giovedì 3 luglio 2025

NICOLA ALAIMO

Nicola Alaimo nasce a Palermo il 5 ottobre 1978. E' un cantante lirico Basso-Baritono italiano. . 1997: a Trapani, all'età di soli 19 anni, Nicola Alaimo è vincitore del Concorso "Giuseppe di Stefano", cantando come Dandini ne "La Cenerentola" di Gioachino Rossini. In seguito, si perfeziona seguendo le lezioni di suo zio Simone Alaimo e di Vittoria Mazzoni. Dopodiché, entra all' "Accademia Rossiniana" di Pesaro, dove canta Raimbaud ne "Il Conte Ory" di Gioachino Rossini, diretto da Alberto Zedda. 2003: carrieristicamente, al "Ravenna Festival", si riscontrerà un'altra sua capacità interpretando il ruolo del Conte di Luna ne "Il Trovatore" di Giuseppe Verdi, Nicola Alaimo è conosciuto anche per la sua interpretazione del Faraone in "Mosè e Faraone" di Rossini sotto la direzione di Riccardo Muti a "La Scala" di Milano. 2006: al "Ravenna Festival", interpreta il ruolo principale di "Don Pasquale" sotto la direzione di Riccardo Muti, il Direttore d'Orchestra che lo porta in Tournée in Europa e Russia. Al "Festival di Salisburgo", canta come Fra Melitone ne "La forza del destino". Al "Maggio Musicale Fiorentino", canta sotto la Direzione di Zubin Mehta. Al "Festival di Salisburgo", è Dandini ne "La Cenerentola" di Rossini. Il "Rossini Opera Festival" di Pesaro lo invita regolarmente. 2019: alle "Chorégies d'Orange", è il protagonista in "Guglielmo Tell" di Rossini sotto la direzione di Gianluca Capuano. . Carriera: Nicola Alaimo si è esibito sui più grandi palcoscenici internazionali tra cui:
al Metropolitan Opera ne L'Italiana in Algeri di Rossini e La forza del destino di Verdi all'Opera di Chicago nel Don Chisciotte di Jules Massenet (Sancho Panza) alla Royal Opera House di Londra ne La traviata di Verdi (Giorgio Germont) alla Scala di Milano nel Don Pasquale di Gaetano Donizetti , Falstaff di Verdi, Il Conte Ory di Rossini e La Cenerentola di Rossini (Dandini) La Fenice di Venezia ne Il Barbiere di Siviglia di Rossini (Bartolo) al Teatro dell'Opera di Roma in Attila (Ezio) con la direzione di Riccardo Muti , in Mosè e il faraone di Rossini (Faraone) e in Le nozze inaspettate di Giovanni Paisiello (il Marchese di Tulipano) Teatro San Carlo di Napoli tifosi L'elisir d'amore di Donizetti (Dulcamara) Teatro Massimo di Palermo in Un ballo in maschera di Verdi (Renato) al Teatro Regio di Torino ne I puritani di Vincenzo Bellini (Riccardo) all'Opera di Parigi ne La forza del destino di Giuseppe Verdi (Fra Melitone) nel 2011 , La Cenerentola di Gioachino Rossini (Dandini) nel 2012 e Simon Boccanegra di Verdi nel 2018 all'Opera di Lione nel Guillaume Tell di Rossini (ruolo del titolo) all'Opera di Marsiglia nel Rigoletto di Verdi (ruolo del titolo) al Théâtre du Capitole di Tolosa ne La traviata di Verdi (Giorgio Germont) al Théâtre des Champs-Élysées , a Parigi nel Guillaume Tell di Rossini (ruolo del titolo) all'Opera di Stato di Vienna in L'elisir d'amore di Gaetano Donizetti ( Belcore) e Così fan tutte di Wolfgang Amadeus Mozart (Don Alfonso) all'Opera Nazionale Olandese di Amsterdam nel Poliuto (Severo) di Donizetti alla Monnaie di Bruxelles all'Opera Reale di Vallonia a Liegi in Luisa Miller di Verdi (Miller) all'Opera delle Fiandre in Simon Boccanegra (ruolo del titolo) al Teatro Real di Madrid nel Falstaff (Don Magnifico) di Verdi alla Bayerische Staatsoper di Monaco ne L'elisir d'amore di Donizetti (Dulcamara) all'Opera di Monte-Carlo nel Falstaff di Verdi Premi e distinzioni Concorso Giuseppe di Stefano, Trapani Premio Abbiati nel 2016 Premio Ettore Bastianini 2019 Battuto al computer da Lauretta NICOLA ALAIMO. https://commons.wikimedia.org/wiki/File:20190709_DSC_A139687_Orange,_G%C3%A9n%C3%A9rale_de_Guillaume_Tell,_de_Rossini_-_Nicola_Alaimo.png?uselang=fr . GUGLIELMO TELL, "RESTA IMMOBILE": https://youtu.be/0DS7ulrbzTY?si=utKI4QCRU6XBBrfm . IL TROVATORE, "IL BALEN DEL SUO SORRISO": https://youtu.be/TSyP1vrzacM?si=m-aw3_O50i-iqj9X . FALSTAFF, "QUAND'ERO PAGGIO": https://youtu.be/TSyP1vrzacM?si=m-aw3_O50i-iqj9X ________________________________ RIPORTO UN BELLISSIMO ARTICOLO SUL BARITONO NICOLA ALAIMO: Archivio giornale www.gliamicidellamusica.net Il