giovedì 23 marzo 2023

GIOVANNI PACINI

Giovanni Pacini nasce a Catania l’ 11 febbraio 1796 e muore a Pescia il 6 dicembre 1867.

E’ un compositore italiano.

Il toscano Luigi Pacini, padre di Giovanni Pacini, a causa della sua professione di Cantante d’Opera, è costretto a spostarsi fra varie città, per cui il figlio-futuro musicista nasce a Catania.
Invece, la madre, Isabella Paolillo di Gaeta, è un ex soprano.

Ha circa dodici anni quando inizia a studiare Canto e Contrappunto a Bologna e ne ha tredici quando comincia lo studio di Composizione a Venezia.

Comincia a comporre prima di aver compiuto i diciotto anni: ottiene un certo successo creando alcune piccole opere buffe, ma il successo vero e proprio gli viene riconosciuto soltanto nel 1817 con la rappresentazione dell’opera “Adelaide e Comingio”, al Teatro “Re” di Milano,
La sua lunghissima carriera nel Mondo del Melodramma comincia quando ha ventun anni e, in circa cinquant’anni, compone quasi novanta opere.

1820: a Roma, con Rossini, collabora all’opera “Matilde di Shabran”.

1821: presenta, a Roma, con grande successo, la sua opera “Cesare in Egitto”.

1822: viene invitato sul bastimento di Maria Luisa di Borbone, Duchessa di Lucca.
Viareggio è il porto del Ducato di Lucca ed è la tappa finale del viaggio: città che, in quegli anni, si sta trasformando in una moderna ed elegante cittadina, anche grazie ai provvedimenti della Duchessa.
Il luogo colpisce positivamente Pacini che decide di stabilirsi lì, sua residenza principale fino al 1857.
Sempre, a Viareggio, Paolina Bonaparte (sorella di Napoleone), con cui il musicista ha una relazione amorosa, in quel periodo, sta facendo costruire una lussuosa villa.

Dal 1822, è Maestro di Cappella a Lucca; la sua carriera successiva e la sua attività di Insegnante e Organizzatore dell’Istruzione Musicale sono appoggiate dal legame con la Dinastia Borbonica di Lucca.

A causa della propria carriera, il musicista, in seguito, si trasferisce per un periodo a Napoli dove, nel 1824, sposa Adelaide Castelli (nativa di Aversa e vissuta solo ventun anni) che gli dà due figlie (Paolina e Amacilia) e un figlio (Ludovico-Luigi).

1824-1825: al Teatro “San Carlo” di Napoli, trionfano le sue due opere “Alessandro nelle Indie” con Adelaide Tosi ed Andrea Nozzari e “L’ultimo giorno di Pompei”.
Il successo gli permette di occupare il posto di Direttore del Teatro “San Carlo” per vari anni: da qui, la competizione con Bellini da cui nasce antipatia per lui.

Le opere successive ottengono successo; sono:
1826: “Niobe” (con Giuditta Pasta, Carolina Ungher, Giovanni Battista Rubini e Luigi Lablache)
1827: “Gli Arabi nelle Gallie”
1829: “I fidanzati” (con la Tosi e Lablache).

1827: viaggia fra Vienna e Parigi, ma senza la commissione di alcun lavoro.

1827: la moglie muore a seguito delle complicazioni del parto del figlio Luigi.
La sua opera “Carlo di Borgogna” (con Henriette Méric-Lalande, Giulia Grisi, Domenico Donzelli e Domenico Cosselli), rappresentata al Teatro “La Fenice di Venezia”, ha insuccesso.
1835: come conseguenza di tutto ciò, si ritira a Viareggio e si dedica all’insegnamento.

A Viareggio, dopo la morte della moglie, avvia una relazione con la Contessa russa Giulia Samoilov, ricca e potente, che – poi – adotterà le sue due figlie.
Per sostenere Pacini, la Contessa russa trama contro Bellini, originando l’insuccesso della prima di “Norma”.

