venerdì 13 dicembre 2013
RICORDANDO GIUSEPPE VERDI NEL BICENTENARIO DELLA NASCITA --> 10 ottobre: BUON COMPLEANNO, VERDI!
10 ottobre: BUON COMPLEANNO, VERDI!
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(Le Roncole di Busseto, 10 ottobre 1813 - Milano, 27 gennaio 1901)
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II PUNTATA:
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Seguirono “NABUCCO”: “I LOMBARDI ALLA PRIMA CROCIATA”, “ERNANI” (da VICTOR HUGO), “I DUE FOSCARI”.
Durante i fermenti politici del 1840, Verdi si manifestò fervente patriota.
Condividendo l’aspirazione di indipendenza degli Italiani e l’avversione contro l’oppressore austriaco, ebbe fede nell’Italia libera e le sue opere sono piene di richiami a questi sentimenti.
Come argomento di esse, egli dette la preferenza a significativi avvenimenti storici: così, “LA BATTAGLIA DI LEGNANO” (evocante la lotta contro il BARBAROSSA) , “GIOVANNA D’ARCO”, “ALZIRA” (episodio della rivolta degli Incas contro gli Spagnoli), “I MASNADIERI” (dal dramma di SCHILLER), “IL CORSARO” (dal poema di BYRON”) e DIVERSI CORI DI QUELLE OPERE divennero, per gli Italiani, INNI PATRIOTTICI DELLA LIBERTA’.
Questi successi gli permisero di acquistare la villa e il podere di Sant’Agata, presso Busseto, dove spesso soggiornava in tranquillità, occupandosi dei lavori della fattoria (che lo interessavano moltissimo), di poesia e filosofia.
Si unì alla cantante GIUSEPPINA STREPPONI – che sposò solamente il 29 agosto 1859 – la quale fu per lui una moglie ideale.
Nonostante le assai floride condizioni finanziarie, Verdi non divenne mai uomo di mondo; amava la semplicità ed era felice quando poteva vivere a contatto della natura.
Dopo un soggiorno del 1848, a Parigi, scriveva:
« E’ un fatto che ho vissuto per un anno e mezzo a Parigi dove si dice che ogni cosa acquisti una certa raffinatezza. Ma confesso di esservi divenuto più orso che mai. Ho scritto delle opere, ho vagato da un posto all’altro per sei anni, ma non ho mai scambiato una parola con un giornalista col proposito di coltivare il successo; non ho mai chiesto favori ad amici o fatto la corte ai ricchi. Mai, mai, in vita mia! E sempre disprezzerò tale sorta di cose. Scrivo le mie opere meglio che posso, e poi lascio andare le cose come vogliono, senza cercare di influenzare la pubblica opinione ».
Negli anni 1851-1853, compose “RIGOLETTO”, “IL TROVATORE”, “LA TRAVIATA”.
Sebbene “IL TROVATORE” fosse ancora un’opera essenzialmente vocale (nel vecchio stile), queste tre opere si possono considerare d’avanguardia, come drammi psicologici nei quali sono fortemente caratterizzate le opposte tendenze dei personaggi.
Quanto “RIGOLETTO” e “LA TRAVIATA” fossero diverse dalle altre opere di quel tempo, si può arguire dalle reazioni sui giornali dell’epoca.
Di “RIGOLETTO” un critico scrisse:
« Un’opera come questa non può essere giudicata in una sola sera. Ieri, infatti, noi fummo sopraffatti da tutte le novità che contiene: novità o, meglio, originalità del soggetto, novità della musica, dello stile, della stessa forma nelle diverse parti. ».
“LA TRAVIATA”, così profusa di melodia, raccolse insistentemente l’appunto di essere “priva di arie”.
E gli abituali cantanti verdiani (uomini e donne) sollevarono obiezioni sulla difficoltà della musica (l’opera cadde, a causa della mediocrità dei cantanti e per incomprensione del pubblico, alla prima rappresentazione, al Teatro “LA FENICE” di Venezia, il 6 marzo 1853).
Ma, in materia artistica, Verdi era irremovibile: « Non mi lascerò mai imporre dai cantanti, nemmeno dalla Malibran, se resuscitasse. », ebbe a dire.
Nel 1859, la sua terra natale entrò a far parte del Regno d’Italia.
Verdi era divenuto una specie di eroe popolare; il suo nome stesso era stato innalzato come simbolo di libertà, aveva significato , per i patrioti: “Viva Vittorio Emanuele Re d’Italia”.
Fu fatto cittadino onorario di molte città e membro del Parlamento.
Seguì un periodo di calma, nel quale il Maestro fu sempre più assorbito dalle cure delle sue terre di Sant’Agata, mentre le opere si seguivano ad intervalli sempre più lunghi.
Nel 1857, finì “SIMON BOCCANEGRA”; a due anni di distanza, “UN BALLO IN MASCHERA”; a tre, “LA FORZA DEL DESTINO”; a cinque, “DON CARLO”.
Verdi considerava ormai finita la sua carriera di compositore ma, quando, nel 1869, gli venne proposto di scrivere un’opera per celebrare l’inaugurazione del Canale di Suez, trovatone interessante il libretto, accettò l’offerta e si mise al lavoro per la composizione di “AIDA”, che venne rappresentata al “NUOVO TEATRO” de Il Cairo il 24 dicembre 1871, con un successo colossale.
Deciso ad abbandonare l’Opera, il Maestro si dedicò, in seguito, alla “MESSA DA REQUIEM” per commemorare la morte di Manzoni.
Nel 1873, scrisse un “QUARTETTO PER ARCHI” di cui, per molto tempo, non permise la pubblicazione, né l’esecuzione, considerandolo un semplice passatempo.
Aveva, allora, oltre sessant’anni e pensava di meritare il riposo.
Trascorreva l’inverno a Genova, a Palazzo Doria, il resto dell’anno a Sant’Agata, occupandosi dei suoi cani e cavalli; quando si trovava in viaggio, scriveva dando minuziose istruzioni per la cura dei suoi animali.
A Sant’Agata, consigliava i coltivatori vicini nei lavori delle loro fattorie, e si recava regolarmente sui mercati di Parma e di Cremona a comperare il bestiame.
« Quanto a me, ho ben poco da dire, davvero quasi nulla. Non faccio niente e non sono al corrente di niente. Cammino per i campi finché sono esausto, poi mangio e vado a letto. Ecco tutto. Che vita!, direte. È vero, non vi è nulla di poetico ma, alla mia età, è un modo come un altro di passare il tempo e, forse, ce n’è di peggiori. ».
Ma la sua potenza creativa non gli lasciò pace: a settantatre anni scrisse “OTELLO” e, a ottanta, “FALSTAFF”.
Nel 1897, gli morì la moglie e la salute di ferro di Verdi cominciò ad indebolirsi.
Il cuore era fiacco e il medico gli proibì qualsiasi occupazione.
Nel Natale del 1900, si recò a Milano per trascorrervi le feste con degli amici, ma fu uno sforzo: colpito da attacco cardiaco, vi moriva il 27 gennaio 1901.
Lasciò larga parte delle sue sostanze, con i diritti delle opere, alla Casa di Riposo per i musicisti da lui fondata a Milano.
Battuto al computer da Lauretta
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GIUSEPPE VERDI: ritratto eseguito da Giovanni Boldini
http://www.frammentiarte.it/dall'Impressionismo/Boldini%20opere/17%20boldini%20-%20ritratto%20di%20giuseppe%20verdi.jpg
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