baritono siciliano si racconta in questa conversazione parlandoci della sua vita a tutto tondo Alaimo l'artista, il marito, il padre Intervista di Simone Tomei Pubblicato il 15 Agosto 2017 . La mia incursione al ROF 2017, mi ha visto in compagnia del baritono Nicola Alaimo per completare un discorso iniziato alle idi di agosto proprio in previsione della mia presenza a Pesaro. Un momento di simpatico e ameno confronto riflettendo su tanti aspetti della vita professionale e privata. Il risultato è questo che condivido con voi lettori con la speranza di farvi conoscere qualcosa di più di questo grande ed affermato artista. . Chi era Nicola prima di incontrare la Musica? Nicola è nato con la Musica... con una sorella già iscritta al Conservatorio, dapprima con violino, poi pianoforte e dopo ancora con lo studio del canto, con zio Simone che già debuttava, proprio nel 1978 nel Don Pasquale donizettiano al Teatro Fraschini di Pavia, con un altro zio, Vincenzo, Artista del Coro al San Carlo di Napoli prima e al Teatro alla Scala dopo e andato in pensione proprio il mese scorso, con nonna Anna che ha iniziato i propri figli (tutti maschi a cominciare dal mio papà, Onofrio, che purtroppo non c'è più da quasi 30 anni) alla musica operistica, musicalmente preparatissima con il pianoforte e l'organo e vocalmente un bel mezzo belcantista. Ho sempre respirato l'Opera in casa, i miei genitori la amavano anche se non la professavano o la praticavano attivamente andando a teatro, spesso. Da subito sono stato orientato verso questo mondo fatato del Melodramma, anche se nella mia vita ho avuto ampiamente modo di fare tutte le cose comuni agli altri bambini: giocare con i miei cuginetti, giocare per strada con i miei amici di sempre, sporcarmi mani, piedi, scorticandomi le ginocchia a furia di cascare per terra nel terriccio, quando si giocava a palla e quando ai miei tempi, in famiglia ci si poteva permettere al massimo un bellissimo Super Santos. . Quando l’hai incontrata? Andavo spessissimo dai nonni paterni e non appena mettevi piede in casa, ascoltavi nonna al pianoforte che suonava brani dal Faust, la Traviata, il Trovatore o semplicemente musicassette con i più grandi artisti del passato e del presente. I cantanti preferiti di nonno Nicola? Maria Callas e soprattutto Pippo di Stefano... come dargli torto? Non un amore a prima vista, ma… È un amore che è sbocciato naturalmente, perché naturalmente ci sono entrato e mi ha conquistato. . Ed il tuo primo approccio con il canto? Sembrerà strano ma nel 1988 Massimo Ranieri vinse il Festival di Sanremo. Papà era morto da poco e il dolore che pervadeva casa Alaimo era troppo fresco anche solo per pensare di vedere la TV... io e Anna Rita (mia sorella) convincemmo mamma a distrarci un po', guardando il Festival... quella canzone, "Perdere l'amore" sembrava scritta apposta per farci sprofondare ancor di più nel baratro di una tristezza che non aveva fine, eppure ci conquistò: ci conquistò la canzone nella sua bellezza e ci conquistò l'interpretazione intensa che ne dava Massimo Ranieri, un artista meraviglioso che tuttora la famiglia Alaimo ammira e segue; qualche giorno dopo conoscevo quella canzone a memoria e fu allora, a 9 anni, che ci si accorse in casa della mia presenza vocale. La mia voce era già per sua natura "impostata", con timbro, vibrazione, estensione e, me lo si lasci passare, persino pathos. Naturalmente era una voce bianca, acerba ma già ben proiettata e fu lì che mamma decise di non mollare e mandarmi avanti con gli studi musicali. . . Parlaci dei tuoi insegnanti Non basterebbe una enciclopedia intera: i miei zii, Simone Alaimo e Vittoria Mazzoni sono stati fondamentali per me, per il mio organo vocale, per la scelta del repertorio, per indirizzare il sottoscritto sulla giusta via prima di accettare ruoli rischiosi per la salute vocale e per tutto questo non ci saranno mai parole per ringraziarli adeguatamente. Sì, è vero, la mia è stata da sempre una predisposizione naturale al canto, ma senza il dovuto perfezionamento, senza capire la meccanica della gola, delle corde, di quella che noi chiamiamo in gergo "tecnica vocale", non si può pretendere