1830-1833: le opere di Pacini, composte in questo periodo, vengono giudicate in modo contrastante da parte della Critica e del Pubblico, tanto che, nelle sue memorie, scrive: “Iniziai ad accorgermi di essere fuori dai giochi: Bellini, il divino Bellini, e Donizetti mi avevano superato”.

In seguito, sposa Marietta Albini, ma rimane intimo della contessa Samoilova.
Marietta è un soprano che interpreta vari personaggi delle sue opere, fra cui quello di “Gulnara” ne “Il corsaro”.
Hanno tre bambini (il maschietto porta il nome Carlo Pietro) ma, chi sopravvive, è solo la figlia, Giulia (poi moglie del dottor Fantozzi).

Pacini osserva una pausa di circa sei anni, dopodiché riprende a comporre, ottenendo grande successo con le opere “Saffo” (la sua opera più fortunata e rappresentata al “San Carlo” di Napoli), “Medea di Corinto”, “Bondelmonte” ed altre ancora.

1837: a Viareggio, fonda un Liceo musicale.
La Scuola ha grande successo e, lì, vi si iscrivono molti giovani provenienti da tutto il Ducato di Toscana.

1839: Pacini propone al Duca Carlo Ludovico di Borbone-Toscana di aprire a Lucca una grande Scuola Musicale di alto livello, sul modello degli istituti di Bologna (fondato nel 1804, questo è il più antico d’Italia), Milano e Napoli, il cui progetto viene approvato dal sovrano ma che comporta una Riforma generale dell’Istruzione Musicale che causa, fra l’altro, la chiusura con dolore del Liceo viareggino.

1842: aperto l’Istituto Musicale di Lucca, Pacini assume la carica di Direttore e Professore di Composizione (avendo – tra i suoi allievi – Gaetano Amadeo) e, comunque, dirige l’Istituto fino alla morte ad eccezione degli anni 1862-1864 in cui viene sostituito da Michele Puccini, padre del famoso Giacomo.

1867: subito dopo la morte di Pacini, l’Istituto gli viene intitolato e verrà frequentato da parte di studenti come Giacomo Puccini, Alfredo Catalani e Gaetano Luporini.

1943: in occasione del Secondo Centenario della nascita di Luigi Boccherini, tale gloriosa scuola musicale lucchese viene intitolata a quest’ultimo musicista, smettendo così di portare il nome del suo fondatore.

L’attività didattica di Pacini si svolge a Lucca, a Viareggio e a Firenze, dove è nominato Primo Direttore (nel 1849) dell’Istituto Musicale della città (oggi Conservatorio “Luigi Cherubini”).

Fino alla morte, Pacini è legatissimo a Viareggio, la città versiliese dove è il promotore della fondazione di un Teatro Lirico da ottocento posti e di forme neoclassiche, costruito nel 1835, ma devastato da un bombardamento durante la Seconda Guerra Mondiale e mai ricostruito.

1849-1854: di Viareggio, Pacini è anche Gonfaloniere (carica che, oggi, equivale a quella di Sindaco).

1857: negli ultimi anni della sua vita, si trasferisce a Pescia, a venti chilometri da Lucca.

1849: decede la sua seconda moglie.
Fine 1849: si sposa per la terza volta, a Pescia, con Marianna Scoti che lo rende padre di altri tre figli: Isabella, Luigi e Pia Paolina.

Marianna Scoti cura l’edizione postuma delle opere di Pacini e la pubblicazione della sua autobiografia (“Le mie memorie artistiche”).

6 dicembre 1867: Pacini muore a Pescia e viene sepolto nella “Pieve dei Santi Bartolomeo e Andrea”.

Il Teatro della Città di Pescia è intitolato a suo nome e la Città di Catania, nel 1979, gi dedica uno dei suoi quattro giardini principali.

 

Influenza di Pacini:

Le opere di Pacini si basano soprattutto sulla melodia e, come Saverio Mercadante, opera un profondo cambiamento nel Melodramma italiano, ma la sua fama viene presto nascosta dall’aumento continuo della notorietà di Giuseppe Verdi.
Con oltre 90 titoli di opere liriche, con Donizetti, è uno dei più fertili operisti dell’Ottocento. 


