è molta).
Il pomeriggio, desidero andare a Pincara, dov'è nata mia madre. Imbocchiamo
il sentiero in discesa e la macchina, sull'aia della zia Antonia, parcheggiamo.
In tale frazione Paolino, abbiamo la sorpresa di vedere che trascorrono
qua la Pasqua il mio nonno materno, figli e figlie che non nascondono,
a loro volta, il nostro ritrovarci in un modo insolito, capitato.
Berto, il figlio della zia Antonia, mi chiede l'età. Io: "Ventisei". E' ammirato:
"Sembri sempre una bambina". Chiacchieriamo un po' e, poi, andiamo
a Pincara, dove alcuni avventori sono nel bar in cui entriamo.
Alcuni puntano i loro occhi su di me: mi rendo conto che mi hanno riconosciuto
quale concorrente della trasmissione televisiva bongiorniana "Rischiatutto".
E' diventato buio: ritornando a Lendinara, chiedo a mio marito
di potere salutare i genitori della mia amica d'infanzia. Subito
acconsente e ci fermiamo in Via Valdentro. Quando sto per suonare,
non vedo bene una figura vicino alla porta d'ingresso: chiedo di salutare
i Signori e, oggi, è la giornata delle sorprese, la persona che si avvicina
al cancello è lei, la mia Gabriella: baci e abbracci. Mi fa entrare in cucina:
oltre ai genitori, c'è Franco, il marito. Parliamo di tante cose: Gabry aspetta
il terzo figlio e ricorda la partecipazione a "Rischiatutto" della sua Lauretta.
Noto che tutti, verso di me, nutrono sempre stima e ammirazione
come quando ero bambina: presso loro, occupo ancora questa posizione.
Siamo felici di esserci ritrovati. Poi, ritorniamo dai miei zii e raccontiamo.
Il giorno dopo è una Pasqua lieta; mia zia, fa la "pinza onta" che accompagniamo
con il vino di una bottiglia che abbiamo comperato appositamente per loro.
Io e mio marito apprezziamo il buonissimo dolce, in coro.
Il giorno seguente, "Lunedì dell'Angelo", torniamo, ricordando mia nonna
e i giorni lieti trascorsi: provo malinconia per quella santa donna.
Non ho rivisto il Duomo di Santa Sofia e il Santuario della Madonna del Pilastrello:
turismo religioso interessante, costruttivo e, direi molto, molto bello.
Laura
LENDINARA
(Easter holidays 1972)
I want to spend the Easter holidays with my father's sister
and, thus, seeing my dear grandmother Michelina, their mother.
Good Friday: early and enthusiastic, we leave work
and my husband and I, with joy, look forward to the journey.
Arrived at my aunt's house, she is not there: she works;
on the sill of the garage window, I find the keys, now.
My husband marvels at the gesture on my part,
but I reassure him: I know how my aunt uses it.
My gaze embraces his large garden:
I have always had a great love for him.
We go up to the house and wait for my uncles and my cousin Flavio.
After a while, my aunt enters. We hug and have a little chat.
He had prepared noodles for us to make in broth,
but my husband and I love dry pasta "beyond".
In the evening, we all have dinner together in the kitchen which is separated from the kitchenette by a wall
and we accompany, drinking their delicious wine.
The next day, we wander around Lendinara, accompanied by my cousin:
we see some Palladian villas and we arrive at the grandmother's, in her cot,
in a retirement home. She's happy to see me, but my cousin interprets
because I remember very well our many Venetian words
but I don't understand her because she has no teeth, poor grandmother!
But, finally, I'm here, in front of you, dearest woman.
Do you know that, three years earlier, my mother died of cancer,
but she asks me about his son, my father.
I answer she lying because my father died last year,
but she must not know it: her heart is weak and bruised.
Her favorite son ... She asks me if there is work for my father:
I answer yes, we live in a golden age.
She gave my aunt (her daughter) the two sheets she made for me:
(heavy and resistant cloth); she asks me if she handed it all to me.
She has no money: she did as best he could.
Tears come to me: poor grandmother! How much I loved her!
She would like to move, but the staff force she to stay in bed.
It is sad, poor woman; reminds me of moments from my childhood, with a smirk.
With sadness, she expresses his despondency and her suffering:
"Did you see what happened to me?" (In his own house, he had independence).
She always loved me, gave me sweetness and showed me the way.
My grandmother doesn't beg me, she respects other people's private lives: mine too.
I'm sorry, my heart aches. I am filled with pain.
Once we leave, I express to my husband the idea of taking her to Milan, with us: it's just an idea.
My husband reflects (he's right): if she feels bad
while we are at work, it would not help. His logic is natural.
Furthermore, my father could no longer meet her in Milan: "we communicate
with the aunt on the phone" and my grandmother would understand that we have them
always lied. Would die. The next morning, my husband goes out with my cousin
and I would like to go and see my grandmother, but I wouldn't understand her sweet speech.
I don't go to her and ask myself: "What if she's missing? Did I see her for the last time?".
(I am uncertain and sad; he has always loved me and my gratitude is great).
In the afternoon, I want to go to Pincara, where my mother was born. We take
the downhill path and the car, in Aunt Antonia's farmyard, we park.
In this fraction Paolino, we are surprised to see that they spend
here Easter my maternal grandfather, sons and daughters who do not hide,
in turn, our meeting in an unusual way, happened.
Berto, Aunt Antonia's son, asks me my age. Me: "Twenty-six". He is admired:
"You always look like a little girl." We chat a bit and then we go
in Pincara, where some patrons are in the bar we enter.
Some fix their eyes on me: I realize that they have recognized me
as a competitor of the Bongiorni television show "Rischiatutto".
It has become dark: returning to Lendinara, I ask my husband
to say hello to my childhood friend's parents. Right away
he agrees and we stop in Via Valdentro. When I'm about to play,
I can't quite see a figure near the front door: I ask to say hello
the Gentlemen and, today, is the day of surprises, the person who approaches
she is at the gate, my Gabriella: kisses and hugs. She takes me into the kitchen:
in addition to the parents, there is Franco, the husband. We talk about many things: Gabry waits
the third child and remembers the participation in "Rischiatutto" of her Lauretta.
I notice that everyone towards me always has respect and admiration
like when I was a child: with them, I still occupy this position.
We are happy to have met again. Then, we go back to my uncles and tell stories
The next day is a happy Easter; my aunt makes the "pinza onta" that we accompany
with wine from a bottle that we bought especially for them.
My husband and I appreciate the delicious dessert, in chorus.
The following day, "Monday of the Angel", we return, remembering my grandmother
and the happy days that have passed: I feel melancholy for that holy woman.
I have not seen the Cathedral of Santa Sofia and the Sanctuary of the Madonna del Pilastrello:
interesting, constructive and, I would say very, very beautiful religious tourism.
Laura
Nessun commento:
Posta un commento