di durare almeno 40 anni con la propria vocalità senza mai scalfirla di un millimetro, così come è avvenuto a zio, grazie a Maestri come Rodolfo Celletti, Ettore Campogalliani, Gina Cigna e le masterclasses indimenticabili con Giulietta Simionato e Maria Callas. La signora Giulietta Simionato, dopo il Primo "Concorso Callas", vinto da Simone Alaimo, insieme a Cecilia Gasdia, Nazareno Antinori, Annamaria Fichera e Carlo Desideri, disse a zio: "Giovanotto, va bene la simpatia e la naturale propensione del carattere di ognuno di noi, ma adesso è giunto il momento di darsi un po' di arie". Di Maria Callas, lo zio mi diceva che nei suoi anni di Accademia al Teatro alla Scala, lei venne per pochi giorni a fare un master, parlò molto e catturò immediatamente l'attenzione di tutti i presenti, che ascoltavano in devoto silenzio, l'ultima, forse, vera diva del melodramma. Poco dopo, morì. . Quindi cosa vuol dire essere nipote di… Vuol dire essere chiamato "Simone" da ormai 20 anni a questa parte... nelle interviste, dai colleghi, dai direttori, da tutti... tutti!. Una specie di incubo, sicuramente piacevole, ma un incubo. Scherzando dico sempre a zio: "Beh, se un giorno qualcuno ti chiamerà 'Nicola' vorrà dire che forse qualcosa di buono avrò seminato”. Ci scherziamo e soprattutto ci ridiamo sopra ormai da sempre. Sono contentissimo di potermi definire il suo erede diretto ed è bello pensare a questa continuità che da un po' di anni ormai, con la frequentazione dei teatri più importanti del mondo e nei ruoli principali, ha un peso assai più importante. Io amo zio Simone, è quello che ha raccolto la mia passione e che, dopo la morte di papà e insieme a mamma, l'ha forgiata e fatta diventare quello che è adesso. . Le emozioni del tuo debutto: Alle stelle. Avevo esattamente 18 anni suonati e dopo il Concorso "Di Stefano" a Trapani, mi ritrovavo per la prima volta in palcoscenico in una situazione assolutamente di prestigio, considerando le presenze, la critica, direttore, colleghi, orchestra, coro, regista... tutto un insieme di cose che mi hanno letteralmente conquistato e fatto capire che questo genere musicale non è poi così semplice da mettere su. Non basta solo avere la voce, ma bisogna saper cantare, essere attori in scena, dosare il proprio organo e diversi altri fattori. Fu un successo inaspettato ma era ancora presto. Per questo l'anno dopo entrai nel Coro del Teatro Massimo di Palermo, dove ho lavorato per 5 anni e al quale sono legato da ricordi indelebili, anche perché ormai da 25 anni ci lavora proprio mia sorella, Anna Rita, come Artista del Coro. Con lei e con altri fantastici colleghi ho condiviso tantissime e stupende esperienze. -


. Raccontaci una bella esperienza che porterai sempre dentro di te, anche se saranno sicuramente tante… la prima che ti viene dal cuore. Eravamo a Madrid, al Teatro Real, dove io debuttavo; la produzione era quel Don Pasquale con la regia di Andrea de Rosa che avevo già fatto nel 2006 al Ravenna Festival. Nel cast brillavano nomi come Dmitri Korchak, Sandra Pastrana, Mario Cassi e il maestro Riccardo Muti, che portava la "sua" Orchestra Cherubini... la pausa di una prova d'insieme, il Maestro, davanti ai colleghi, alla direzione artistica del Teatro e davanti a diversi componenti dell'Orchestra mi disse: "Io non ho mai bisogno di darti gli attacchi, noi due ci capiamo al volo, siamo come fratelli." Poche e semplici parole che per me rappresentano il complimento più bello che abbia mai ricevuto in 20 anni di carriera, perché provengono da un pilastro della Musica. . L’incontro con Riccardo Muti cosa ti ha portato? L'incontro con il maestro Muti mi ha portato tantissima consapevolezza: ogni incontro, ogni singola prova, soprattutto le sue straordinarie prove musicali, sono fonte di educazione e rispetto per ciò che è scritto sullo spartito, aggiungendo sempre il giusto significato ad ogni singola nota. È stato fondamentale, per me, ma anche per chi ha avuto la grande fortuna di lavorare con lui, capire come approcciarsi ad uno spartito, come studiarlo e come approfondirlo; ogni volta è una lezione, è come andare all'Università, dove il professore espone il