Autografi:

. Gran parte degli autografi di Pacini (più di 200 unità) sono conservati nel “Fondo Pacini” del “Museo Civico” di Pescia.

Altre istituzioni che posseggono suoi autografi sono:

. il Conservatorio San Pietro a Majella di Napoli ne possiede più di 25 (di cui una piccola parte è incerta);
. il Conservatorio Giuseppe Verdi di Milano (Fondi Noseda e Mayr) più di ;
. l’Istituto Boccherini di Lucca possiede due autografi di musica sacra;
. la Biblioteca musicale governativa del Conservatorio di musica Santa Cecilia di Roma;
. la Biblioteca Palatina di Parma (Fondo Borbone);
. l’Accademia Filarmonica Romana;
. la Biblioteca Diocesana di Lucca.
All’Estero sono accertati sei autografi paciniani al “Preußischer Kulturbesitz” della “Staatsbibliothek zu Berlin”, mentre due autografi incerti sono nell’ “Archivio Musicale del Seminario diocesano Brescia” e nell’Archivio diocesano di Molfetta (Bari).

 

Copie manoscritte:

Così, è stato riportato:

< Per quel che riguarda le copie manoscritte, l’Ufficio Ricerca Fondi Musicali di Milano attesta più di 850 copie manoscritte di opere di Pacini in Italia.
< Possiede più di 200 esemplari il Conservatorio di Napoli, più di 100 sono nel Conservatorio di Milano e nel Fondo musicale Greggiati di Ostiglia a Mantova, una cinquantina è presente nei conservatori di Roma, Firenze, Genova, e nella Biblioteca Palatina di Parma, mentre 15 sono presenti alla Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia.
< Molte copie manoscritte di opere (soprattutto sacre) di Pacini sono a Lucca: alla Biblioteca Diocesana (Fondo Guerra e Fondo Antico), all’Istituto Boccherini (Fondo Musica Sacra)e alla Biblioteca Feliniana.
< Altre città che posseggono copie manoscritte sono Bologna, Brescia, Padova, Foggia, Bari, Bergamo, Como, Biella, Lucca, Montecassino e Pistoia.
< All’Estero sono segnalate 7 copie manoscritte nella Mugar Memorial Library della Boston University.
< Da elencare, inoltre, le centinaia di copie manoscritte di elaborazioni bandistiche delle opere liriche di Pacini presenti in ogni angolo d’Italia, che la mancanza di una catalogazione precisa non permette di enumerare con esattezza, ma che risultano ingenti dalle segnalazioni al Centro Documentazione Musicale della Toscana e dai posseduti di molte istituzioni (dalla Biblioteca Palatina di Parma all’Accademia Filarmonica di Bologna, dal Conservatorio di Roma alla Biblioteca Nazionale Marciana).

 

Edizioni a stampa:

Così, è stato riportato:

< Pacini pubblicò moltissimo, soprattutto con gli editori milanesi Ricordi e Lucca, e oggi si riscontrano quasi 1500 edizioni stampate delle sue musiche.
Il conservatorio di Milano e la Biblioteca Nazionale Marciana di Venezia sono le istituzioni che ne conservano il maggior numero di esemplari, seguono i conservatori di Napoli, Firenze, Bergamo e Genova, l’Accademia Santa Cecilia di Roma, la Biblioteca Nazionale di Firenze, la Biblioteca Vittorio Emanuele III di Napoli, e le istituzioni lucchesi (l’Istituto Boccherini, la Biblioteca Statale e la Biblioteca Diocesana, che ha stampe di Pacini soprattutto nel Fondo Antico e nel Fondo Maggini).
All’Estero è soprattutto in Germania che si riscontrano sue edizioni stampate, seguono la Spagna, l’Olanda, e l’Austria. 


Lettere:

Così, è stato riportato:

< Molte lettere del musicista si trovano al Museo Civico di Pescia, all’Archivio di Stato di Lucca, alla Biblioteca Nazionale Centrale di Roma, al Museo civico belliniano e alla Biblioteca Ursino Recupero di Catania, all’Archivio storico e al Conservatorio di Napoli. 


