Gli ultimi anni. La leggenda dell'avvelenamento di Cimarosa:
11 gennaio 1801: morte di Cimarosa.
Da subito, cominciano a circolare voci relative ad un suo possibile avvelenamento da parte di alcuni sicari mandati dalla Regina Maria Carolina e parecchie inimicizie del Regno di Napoli ma, la pubblicazione del certificato medico di morte, avvenuta il 5 aprile 1801, annulla questa leggenda.
Dopo una lontananza di sei anni, pare che Cimarosa ritorni a Napoli nella primavera del 1793, venendo accolto calorosamente.
"Il matrimonio segreto", rappresentato subito al "Teatro dei Fiorentini", suscita moltissimo entusiasmo, tanto da essere rappresentato per ben 110 sere di fila.
Settembre: compone un "Concerto per due flauti traversi" e, durante l'anno, presenta il dramma giocoso "I traci amanti" su un testo di Giuseppe Palomba, al "Teatro Nuovo".
Negli ultimi anni di vita, si verificano intrighi ai suoi danni da parte di alcune persone invidiose e ostili, tra cui il suo antico rivale Giovanni Paisiello.
1799: durante la Repubblica Napoletana, Cimarosa entra nel Partito Liberale e, come molti altri suoi amici politici, viene arrestato e condannato a morte, al ritorno dei Borboni.
Alcuni suoi influenti ammiratori intercedono e la sentenza viene commutata in un esilio.
Lascia la sua amata Napoli volendo recarsi nuovamente a San Pietroburgo, però è costretto a rinunciare a causa dei suoi problemi di salute, per cui si stabilisce a Venezia (Palazzo Duodo), dove muore l'11 gennaio 1801 per un'infiammazione intestinale.
Tale malattia origina alcune dicerie secondo le quali ci sarebbe avvelenamento dai sicari inviati dalla regina Maria Carolina; un'inchiesta formale prova, poi, che queste voci sono infondate.
E' sepolto nella Chiesa di "San Michele Arcangelo", vicino a Palazzo Duodo.
1837: l'edificio viene demolito e le spoglie di Cimarosa vanno disperse.
Considerazioni sull'artista:
In questi ultimi anni, la musica di Cimarosa viene riscoperta ed è oggetto di rivalutazione da parte di musicologi e musicisti che, attraverso teatri e Istituzioni, iniziano a reinserire nel repertorio alcuni titoli del musicista.
E' molto amato dai suoi contemporanei e apprezzato anche in seguito.
Dopotutto, Wolfgang Goethe, Stendhal, Verdi, Rossini, sino a D'Annunzio e Di Giacomo hanno scritto lodi su di lui; addirittura, M. Scherillo definisce Cimarosa "il più grande dei compositori napoletani di opere comiche" e dichiara: "Non ha rivali per la vivacità e l'abbondanza e la freschezza delle idee".
Battuto al computer da Lauretta
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