suo pensiero illuminante e illuminato e noi non possiamo che imparare e imparare ancora e sempre, da questa fonte infinita di sapienza. Non dico dove e quando, ma posso dire che rivedrò il Maestro; e questo, naturalmente, mi riempie di felicità. . Come affronti lo studio di un nuovo ruolo? Il primo passo, fondamentale, è entrare in sintonia con la parte, con il personaggio, con la musica ad esso connessa. Credo sia importante, nella scelta del repertorio, farsi anche un po' guidare dal rapporto di affinità fra il cantante e la personalità di un ruolo che stai per affrontare o che stai decidendo se portare in scena o no. Il secondo passo è il tempo: il tempo è il nostro miglior amico, devi necessariamente avere tempo per studiare, leggere, approfondire, "mettere in voce" musicalmente il ruolo. Un immenso personaggio come Falstaff, per approfondirlo come si deve, è entrato in Casa Alaimo parecchi anni fa e nonostante tutto il tempo trascorso e pur avendo interpretato Falstaff al Met o alla Scala (tanto per citare due teatri importantissimi) e pur avendo io vinto il Premio Abbiati per la mia interpretazione in questo personaggio grandioso, ogni volta sento di dover togliere o aggiungere qualcosa; come dice il mio Maestro o come dicono i migliori Maestri del mondo: non si finisce mai di studiare ed è verissimo. Chi si sente perfetto ha perso in partenza. .
. Qui al ROF debutti il difficile ruolo del Duca d’Ordow nel Torvaldo e Dorliska di Gioachino Rossini… parlaci di questa esperienza pesarese. Un'ennesima esperienza esaltante, ma stavolta molto più difficile. Quello del Duca è un personaggio impressionante, senza ombra di dubbio, ma senza ombra di dubbio è anche il ruolo rossiniano più difficile che io abbia mai affrontato, paragonabile solo ad Assur, se non più difficile. Una sfida che ho accettato dopo aver letto attentamente lo spartito insieme ad Ernesto Palacio: lui ha creduto in me e insieme a Franco Mariotti non ha esitato un attimo ad affidarmi questo incarico così arduo. . "Sei una delle colonne del ROF”. Ecco, questo, insieme a quello del maestro Muti, è un altro complimento che serberò nel cuore per sempre. Per il resto, un mese di prove intense, in un'atmosfera ideale di tranquillità, di risate, di complicità fra colleghi". Qui ho incontrato un maestro, Francesco Lanzillotta, che per me è una scoperta... una bacchetta di indiscutibile valore, che farà sicuramente una meravigliosa carriera nei più importanti teatri del mondo, un gesto straordinario, un feeling fra buca e palcoscenico di rara perfezione. Poi c'è la produzione del regista Mario Martone. Cosa dire? Io adoro Mario in tutto ciò che fa: mettere in scena La cena delle beffe ideata da lui, alla Scala, è stata una delle esperienze più belle della mia carriera e anche in Torvaldo egli riesce a tratteggiare, con lavoro certosino e con la complicità della sua fantastica ed instancabile assistente, Daniela Schiavone, ogni personaggio nella propria perfetta collocazione. Doveroso è citare anche l'ottima prestazione del Coro del Teatro la Fortuna di Fano brillantemente preparato dalla sapienza del M° Mirca Rosciani. Il Duca è isterico, è malato di protagonismo, ha il potere e lo usa malissimo, tratta i suoi servi come carta straccia e infatti è odiato da tutti, ma è anche realmente innamorato di Dorliska e disperato, non riuscendo a conquistarla, usa proprio quel potere per possederla; l'intento però fallisce, anche e soprattutto per la rivolta dei suoi sudditi e della gente del luogo. Un personaggio complesso, il vero protagonista dell'opera, un misto fra Scarpia e Conte di Luna, con tanta coloratura, con molto legato, con invettive degne del più pieno romanticismo e guidato da una musica, quella di Rossini, che impressiona per bellezza e perfezione nell'armonia. Nel Torvaldo, che è un'opera del 1815, cioè quando Giuseppe Verdi aveva appena due anni, potremo trovare estratti chiari, chiarissimi, da "La Forza del Destino", "Rigoletto", "il Barbiere di Siviglia", "Cenerentola", "La Gazzetta" etc etc ; tutte opere e grandi capolavori che sono arrivati dopo la prima rappresentazione di questo, per me, capolavoro del genio pesarese.