Opere (parziale):

. Prima pagina dello spartito della romanza “Lu labbru”, musica di Giovanni Pacini.
Tratta dalla raccolta “Eco della Sicilia”, Ricordi 1883, di Francesco Paolo Frontini.
. Piazzale adorno d’alberi all’esterno di un villaggio: è il dì della festa, bozzetto per Il Saltimbanco atto 1 scena 1 (1858).  


Archivio Storico Ricordi:

Lo stesso argomento in dettaglio: Composizioni di Giovanni Pacini:

. L’escavazione del tesoro (Farsa per musica in un atto libretto di Francesco Marconi, Teatro dei Ravvivati (poi Teatro Rossi), Pisa, 18 dicembre 1814)
. Adelaide e Comingio (Melodramma semiserio in due atti, libretto di Gaetano Rossi, Teatro Rè, Milano, 30 dicembre 1817)
. Il Barone di Dolsheim (Melodramma in due atti, libretto di Felice Romani, Teatro alla Scala, Milano, 23 settembre 1818 con Giovanni Battista Rubini)
. La sposa fedele (Melodramma semiserio in due atti, libretto di Gaetano Rossi, Teatro s. Benedetto, Venezia, 14 gennaio 1819)
. Il falegname di Livonia, dramma giocoso in 2 atti, libretto di Felice Romani (Teatro alla Scala, Milano, 12 aprile 1819 con Gaetano Crivelli)
. Vallace, o L’eroe scozzese, melodramma serio in 2 atti, libretto di Felice Romani (successo al Teatro alla Scala, Milano, 14 febbraio 1820 con Carolina Bassi e Claudio Bonoldi)
. La sacerdotessa d’Irminsul, dramma eroico in 2 atti, libretto di Felice Romani (Teatro Grande, poi Teatro Verdi (Trieste), 11 maggio 1820)
. La schiava in Bagdad, ossia il papucciajo, libretto di Felice Romani e Vincenzo Pezzi (Teatro Carignano, Torino, 28 ottobre 1820)
. La gioventù di Enrico V (Teatro Valle, Roma, 26 dicembre 1820)
. Cesare in Egitto (Teatro Argentina, Roma, 26 dicembre 1821)
. La Vestale, melodramma serio in 3 atti, libretto di Luigi Romanelli (Teatro alla Scala, Milano, 6 febbraio 1823) con Isabella Fabbrica, Teresa Belloc-Giorgi e Luigi Lablache
. Temistocle (Teatro del Giglio, Lucca, estate 1823)
. Alessandro nell’Indie (Teatro San Carlo, Napoli, 29 settembre 1824)
. L’ultimo giorno di Pompei (Dramma serio per musica, libretto di Andrea Leone Tottola, Teatro San Carlo, Napoli, 19 novembre 1825)
. Niobe (Dramma eroico-mitologico, libretto di Andrea Leone Tottola, Teatro di San Carlo, Napoli, 19 novembre 1826 con Giuditta Pasta e Giovanni Battista Rubini
. Gli arabi nelle Gallie (Teatro alla Scala, Milano, 8 marzo 1827)
. I cavalieri di Valenza, libretto di Gaetano Rossi (successo al Teatro alla Scala di Milano, 11 giugno 1828 con Henriette Méric-Lalande e Carolina Ungher)
. I crociati a Tolemaide ossia la morte di Malek-Adel, melodramma serio in 2 atti, libretto di Callisto Bassi, Teatro Grande, Trieste, 13 novembre 1828
. Il corsaro (Teatro Apollo, Roma, 15 gennaio 1831)
. Saffo (Tragedia lirica, libretto di Salvadore Cammarano, Teatro San Carlo, Napoli, 29 novembre 1840)
. La fidanzata corsa (Teatro San Carlo, Napoli, 10 dicembre 1842)
. Maria regina d’Inghilterra (Teatro Carolino, Palermo, 11 febbraio 1843)
. Medea (Teatro Carolino, Palermo, 28 novembre 1845)
. Lorenzino de’ Medici (Tragedia lirica, libretto di Francesco Maria Piave, Teatro La Fenice, Venezia, 4 marzo 1845)
. Bondelmonte (Tragedia lirica, libretto di Salvadore Cammarano, Teatro alla Pergola, Firenze, 18 giugno 1845)
. Stella di Napoli (Teatro San Carlo, Napoli, 1845 con Eugenia Tadolini e Gaetano Fraschini)
. Merope (Teatro San Carlo, Napoli, 25 novembre 1847)
. Il Cid (Teatro alla Scala, Milano, 12 marzo 1853 con Marietta Gazzaniga e Carlo Negrini)
. Il saltimbanco (Dramma lirico, libretto di Giuseppe Checchetelli, Teatro Argentina, Roma, 24 maggio 1858)
. Rolandino di Torresmondo (1858 Teatro San Carlo, Napoli)
. Belfagor (Teatro alla Pergola, Firenze, 1º dicembre 1861) 


Opere strumentali:

. Divertimento per pianoforte, violino e violoncello (1860)
. Gran Trio per pianoforte, violino e violoncello (1865)
. 6 quartetti d’archi (in Giovanni Pacini, bibl. p. 145-6, 1858-1863)
. Quartetto n. 7 (1864 dedicato alla città di Lucca)
. Ottetto per 3 violini, oboe fagotto, corno, violoncello e contrabbasso (in Giovanni Pacini, bibl. p. 146)
. Sinfonia Dante (commissionata per i festeggiamenti fiorentini del centenario dantesco, in Giovanni Pacini, bibl. p. 146)

 

Discografia:

Così, è stato riportato:

. Delle molte opere di Pacini, resta traccia discografica soprattutto della “Saffo”: sono diffuse la versione live diretta da Franco Capuana con Leyla Gencer al “San Carlo” di Napoli del 1967, e quella eseguita da Maurizio Benini al “Wexford Festival” del 1995.

. Dagli anni ’80 si è dedicato a Pacini il Direttore d’Orchestra David Parry nell’ambito di una sua riscoperta del Teatro Musicale del primo Ottocento: ha registrato “Maria, Regina d’Inghilterra” nel 1983 e nel 1996, “Carlo di Borgogna” nel 2001, e “Alessandro nell’Indie” nel 2007; inoltre, nel 2006 ha curato un disco antologico con varie arie tratte da molte opere dimenticate intitolato “Pacini Rediscovered”.

. Un altro specialista di belcanto, Richard Bonynge, ha diretto “Medea” nel 1993 a Savona: dell’allestimento (opera di Filippo Crivelli) sono rimasti gli audio e una ripresa televisiva.

. Nel 1996 Giuliano Carella ha diretto “L’ultimo giorno di Pompei” al “Festival della Valle d’Itria” di Martina Franca: la performance è stata incisa dall’etichetta “Dynamic”.

. Nel 2008 Daniele Ferrari ha eseguito “Il convitato di pietra” al “Festival Musicale” di Bad Wildbad: l’audio delle recite è stato inciso per l’etichetta “Naxos”.
Ferrari ha diretto l’opera anche nel 2016 al Teatro “Verdi” di Pisa con allestimento di Lorenzo Maria Mucci: uno spettacolo di cui esiste una commercializzazione DVD dell’etichetta “Bongiovanni”.

. Due arie di Pacini, dalla “Stella di Napoli” e dalla “Saffo”, sono incluse nel disco antologico che la cantante Joyce DiDonato ha curato per l’etichetta “Erato” con il direttore Riccardo Minasi all’ “Opéra de Lyon” nel 2013, intitolato proprio “Stella di Napoli”.

. Nel 1988 Gianfranco Cosmi e la “Cappella Musicale Santa Cecilia” di Lucca hanno riscoperto e registrato musiche non teatrali di Pacini (la “Messa da Requiem”, il “Confitebor” e la “Sinfonia Dante”) per Bongiovanni.

Battuto al computer da Lauretta

 

 

GIOVANNI PACINI:

https://it.wikipedia.org/wiki/File:Giovanni_Pacini.jpg



     









 

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