. Ormai vivi a Pesaro da un po’ di anni… cosa vuol dire aver lasciato la tua Sicilia. Vuol dire aver lasciato soprattutto gli affetti più cari: mamma, mia sorella, mia nipote, gli amici intimi, il sole, il mare, il cibo unico e la vita sicuramente molto più economica. Pesaro non fa sconti ma si vive benissimo e tutto funziona. Quella di vivere in centro Italia è stata una scelta non facile, ma sono contento di averla fatta anche per un fatto di comodità per quanto riguarda i miei spostamenti. Sofia e Marilena – le mie due figlie - frequentano un'ottima scuola, conosciamo ormai tanta gente e siamo molto stimati in città. Pesaro non solo per il suo Festival, ma anche come città dove la qualità della vita è esaltata dalla cordialità dei suoi abitanti, dal loro buon umore e da una guida amministrativa pressoché perfetta, senza sbavature; è una città da vivere intensamente non solo in estate, ma a 360 gradi anche nelle altre stagioni perché non ci si annoia mai. . Chi è Nicola Alaimo senza lo spartito in mano? Un uomo pieno di ansie, aspettative, ambizioni, speranze... la speranza è sempre l'ultima a morire e l'esperienza mi dice che non bisogna mai mollare, anche e soprattutto quando pensi che non vi sia più niente da fare. Nella vita sono una persona semplicissima, amo stare a casa, che è la vera vacanza dopo tanto peregrinare, amo giocare con le mie meravigliose creature, coccolare mia moglie, stare comodamente seduto sul divano a guardare un bel film, leggere libri di storia o di letteratura dei grandi del passato, dare sempre un'occhiata alla Divina Commedia del sommo poeta Dante, spulciando da un librone istoriato appartenuto al mio nonno materno, Angelo, con disegni letteralmente realistici e unici di Renato Guttuso: una vera e propria reliquia per me; poi amo cimentarmi al pianoforte, anche se non ho conseguito il diploma e fermandomi al quinto anno, ho amato e adoro tuttora questo strumento che, insieme al violoncello con il suo suono caldo, baritonale, rappresenta il mio favorito. . Una domanda libera a testo libero per dirci tutto ciò che vuoi del Nicola uomo. Beh... io sono nato il 5 ottobre di 38 anni fa, sono della bilancia, un segno che può essere anche difficile da interpretare. Il mio è un carattere, tutto sommato, introverso. Sono apparentemente esuberante, ma in realtà muoio di timidezza e i complimenti diretti, per esempio, mi imbarazzano da morire; fra l'altro sono uno che non ama nemmeno farli i complimenti, ma non per invidie malcelate o altro, semplicemente perché non sono il tipo di persona che va da qualcuno e comincia ad elogiare questo o quel pregio, non saprei per quale reale motivo… forse perché, evidentemente, non amo molto le smancerie. Però mi commuovo; sì, mi commuovo spessissimo e sono di lacrime facili. Mi emoziono, quando ascolto un collega o una collega che mi sta regalando qualcosa di bello, potrei anche piangere davanti a tutti e non provare vergogna per questo: mi è successo, per esempio, a Berlino con il Simon Boccanegra interpretato da Placido Domingo. Domingo non è un baritono, non lo sarà mai e questo è evidente, ma il personaggio che ha creato, la sua statura sopra il palcoscenico e tutta la scena della morte hanno letteralmente inchiodato alle poltrone un'intera platea e quanti fazzoletti vedevo asciugare le lacrime che copiosamente scendevano per un'interpretazione degna di un Grande Leone.
. E cosa ci dici di Nicola, marito e papà? Sono semplicemente un uomo, un marito, un papà fortunato. Ho incontrato Silvia sul mio cammino, ormai dieci anni fa ed il nostro è stato il classico colpo di fulmine, anche se ho dovuto corteggiarla un bel pezzo per ricevere il primo bacio... il primo bacio, davanti ad un mare stupendo, quello della mia terra, la Sicilia.... istanti che non potrò mai dimenticare. Come papà, soffro molto la lontananza, il distacco, gli abbracci, le coccole, i baci e i giochi; sono un papà che sente il bisogno di tutto questo, perché Sofia e Marilena sono il mio ossigeno quotidiano senza il quale sarei nessuno. Per questo ringrazio la tecnologia e chi ha inventato Skype, FaceTime e altre corbellerie geniali del genere, anche se un abbraccio e un bacio dato dal vivo è ben altra cosa. . E poi per tornare alla musica… C’è lui… Frank Sinatra. Dove nasce questo tuo amore? Ah beh... un amore che viene dai nonni, dai miei genitori, dal passato insomma. Sinatra ha interpretato una cosa come circa 2200 canzoni. Era impossibile ascoltarle tutte, ma insieme al maestro Pasquale Corrado ne abbiamo scelte 18, per portare a termine un progetto che è andato in porto grazie al Presidente dell'Orchestra Sinfonica Rossini, Saul Salucci, il quale ha voluto esaudire questo mio desiderio forse un po' folle, un po' azzardato, ma ardentemente voluto. L'Orchestra Rossini è un'Orchestra formidabile, formata da fantastici professori, ormai abituati sia all'Opera che ad altro genere di musica, anche se naturalmente predilige la Classica, un'Orchestra magistrale che non esita mai a mettersi in gioco. è nato il 'Progetto Sinatra' e speriamo di portarlo avanti ancora per tanto tempo. Sinatra è perfetto per le mie corde, lui era indubbiamente un baritono, quindi tutto quello che è stato eseguito, è stato fatto in tonalità originale. Mi sono divertito come un matto e rifarei tutto domani. Proprio in merito a questa esperienza devo fare un solenne ringraziamento speciale a mia cugina Annamaria Alaimo, che mi ha aiutato con la lingua americana; lei è stata davvero preziosa, perché vivendo per parecchi anni a Brooklyn, conosce la pronuncia esattamente come l'italiano. . Recentemente hai tenuto una serie di concerti proprio con tua moglie come partner: raccontaci questa esperienza Ho conosciuto Silvia esattamente nell'agosto 2007; un amico in comune, il caro Pippo Zaccone ci ha fatti conoscere, perché si organizzavano dei concerti alla bellissima Corte Malatestiana di Fano. In luglio di quell'anno io cantavo il mio primo e soprattutto ultimo Escamillo (per ovvie ragioni fisiche e vocali, ma soprattutto perché è un ruolo che detesto) al San Carlo di Napoli e Pippo mi disse di mettermi in contatto con il soprano Silvia Tortolani, che avrebbe cantato con me in questi concerti con l'OSR. Io cosa feci? Mandai un sms alla signorina, un messaggio che recitava una cosa del genere: "Sono impegnato a Napoli, chiamami dalle... alle..." (ride) e figuriamoci la reazione sua qual è stata: "Ma questo chi si crede di essere? Figurati se lo chiamo”. Così non ci fu nessuna telefonata e in agosto, quando arrivai a Fano, Pippo mi disse che la sera non ci sarebbe stata nessuna prova e che potevamo andare a cenare… dove? In casa di Silvia... dico: "Ok. Perché no." e quindi da Fano ci facciamo strada verso Ancona, appuntamento in una stazione di servizio per poi fare strada insieme; io, Pippo e il mio agente di allora, Gioacchino Fantaci (nipote di Pietro Ballo) arriviamo per primi e aspettiamo una decina di minuti, perché si sa, le donne si fanno sempre attendere; quando improvvisamente spunta una Opel Astra Coupè nerissima, lucidissima e pulitissima e ne esce fuori una visione: mi sembrava di aver visto la Madonna. Rimasi folgorato, acchiappato alla rete, basito da tanta bellezza, da tanta eleganza, da quegli occhi belli come il sole, esterrefatto da un modo di fare e di esporsi così spontaneo ma al contempo misurato, educato, intelligente e mai volgare; ero letteralmente rapito da quella donna e la prima cosa che ho sussurrato al mio agente fu: "Costei sarà mia moglie, un giorno..." Da lì è nato, piano piano, il nostro rapporto, fondato anche sul lavoro, visto che Silvia è un ottimo soprano che ha iniziato con la Musica Pop. Grazie a lei ogni tanto sono riuscito a "sconfinare" in un repertorio un po' desueto per me, io che canto l'opera ormai da 20 anni ed è grazie a lei che questi concerti dedicati a Sinatra hanno avuto tutto questo successo. Conoscendo infatti benissimo il Mondo Pop, mi ha consigliato, mi ha anche riso in faccia, mi ha letteralmente preso in giro facendosi grasse risate, per poi indirizzarmi a dovere, come un buon maestro con il proprio allievo, verso il giusto modo di interpretare questo genere. Silvia è una moglie meravigliosa, una mamma unica e una donna straordinaria, per non parlare di ciò che riesce a creare in cucina. Non basta una semplice intervista e ci vorrebbe un libro intero per raccontare la complicità di questi primi 10 anni passati al suo fianco. Sì, sono indubbiamente un uomo fortunato o forse lo siamo entrambi.
. Tornando al tuo mondo lavorativo... che rapporto hai con la critica musicale? Direi abbastanza buono. Certo, se leggo una critica negativa nei miei riguardi, non è che faccia i salti di gioia, s'intende, però cerco di cogliere una verità, se c'è, qualcosa che evidentemente non ho fatto così bene e ne prendo atto; certo, quando il NYT espresse la propria delusione per il mio Falstaff al Met, non è stato un bel momento, ma ho capito ormai da 20 anni che non si può piacere a tutti e che noi artisti non siamo macchine. Quindi, va bene così; sempre sul Falstaff, quello del mio debutto a Pisa, su una notissima rivista Italiana che parla del nostro ambiente, fui massacrato e adesso sono uno dei Falstaff di riferimento nel mondo, ho studiato bene io o hanno visto male loro? Al presente e ai posteri l'ardua sentenza. . Hai mai avuto qualche esperienza “…”; metti tu l’aggettivo da raccontare? "Bizzarra", diciamo? . Vada per il bizzarro. Ero al Met di New York, cantavo il ruolo di Taddeo nell' Italiana in Algeri di Rossini, parliamo di qualche mese fa. Era il giorno dell'ultima recita e il giorno dopo sarei partito alla volta di Chicago per una nuova ed esaltante avventura, Sancho nel Don Quichotte di Massenet al fianco di un monumentale Ferruccio Furlanetto. Era, quindi, il giorno dell'ultima recita al Met e come spesso accade in quel magnifico teatro, vi era una matinée, Guillaume Tell e in serata la citata Italiana in Algeri. Intorno alle 18.00, quando cioè mi stavo preparando per uscire e andare in teatro per il consueto ripasso, i vocalizzi e poi trucco e parrucca, mi chiama John Fisher in persona, chiedendomi a bruciapelo e in perfetto italiano: "Nicola, dove sei?" Giuro che per un attimo mi si è gelato il sangue, perché dal tono della voce era evidente che c'era qualcosa di brutto nell'aria. Rispondo: "Sono a casa, John, sto per scendere per arrivare in Teatro" e lui: "Non ti muovere da casa." A quel punto ero letteralmente terrorizzato e John, ancora: "Durante l'intervallo fra il terzo e il quarto atto del Tell, un signore ha sparso della polvere bianca in buca e sul podio, quindi sono scattati subito i sistemi di sicurezza, il pubblico è stato evacuato e ancora la polizia sta cercando di capire di cosa si tratta, sospettiamo sia antrace, quindi ti chiedo di stare a casa, fino a quando non ci diranno che potrà andare in scena Italiana in Algeri, stasera. Intanto la recita di Tell è stata sospesa. Stai a casa, mi raccomando, mi faccio vivo io". Mi guardai allo specchio: credo di avervi visto un volto pallido che più pallido non si può, ero letteralmente terrorizzato. In un periodo come questo, ormai, ogni gesto inconsulto viene visto come un attacco, soprattutto se ti trovi a New York, dove qualche giorno prima un pazzo aveva fatto scoppiare una bomba rudimentale nel quartiere Chelsie. Insomma, la recita sarebbe dovuta cominciare alle 20.00 e prima di riattaccare, John mi disse che indubbiamente la recita sarebbe cominciata con almeno un'ora di ritardo, salvo poi richiamarmi e dirmi: "Nicola, mi dispiace, il lavoro della polizia durerà almeno tutta la notte, la recita è cancellata. A nome del teatro, chiedo scusa, ma è causa di forza maggiore, capisci bene." In quel momento non sapevo se sentirmi sollevato o spaventato. Dentro di me pensavo a mia moglie, le mie bambine e guardando fuori dalla finestra di un bellissimo appartamento al 36º piano che si affacciava sui grattacieli di NY, ho pensato a quanto possa essere sacra la vita al fianco della propria famiglia e godersi proprio quegli istanti, quegli attimi, quei momenti che ci sembrano così normali, facendoli diventare un capolavoro ogni volta. Alla fine, comunque, si scoprì che fu il gesto di un melomane, che volendo fare un tributo al suo Maestro/Amico, ha voluto "solamente" spargere le sue ceneri in Teatro: non aggiungo altro.
. E il tuo rapporto con i colleghi? Generalmente ottimo. Prediligo i colleghi che abbiano veramente voglia di lavorare e fare un vero gioco di squadra perché se è vero che l'unione fa la forza, un cast affiatato non potrà che avere quella marcia in più per il buon esito dello spettacolo. Non so se sono più odiato o stimato, ma sicuramente cerco di fare sempre al meglio il mio lavoro e quando posso dire la mia, lo faccio senza tirarmi indietro ma sempre con educazione e rispetto verso tutti. . Siccome il pranzo è quasi pronto, forse “convien qui dirci addio” non prima che tu ci abbia parlato dei futuri impegni artistici. Molti impegni, ma anche un po' di meritatissimo riposo. Dopo il ROF starò un mese in Sicilia, da mamma, con Silvia e le bimbe. Loro ripartiranno a metà settembre, perché la scuola comincia per tutti; io no. Rimarrò a Palermo, poiché comincio le prove di Adriana Lecouvreur, dove debutterò nel ruolo di Michonnet, diretto per la prima volta dal Mº Daniel Oren; poi sarà la volta del mio amato Dandini in La Cenerentola all'Opèra di Montecarlo, al fianco di una super star come Cecilia Bartoli, una recita di gala di La Traviata (Giorgio Germont) a Karlsruhe e quindi, nel frattempo, cominceranno le prove di un altro bellissimo debutto, per me: Marcello in La bohème di Puccini, al Comunale di Bologna, diretto dal grande maestro Michele Mariotti. Il 2018 mi vedrà ancora nei panni di Falstaff con la Budapest Orchestra diretta da Ivan Fischer, che andrà in tournée a Hong Kong; quindi sarà la volta di I Masnadieri ancora all'Opera di Montecarlo, diretta da Daniele Callegari, Don Pasquale, nel title-role allo Staatsoper di Vienna al fianco del grande Javier Camarena, Il Pirata (Ernesto) al Teatro alla Scala, diretto dal caro maestro Riccardo Frizza, quindi La Traviata subito dopo a Toulouse e sarò Paolo Albiani all'Opera di Parigi, nel Simon Boccanegra al fianco di nomi come Ludovic Tezier e Maria Agresta, diretto dal maestro Philipp Jordan. Aprirò invece il 2019 sempre con Falstaff all'Opera di Montecarlo, ruolo che ormai è entrato nelle mie vene e che interpreterò subito dopo al Teatro Real di Madrid; sarò nuovamente Guillaume Tell a Orange e subito dopo a Lyon diretto dal Maestro Daniele Rustioni e debutterò nel ruolo di Don Magnifico al Nederlandse Opera di Amsterdam, diretto sempre dal Maestro Rustioni. C’è spazio ancora per sorprese abbastanza eclatanti, ma al momento non si possono svelare: diciamo che per il momento va bene così e... buon pranzo a tutti. . . Il mio grazie unito a quello della Redazione al baritono Simone Alaimo... ops! Nicola, che con molta semplicità, con la voglia di narrarsi e di mettersi in gioco ci ha donato questo suo racconto di vita, schietto e sincero come sincera e genuina è la sua spontaneità nel donarsi al suo pubblico e ai suon fans... ed ora davvero Buon Pranzo a noi.